Strade deserte, con l’eccezione di militari e mezzi blindati. Chiusi i negozi del centro, i cinema, i teatri e molti ristoranti. Da due giorni è questa l’immagine di Bruxelles, dove l’allerta massima è stata prolungata anche a lunedì: scuole e metro resteranno chiuse. Perché sulla capitale aleggia sempre lo spettro di una minaccia simile a quella che ha colpito Parigi. Le forze dell’ordine stanno dando la caccia a una decina di terroristi oltre che a Salah Abdeslam. E intorno alle 19 e 30 sono scattate diverse operazioni di polizia in tutto il territorio della regione di Bruxelles, tra cui alla Grand Place e nel quartiere di Etterbeek e a Charleroi. Un gran numero di elicotteri ha sorvolato tre zone attorno al centro storico, nei quartieri di Laeken e Wemmel a nord e a Molenbeek. Il premier Charles Michel definisce la situazione “estremamente seria”. Il procuratore federale ha annunciato che terrà una conferenza stampa al termine delle operazioni in corso.
Circondato hotel Radisson Blu. Polizia ai media: “Non diffondete dettagli”
Nel cuore della capitale, l’hotel Radisson Blu, catena già colpita in Mali, è stato circondato dai militari che sono entrati nella hall e hanno chiesto agli ospiti dell’albergo del centro di non uscire. Ai residenti della Grand Place è stato chiesto di non avvicinarsi alle finestre e di restare in casa. Le forze dell’ordine hanno istituito un perimetro di sicurezza tra rue du Midi e la piazza, all’interno del quale c’è uno dei commissariati principali della città. Secondo la Bbc, l’operazione sarebbe scattata proprio in seguito a minacce dirette contro stazioni di polizia. I vertici delle forze dell’ordine hanno chiesto ai media di non comunicare informazioni sui luoghi dove si stanno svolgendo le operazioni, e i principali media belgi hanno comunicato che rispetteranno la richiesta. Stesso invito anche per gli utenti dei social network.
Operazioni azione anche a Dampremy
Una “importante operazione di polizia” è in corso anche a Dampremy, sobborgo occidentale di Charleroi. Lo ha constatato sul posto l’agenzia Belga, che riferisce di un “importante dispositivo di polizia, compresa la polizia federale che ha steso un grande perimetro di sicurezza attorno a rue Arthur Decoux.
Città ancora blindata, allerta prolungata a lunedì: metro e scuole chiuse
Intanto per tutta la giornata la metropolitana è stata ferma. La città, che sabato mattina si è svegliata sotto “allerta 4″ e con lo spettro di una “minaccia grave e imminente simile a quella che ha colpito Parigi”, è rimasta blindata anche oggi. A causa di un’auto sospetta la polizia ha fatto evacuare è la sede della tv privata fiamminga Vtm, a Vilvoorde a pochi chilometri dalla capitale; allarme poi rientrato dopo il controllo degli artificieri. Evacuata anche la stazione di Malines, cittadina a metà tra la stessa Bruxelles e Anversa. La tensione rimane dunque altissima. E l’allerta del weekend proseguirà anche a inizio settimana: lunedì la metro resterà chiusa e le scuole non riapriranno. Lo ha deciso il Consiglio nazionale di sicurezza in cui erano presenti il premier Charles Michel, i principali ministri, l’antiterrorismo e i servizi segreti. “Cerchiamo di tornare alla normalità il prima possibile ma per ora livello di allerta resta a 4 – ha dichiarato il premier – La minaccia resta seria e imminente”. Una nuova valutazione della minaccia terrorista verrà fatta lunedì pomeriggio. Non si sono verificate quindi le previsioni del ministro della Giustizia Koen Geens che prima del vertice si era mostrato ottimista: “Se tutto va bene i trasporti ripartiranno. Non paralizzeremo economicamente Bruxelles”. Tutti gli appuntamenti di domani nelle istituzioni europee, compreso l’Eurogruppo, sono stati confermati.
