Unicredit ha un “deficit di capitale di 7 miliardi, pari a oltre il 20% della sua capitalizzazione di mercato”. La valutazione è degli analisti di Barclays, che hanno tagliato il giudizio sul titolo della banca e ridotto il prezzo obiettivo da 6,3 a 5 euro. Secondo Barclays, l’aggiornamento del piano strategico che prevede tra il resto il taglio di 18.200 posti di lavoro è “deludente” e lascia il gruppo “debole sul capitale”. Il rischio è “di registrare ancora rendimenti deludenti al 2018″. I titoli dell’istituto hanno chiuso la seduta a Piazza Affari in perdita del 2,08%.
“L’obiettivo di un Common equity Tier 1 (il patrimonio di qualità primaria, ndr) all’11,5% appare troppo basso anche se raggiungibile” e “lascia il gruppo in una posizione debole rispetto al settore”, con un livello del 9,4% dopo gli aggiustamenti regolamentari, mentre un livello dell’11% “sarebbe più adeguato, specialmente alla luce della significativa esposizione all’area Cee (Europa centrale e dell’Est, ndr)”, si legge nel report. “Questo gap implica un deficit di capitale di 7 miliardi di euro o di 1,2 euro ad azione”.
Quanto al merito del piano, l’intenzione dell’amministratore delegato Federico Ghizzoni e del management di vendere “piccole parti del gruppo” richiede “un certo tempo” e potrebbe dunque rendersi necessario “un business plan di gran lunga più radicale“. Sul fronte della redditività, Barclays si attende un ritorno sul capitale tangibile (rote) ancora inferiore al 9% nel 2018, a fronte di una previsione del gruppo di portare l’indice dal 5% del 2014 all’11%. “Almeno i due terzi del miglioramento dovrebbe arrivare dalla crescita delle commissioni, dove il gruppo ha avuto performance inferiori ai concorrenti”, scrivono gli analisti. Per questo “restiamo cauti sulla capacità di crescita dei ricavi e ci aspettiamo un rote dell’8,5% nel 2018”.