Telejato rischia di chiudere. La storica televisione antimafia diretta da Pino Maniaci, che trasmette da Partitico fino a Palermo ed è diventata famosa in tutta Italia per l’attivismo del suo direttore più volte minacciato, col suo segnale infatti disturberebbe le trasmissioni del digitale terrestre di Malta. Le autorità dell’isola hanno fatto ricorso alla Corte europea che ha dato loro ragione e imposto alla tv siciliana, che si affaccia sulla valle dello Jato, di interrompere le trasmissioni entro la data del 2 dicembre prossimo.

Pino Maniaci sembra non potere fare granché contro la burocrazia e il rischio è che oggi debba gettare la spugna. Il giornalista, più volte minacciato e aggredito (nel dicembre 2014 qualcuno arrivò addirittura a impiccare i suoi due cani), non sembra comunque perdere il suo spirito: “Ma non mi fermeranno e dovranno arrestarmi per impedirmi di trasmettere con la mia televisione e continuare a fare quello che ho fatto sempre: denunciare il malcostume, la corruzione e la criminalità imperante da queste parti”.

Telejato è nata nel 1989 e un primo momento di difficoltà lo attraversa quando la televisione italiana vive il cosiddetto “switch off, ovvero il passaggio da un segnale analogico ad uno digitale. E’ il 4 luglio del 2012 e da quel momento non basta un’antenna e un apparato per mandare il proprio segnale nell’etere ma occorreva, in particolar modo per una piccola tv a carattere locale come Telejato, essere presente in qualche raggruppamento televisivo più grande, da un buon impatto commerciale. La creatura di Maniaci a quel punto rischiava di non avere un bouquet di riferimento, sino a quando dopo una petizione che raccoglie ben 70 mila firme e chiede di fare qualcosa per la sopravvivenza di Telejato, non porta il Ministero dello sviluppo economico ad attivarsi. Per la tv di Maniaci viene trovato posto nel gruppo di Telemed e più precisamente al canale 28. Il 2012 da possibile anno orribilis per l’emittente diventa l’anno in cui la televisione antimafia riscopre una seconda giovinezza, iniziando a trasmettere pure a Palermo.

Le inchieste del direttore Maniaci, che tiene a precisare che in tutto gli sono costate più di 300 querele, aumentano quindi il proprio bacino di riferimento ed entrano nelle case di un numero maggiore di siciliani, senza contare il forte impatto mediatico che la sua attività continua ad avere, dimostrato dai servizi che altri network nazionali gli dedicano, compresa la Cnn che un bel giorno bussa alla porta di Maniaci.

Ma il presente torna in salita per la tv di Partinico. I canali 28 e 46 devono chiudere, perché disturbano le televisioni di Malta. Mentre per il secondo pare esserci una possibilità di salvataggio attraverso un’aggregazione al gruppo Toluian, per il primo le speranze si assottigliano. Anche perché Telemed, da anni in amministrazione giudiziaria perché sospettata essere nelle disponibilità dell’imprenditore palermitano Filippo Rappa accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, per ottemperare alla sentenza della Corte europea confluirà in Tvr, altro gruppo dell’impero dei Rappa, ma il canale 28 sparirà.

A suo tempo, a stabilire una nuova vita amministrativa per Telemed fu Silvana Saguto, ex Presidente delle Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, oggi sospesa dal servizio e indagata per corruzione. Tra i primi a denunciare irregolarità nell’attività dell’ufficio della Saguto, proprio Pino Maniaci e la sua Telejato. “Mi domando se dietro a tutta questa vicenda ci sia l’ennesimo tentativo di metterci il bavaglio” dice Maniaci, che poi spiega: “Ci accusano di interferire con Malta ma il nostro segnale, più lontano che arriva, è a Palermo, attraverso i ripetitori piazzati sul Monte Bonifato vicino Alcamo, in provincia di Trapani. Mi chiedo che giro debba fare il segnale per arrivare a Malta”.

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