Caccia a Salah e a un gruppo di terroristi
In mattinata il suo collega degli Interni e vicepremier Jan Jambon, in un’intervista a VRT, ha spiegato: “Cerchiamo molteplici sospetti, è per questo che abbiamo messo in campo una simile concentrazione di forze. Seguiamo la situazione minuto per minuto, non ha senso nasconderlo, c’è una minaccia reale, ma facciamo di tutto per fronteggiarla”. Secondo France Info, sono almeno una decina gli uomini ricercati, pronti ad attacchi in simultanea – come a Parigi – in diversi luoghi della città e delle periferie. Tra loro probabilmente anche Salah Abdeslam, l’uomo più ricercato d’Europa: il presunto ottavo membro del commando autore delle stragi del 13 novembre. Anche se, sempre stando a quanto riporta France Info, “è sempre meno certo che sia legato alla minaccia che incombe su Bruxelles”.
Fratello di Salah: “Spero si arrenda”
La speranza del fratello Mohamed è che sia arrenda: “Come famiglia preferiamo vederlo in prigione che in un cimitero – ha affermato in un’intervista alla tv belga Rtbf Une – Non ha cercato di contattarci ma sono convinto che abbia avuto un ripensamento. E’ una persona molto intelligente, che ha fatto un passo indietro perché ha sentito qualcosa, ha sentito che non era quello che voleva. Sia lui che l’altro mio fratello Ibrahim non sono radicali sono stati manipolati“. Al momento, il 26enne belga di origine marocchina sarebbe ancora nascosto in città nella speranza di riuscire a fuggire in Siria. Giovedì scorso nella capitale belga è stato arrestato tra gli altri un uomo di 39 anni identificato ora come A. Lazez, che gli avrebbe fornito supporto logistico dopo gli attacchi.
Perquisizioni a tappeto a Molenbeek
Le forze dell’ordine continuano a controllare le auto in circolazione e ad effettuare perquisizioni a tappeto, come chiesto dallo stesso Jambon che ha parlato di “ispezioni casa per casa” nel quartiere di Molenbeek, ormai tristemente noto come una delle culle del jihadismo europeo. E’ “inaccettabile che non sappiamo chi ci sia sul territorio di Molenbeek, in molte case sono ufficialmente residenti in due ma ci abitano in dieci”, ha detto Jambon. Ieri, durante la perquisizione della casa di una terza persona accusata in relazione agli attacchi di Parigi, la polizia ha trovato armi, esplosivi e cinture.
Mondo
Bruxelles blindata, operazioni di polizia in corso in tutta la regione. Premier: “Situazione estremamente seria” (FOTO)
Prolungata l'allerta massima per il rischio terrorismo. Nella capitale continua la caccia a una decina si terroristi. Domenica sera hotel Radisson circondato e divieto di affacciarsi sulla Grand Place. Forze dell'ordine: “Non diffondete sui social informazioni”
Strade deserte, con l’eccezione di militari e mezzi blindati. Chiusi i negozi del centro, i cinema, i teatri e molti ristoranti. Da due giorni è questa l’immagine di Bruxelles, dove l’allerta massima è stata prolungata anche a lunedì: scuole e metro resteranno chiuse. Perché sulla capitale aleggia sempre lo spettro di una minaccia simile a quella che ha colpito Parigi. Le forze dell’ordine stanno dando la caccia a una decina di terroristi oltre che a Salah Abdeslam. E intorno alle 19 e 30 sono scattate diverse operazioni di polizia in tutto il territorio della regione di Bruxelles, tra cui alla Grand Place e nel quartiere di Etterbeek e a Charleroi. Un gran numero di elicotteri ha sorvolato tre zone attorno al centro storico, nei quartieri di Laeken e Wemmel a nord e a Molenbeek. Il premier Charles Michel definisce la situazione “estremamente seria”. Il procuratore federale ha annunciato che terrà una conferenza stampa al termine delle operazioni in corso.
