A scatenare l’ira dei sostenitori del cantante canadese, tra cui molti ragazzi in età scolare che non possono certo pagare 2mila dollari per andare a un concerto, è stato in modo particolare il costo di uno dei pacchetti ‘meet&greet’ del tour. D'altra parte, non è la prima volta che Bieber fa infuriare i propri sostenitori...
Duemila dollari per un posto in prima fila e un selfie con Justin Bieber. Il cantante canadese ne ha fatta un’altra. Facendo infuriare molti suoi fan che si sono indignati per i pacchetti legati al ‘Purpose Tour’ che partirà il prossimo 9 marzo da Seattle. Nelle stesse ore in cui la Paramount Pictures ha lanciato il primo trailer di Zoolander 2, il sequel della commedia-parodia sul mondo della moda con protagonisti Ben Stiller e Owen Wilson. Anche Bieber ha una parte: nel trailer il pubblico assiste all’omicidio del cantante canadese. Che muore, ma non prima di essersi scattato un ultimo selfie. Tutt’altro che arrabbiati i fan, i cosiddetti ‘Beliebers’ per la scelta narrativa, molto di più per quanto potrebbe costare loro condividere uno scatto con il loro idolo.
LA RABBIA DEI FAN – A scatenare l’ira dei sostenitori del cantante canadese, tra cui molti ragazzi in età scolare che non possono certo pagare 2mila dollari per andare a un concerto, è stato in modo particolare uno dei pacchetti ‘meet&greet’ del tour: nella cifra sono compresi la prima fila al concerto, una visita dietro le quinte, un selfie con Bieber, una targa celebrativa dell’evento e, ciliegina sulla torta, un gadget a scelta. Troppo anche per i fan, che sono passati così da #beliebers a #justiceforbrokeliebers con l’hashtag diventato virale su Twitter. E tra i commenti: ‘2000 dollari per un selfie’, ‘non ci meritiamo simile trattamento’, ‘ma non ti vergogni’. La popstar non è ancora intervenuta sulla polemica legata ai costi dei biglietti, anche perché in questo momento sarebbe controproducente. È infatti uscito il suo album ‘Purpose’ e in Italia le sue ammiratrici si stanno organizzando per promuovere il disco, con veri e propri raduni nelle piazze, da Milano a Napoli.
IL TOUR DELLA POPSTAR – L’omonimo tour partirà il 9 marzo a Seattle, per poi approdare in altre 53 città d’America e concludersi a New York il prossimo 18 luglio. Secondo le previsioni il nuovo album del 21enne canadese potrebbe far vendere più di mezzo milione di copie. D’altro canto si tratta dello stesso ragazzo che stava per fare saltare Instagram, la piattaforma di videophotosharing su cui vengono caricate ogni giorno circa 80 milioni di foto. Eppure nel 2012 il servizio avrebbe addirittura rischiato la sospensione proprio a causa dei continui selfie di Bieber, ognuno dei quali arriva a raccogliere anche più di un milione di like.
I PRECEDENTI, DALLA NORVEGIA ALLA SPAGNA – Non è la prima volta che Justin Bieber fa infuriare i suoi stessi sostenitori. Dopo gli arresti, un periodo turbolento e la petizione ‘Deport Justin Bieber and revoke his green card’ mai accolta dalla Casa Bianca – con la quale si chiedeva in pratica che il cantante venisse cacciato dall’America – caricata sulla piattaforma del Governo ‘We The People’, la popstar aveva dichiarato di voler cambiare registro. Eppure nelle ultime settimane è andato in scena un film già visto. È accaduto una ventina di giorni fa a Oslo, in Norvegia, dove Bieber ha interrotto il concerto poco dopo l’inizio. L’ex ragazzino acqua e sapone ha abbandonato il palco furioso con alcune fan che lo avrebbero infastidito. Ha interrotto il concerto dopo aver cantato solo una canzone, per poi scusarsi sui social. Le ultime esuberanze poco apprezzate durante uno show in Spagna. Nel corso di una esibizione, infatti, il cantante si è mostrato contrariato perché il pubblico non batteva le mani a tempo. Così si è fermato per mostrare loro come fare. “Battete le mani sulle note giuste, almeno” dice ai fan in un video diventato virale. Sempre in Spagna ha abbandonato gli studi di una radio spagnola, quando il presentatore gli ha annunciato l’arrivo di uno youtuber con milioni di fan. Si è alzato ed è andato via. Lasciando tutti senza parole. Ancora una volta.