Un fotone dell’inquilino formato 860x600 e colori bianco e blu d’ordinanza a dominare l’home page. Dopo 16 anni il sito della Presidenza del Consiglio viene totalmente rinnovato ispirandosi a quelli degli omologhi di Francia e Germania, con qualche eccesso tipicamente renziano. C'è pure la mappa (non aggiornata) per geolocalizzare il premier. Resta indietro quel "Passodopopasso.italia.it” che è l'antesignano dei siti renziani (costato oltre 100mila euro)
Un foto dell’inquilino formato 860×600, quasi un poster. Bianco e blu d’ordinanza a dominare l’home page e la struttura a nido d’ape per i contenuti che è tipica dei blog e pensata per la visualizzazione su smartphone. Dopo 16 anni il sito della Presidenza del Consiglio cambia d’abito e ne esce vestito su misura di Matteo Renzi: volutamente giovane, molto “smart” e mai così auto-referenziato e “selfie”. Da oggi è online la nuova versione, al vecchio indirizzo www.governo.it. L’occasione per lanciarla è stata la partecipazione del premier all’’Italian Digital Day a Torino. Dal 1999, quando è nato il sito, ci sono state diverse versioni grafiche del portale istituzionale del governo. Nessuna così radicale.
Roberta Maggio, l’assistente del portavoce del premier per il coordinamento della comunicazione on line, ha spiegato così la scelta: “Nel 2015 non potevamo solo fare una scelta grafica, dovevano fare un sito che parlasse con il linguaggio del presente. Il nostro obiettivo era unire alle caratteristiche che deve avere un sito istituzionale un linguaggio più semplice sotto il profilo dei contenuti. Abbiamo semplificato l’organizzazione dei contenuti – ha spiegato alla Reggia di Venaria – puntando alla condivisione sui social network. Nelle prossime settimane verificheremo quanto abbiamo fatto, e invitiamo tutti ad inviare delle segnalazioni e dei commenti”.
La nuova versione può piacere o dispiacere. L’impatto però è sicuramente più forte. Qualcuno potrà notare una certa somiglianza con lo stile degli omologhi di Francia, Spagna, Germania e Inghilterra (vedi la gallery). E tuttavia quello italiano si distingue per le gigantografie del premier e la sua immagine che appare in ogni foto-notizia. La Merkel si è accontentata, Valls ha messo una fotina. Per il nostro, ci sono un poster e mille cartoline. Solo Obama s’è allargato di più. Il confronto con i predecessori (Berlusconi, Monti, Letta) è impari. E’ fototessara contro poster.
Non mancano, va detto, vere e proprie “chicche” come la mappa interattiva che indica gli “impegni nazionali ed internazionali del Presidente”. Sul punto specifico, una prima segnalazione ai gestori. E’ bello vedere i tanti impegni e appuntamenti del premier sul territorio. Forse però sarebbe il caso di cancellarli man mano, evitando di riproporre quelli passati da mesi. Ad esempio quello del 28 aprile scorso che segnala ancora Renzi sulla nave militare San Giusto con Ban Ki-moon e la Mogherini. Tra un po’, se non ci si mette mano, non ci sarà lo spazio per geocollocare il renzi-segnalatore.
Sui contenuti, rispetto alla versione precedente, si nota una maggiore referenzialità delle notizie alla figura del premier. Il resto sembra scivolare sullo sfondo. Quasi scompaiono le attività dei ministeri e della stessa Pdcm che pure conta 3mila dipendenti e 19 dipartimenti. Nel giorno del lancio, ad esempio, si legge: “Renzi partecipa all’Italian Digital Day”, “Renzi all’inaugurazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale Santo Spirito a Roma”, “Renzi riceve Poroshenko” e ancora “Vertice G20: Renzi in Turchia”. E la protezione Civile? E le politiche contro la droga? E i giovani e le Pari opportunità?
Come precisato dallo staff del premier il sito è appena stato lanciato e modifiche potranno avvenire strada facendo. Interessante sarà vedere in futuro come il nuovo stile governativo influenzerà gli altri siti istituzionali della Repubblica italiana e delle amministrazioni centrali dello Stato. Perché, come spiegato sempre oggi dalla Maggi, “abbiamo voluto mettere a punto non solo un sito ma un progetto pilota per gli altri siti della pubblica amministrazione”. Magari si potrebbe cominciare, allora, da quel “Passodopopasso.italia.it” che è l’antesignano dei siti renziani. Costato oltre 100mila euro sembra esser rimasto parecchi “passi” indietro. Il costo per quello nuovo non si trova. Neppure sul nuovo sito.