Circondato hotel Radisson Blu. Polizia ai media: “Non diffondete dettagli”
Nel cuore della capitale, l’hotel Radisson Blu, catena già colpita in Mali, è stato circondato dai militari che sono entrati nella hall e hanno chiesto agli ospiti dell’albergo del centro di non uscire. Ai residenti della Grand Place è stato chiesto di non avvicinarsi alle finestre e di restare in casa. Le forze dell’ordine hanno istituito un perimetro di sicurezza tra rue du Midi e la piazza, all’interno del quale c’è uno dei commissariati principali della città. Secondo la Bbc, l’operazione sarebbe scattata proprio in seguito a minacce dirette contro stazioni di polizia. I vertici delle forze dell’ordine hanno chiesto ai media di non comunicare informazioni sui luoghi dove si stanno svolgendo le operazioni, e i principali media belgi hanno comunicato che rispetteranno la richiesta. Stesso invito anche per gli utenti dei social network.
Operazioni azione anche a Dampremy
Una “importante operazione di polizia” è in corso anche a Dampremy, sobborgo occidentale di Charleroi. Lo ha constatato sul posto l’agenzia Belga, che riferisce di un “importante dispositivo di polizia, compresa la polizia federale che ha steso un grande perimetro di sicurezza attorno a rue Arthur Decoux.
Città ancora blindata, allerta prolungata a lunedì: metro e scuole chiuse
Intanto per tutta la giornata la metropolitana è stata ferma. La città, che sabato mattina si è svegliata sotto “allerta 4″ e con lo spettro di una “minaccia grave e imminente simile a quella che ha colpito Parigi”, è rimasta blindata anche oggi. A causa di un’auto sospetta la polizia ha fatto evacuare è la sede della tv privata fiamminga Vtm, a Vilvoorde a pochi chilometri dalla capitale; allarme poi rientrato dopo il controllo degli artificieri. Evacuata anche la stazione di Malines, cittadina a metà tra la stessa Bruxelles e Anversa. La tensione rimane dunque altissima. E l’allerta del weekend proseguirà anche a inizio settimana: lunedì la metro resterà chiusa e le scuole non riapriranno. Lo ha deciso il Consiglio nazionale di sicurezza in cui erano presenti il premier Charles Michel, i principali ministri, l’antiterrorismo e i servizi segreti. “Cerchiamo di tornare alla normalità il prima possibile ma per ora livello di allerta resta a 4 – ha dichiarato il premier – La minaccia resta seria e imminente”. Una nuova valutazione della minaccia terrorista verrà fatta lunedì pomeriggio. Non si sono verificate quindi le previsioni del ministro della Giustizia Koen Geens che prima del vertice si era mostrato ottimista: “Se tutto va bene i trasporti ripartiranno. Non paralizzeremo economicamente Bruxelles”. Tutti gli appuntamenti di domani nelle istituzioni europee, compreso l’Eurogruppo, sono stati confermati.
Caccia a Salah e a un gruppo di terroristi
In mattinata il suo collega degli Interni e vicepremier Jan Jambon, in un’intervista a VRT, ha spiegato: “Cerchiamo molteplici sospetti, è per questo che abbiamo messo in campo una simile concentrazione di forze. Seguiamo la situazione minuto per minuto, non ha senso nasconderlo, c’è una minaccia reale, ma facciamo di tutto per fronteggiarla”. Secondo France Info, sono almeno una decina gli uomini ricercati, pronti ad attacchi in simultanea – come a Parigi – in diversi luoghi della città e delle periferie. Tra loro probabilmente anche Salah Abdeslam, l’uomo più ricercato d’Europa: il presunto ottavo membro del commando autore delle stragi del 13 novembre. Anche se, sempre stando a quanto riporta France Info, “è sempre meno certo che sia legato alla minaccia che incombe su Bruxelles”.
Fratello di Salah: “Spero si arrenda”
La speranza del fratello Mohamed è che sia arrenda: “Come famiglia preferiamo vederlo in prigione che in un cimitero – ha affermato in un’intervista alla tv belga Rtbf Une – Non ha cercato di contattarci ma sono convinto che abbia avuto un ripensamento. E’ una persona molto intelligente, che ha fatto un passo indietro perché ha sentito qualcosa, ha sentito che non era quello che voleva. Sia lui che l’altro mio fratello Ibrahim non sono radicali sono stati manipolati“. Al momento, il 26enne belga di origine marocchina sarebbe ancora nascosto in città nella speranza di riuscire a fuggire in Siria. Giovedì scorso nella capitale belga è stato arrestato tra gli altri un uomo di 39 anni identificato ora come A. Lazez, che gli avrebbe fornito supporto logistico dopo gli attacchi.
Perquisizioni a tappeto a Molenbeek
Le forze dell’ordine continuano a controllare le auto in circolazione e ad effettuare perquisizioni a tappeto, come chiesto dallo stesso Jambon che ha parlato di “ispezioni casa per casa” nel quartiere di Molenbeek, ormai tristemente noto come una delle culle del jihadismo europeo. E’ “inaccettabile che non sappiamo chi ci sia sul territorio di Molenbeek, in molte case sono ufficialmente residenti in due ma ci abitano in dieci”, ha detto Jambon. Ieri, durante la perquisizione della casa di una terza persona accusata in relazione agli attacchi di Parigi, la polizia ha trovato armi, esplosivi e cinture.
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Roma, 12 mar. (Adnkronos Salute) - "Mirikizumab ed è un anticorpo monoclonale che blocca in maniera selettiva l’interleuchina 23 (Il-23), uno dei fattori principalmente coinvolti nell'indurre e mantenere l'infiammazione cronica dell'intestino" che è "responsabile di una serie di sintomi invalidanti come la diarrea, il dolore addominale, ma anche di sequele a lungo termine come stenosi e fistole che spesso richiedono l'intervento chirurgico. Già approvato in una malattia simile, la colite ulcerosa, oggi trova approvazione" in Europa "anche per la malattia di Crohn". Così all’Adnkronos Salute Massimo Claudio Fantini, segretario generale di Ig-Ibd (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease) e professore ordinario di Gastroenterologia, università degli Studi di Cagliari, direttore della Sc di Gastroenterologia, Aou di Cagliari, commenta il via libera in Europa della terapia con cui "potremo finalmente trattare" anche i pazienti con malattia di Crohn.
L'approvazione di mirikizumab "si basa sui risultati ottenuti da un complesso programma di sviluppo" con gli studi "Vivid 1 e 2. Il primo ha esplorato l'efficacia di questo farmaco nella malattia di Crohn nel breve e nel lungo termine, inteso come un anno - illustra Fantini - Vivid 2 è un programma di estensione dello studio in cui i pazienti sono stati trattati oltre 2 anni. I risultati principali di questo programma di studio hanno dimostrato una ottima efficacia del farmaco. Lo studio è stato disegnato proprio per mimare quella che è la normale pratica clinica, la normale gestione di questi pazienti in ambulatorio. In particolare ha dimostrato come quasi il 50% dei pazienti che ottengono una risposta clinica a 12 settimane, raggiungono una remissione completa dei sintomi a un anno". In particolare "abbiamo notato" che si tratta di una "remissione senza bisogno di corticosteroidi, una delle terapie che cerchiamo di evitare proprio a causa degli importanti effetti collaterali che possono dare".
Oltre all’efficacia clinica si è ottenuta una "remissione endoscopica, cioè la guarigione delle ulcere a livello intestinale - precisa lo specialista - Sono stati presi anche in considerazione nuovi” sintomi “clinici, come l'urgenza evacuativa, estremamente invalidante”, che si riduce “già nelle prime settimane di trattamento, con il miglioramento della qualità di vita del paziente". I dati dal Vivid 2, "quindi sul trattamento oltre l'anno - aggiunge Fantini - hanno dimostrato che circa l’80-90% dei pazienti che inizialmente avevano iniziato la terapia, rimane in remissione". Questo significa che "se nel paziente questa terapia funziona, funziona per un lungo periodo di tempo, e che quindi c'è la possibilità di trattare per molto tempo questi pazienti con ottimi risultati". Tutti i pazienti affetti da queste malattie infiammatorie dell’intestino "sanno benissimo come purtroppo non ci sia una cura definitiva - conclude - La possibilità di avere a disposizione nuovi farmaci, con nuovi meccanismi di azione, rappresenta una possibilità in più per i nostri pazienti di avere la prospettiva di rimanere in remissione, con lo stesso farmaco, più a lungo".
Roma, 12 mar. (Adnkronos Salute) - Il nuovo farmaco "permette ai medici e ai pazienti di avere una nuova arma con la quale è possibile bloccare la malattia di Crohn”. I due studi che hanno portato all'approvazione di mirikizumab, il Vivid 1 e Vivid 2 “dimostrano prima di tutto che questo farmaco è efficace, che è superiore rispetto al placebo nell'induzione e poi nel mantenimento della remissione clinica e della risposta endoscopica a lungo termine, migliorando la qualità della vita dei pazienti". Lo spiega all’Adnkronos Salute Silvio Danese, direttore dell’Unità di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Irccs Ospedale San Raffaele e professore ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele commentando l’approvazione, da parte della Commissione europea, di mirikizumab, un anticorpo monoclonale che blocca selettivamente l'interleuchina 23, per il trattamento della malattia di Crohn. Questa è un patologia "infiammatoria cronica dell’intestino che colpisce tutto il tratto gastrointestinale - chiarisce - ed è fondamentale riconoscerla presto per poter iniziare i trattamenti più efficaci: prima si interviene", infatti "prima si previene la progressione di malattia".
Bisogna ricordare che "negli studi clinici registrativi il mirikizumab - sottolinea Danese - è stato utilizzato non soltanto nei pazienti naïve", quindi mai trattati, "ma anche nei pazienti che hanno fallito più linee di trattamento. Questo è un aspetto molto importante, visto che oggi abbiamo pazienti che definiamo difficili da trattare, che hanno fallito tutte le terapie". In questi casi, "farmaci come questo sono sicuramente benvenuti".
Roma, 12 mar. (Adnkronos Salute) - "Questa nuova terapia, visto l’ottimo rapporto efficacia - sicurezza, sarà un presidio in più per poter” iniziare il trattamento “con un farmaco che sappiamo a priori essere efficace e relativamente sicuro, e garantire ai pazienti, che hanno fallito altre terapie, un benessere prolungato", visti "i risultati che il farmaco ha generato e per i quali è stato approvato". Così Alessandro Armuzzi, responsabile Uo Ibd, Istituto clinico Humanitas, Rozzano e professore ordinario di Gastroenterologia, Humanitas University, all’Adnkronos Salute commenta la recente approvazione, da parte della Commissione europea, di "mirikizumab, un inibitore della subunità P19 dell'interleuchina 23, per il trattamento dei pazienti adulti con malattia di Crohn moderatamente grave, che avremo a disposizione a breve in Italia. Questa approvazione - continua il professore - è legata ai risultati del programma di studio di fase 3, il Vivid 1 e, successivamente, il Vivid 2" in cui si è dimostrato come "mirikizumab rispetto al placebo, sia in grado di dare percentuali significativamente molto più elevate, sia di remissione clinica che di remissione endoscopica, per tutto il corso dello studio e anche" nella sua estensione "fino ai 2 anni".
La malattia di Crohn "è un'infiammazione cronica dell'intestino" che interessa, "a tutto spessore, la parete intestinale - spiega Armuzzi - La patologia colpisce circa 100 mila italiani". Può interessare "qualsiasi tratto dell'intestino ma più frequentemente l'ileo terminale e il colon destro. Fa parte del gruppo delle malattie infiammatorie croniche intestinali - malattia di Crohn e colite ulcerosa - di cui ne sono affette più o meno 250 mila persone in Italia. Le cause della malattia di Crohn sono ancora parzialmente conosciute. È una malattia a patogenesi multifattoriale in cui, individui predisposti geneticamente, in senso lato, a un certo punto della loro vita - in genere giovani e giovani adulti - per fattori ambientali che ancora non sono stati ben chiariti, ma che comunque agiscono modificando la flora batterica intestinale", vanno incontro a "una risposta infiammatoria cronica recidivante che determina poi, via via, il danno intestinale e la progressiva perdita di funzione dell'intestino - conclude - se non si interviene precocemente".
Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Nelle pazienti con tumore del seno in stadio precoce, il test genomico Oncotype DX Breast Recurrence Score® eseguito prima dell'intervento chirurgico, cioè sulla biopsia diagnostica (core biopsy), permette di abbreviare i tempi di avvio della terapia adiuvante, con vantaggi importanti in termini di riduzione del disagio psicologico delle pazienti. Lo dimostrano i dati presentati alla 19esima St. Gallen International Breast Cancer Conference, in corso a Vienna (Austria), relativi a uno studio del Regno Unito che ha analizzato i vantaggi dell'anticipazione del test al setting pre-chirurgico, utilizzando Oncotype DX su campioni di core biopsy.
Lo studio controllato, multicentrico, prospettico randomizzato (PreDX) - riporta una nota - ha incluso 341 pazienti eleggibili per il test Oncotype DX provenienti da 17 centri Uk. I risultati hanno mostrato che l'utilizzo della core biopsy ha portato a una riduzione di 8 giorni del tempo dall'intervento chirurgico all'inizio del trattamento adiuvante. Oltre a questo risultato clinicamente significativo, effettuare il test prima dell'intervento chirurgico ha migliorato l'esperienza della paziente, con una riduzione dei punteggi di ansia e depressione.
"Il test genomico è in grado di identificare le pazienti con malattia in stadio iniziale per le quali, dopo l'intervento chirurgico, la chemioterapia è effettivamente utile e i casi in cui è sufficiente la terapia ormonale - spiega Giancarlo Pruneri, direttore del Dipartimento di Diagnostica avanzata della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano - Il percorso diagnostico tradizionale di una paziente con tumore della mammella è costituito da 2 momenti. Il primo è la biopsia diagnostica, che permette la classificazione della malattia e la caratterizzazione dei recettori ormonali e dello stato della proteina Her2. Il secondo è la chirurgia, che porta alla conferma della classificazione istologica eseguita sulla biopsia e fornisce informazioni relative allo stadio della malattia. Il test genomico, finora, è stato effettuato sul campione chirurgico, pertanto dopo l'intervento. Nello studio presentato a St. Gallen il test è stato anticipato sulla biopsia, quindi nel primo momento del percorso diagnostico. In questo modo è stata dimostrata una riduzione importante del 'turnaround time', cioè del tempo complessivo per l'utilizzo dei risultati di Oncotype DX. Anticipare il test migliora la performance del sistema sanitario, perché è possibile avviare la terapia adiuvante in tempi più brevi e viene ridotto il disagio psicologico della paziente, determinato anche dai tempi di attesa dei risultati dell'analisi genomica".
Anche nel nostro Paese "abbiamo promosso un'esperienza simile a quella dello studio inglese, proprio sulla biopsia nei laboratori di anatomia patologica, che sarà presto pubblicata su una rivista scientifica internazionale - sottolinea Pruneri - In Italia, a oggi, il test genomico è rimborsato solo sui campioni operatori. In Lombardia sono in corso interlocuzioni per introdurre modifiche normative, con l'obiettivo di lasciare alle Breast Unit la libertà di decidere se anticipare il test, a condizione che venga eseguito una sola volta nella paziente. I risultati dello studio presentato a St. Gallen e del lavoro italiano in pubblicazione hanno un impatto tale da consentire di anticipare l'analisi genomica anche nella pratica clinica".
Aggiunge Henry Cain, investigatore principale e Consultant Surgeon al Royal Victoria Infirmary, Newcastle upon Tyne, Uk: "I risultati mostrano che eseguire il test su core biopsy con Oncotype DX è affidabile ed evidenzia i potenziali vantaggi di questo approccio per i pazienti e per le procedure relative al tumore del seno. Soprattutto, il tempo per l'inizio della terapia adiuvante potrebbe essere ulteriormente ottimizzato riducendo gli appuntamenti clinici e impattando positivamente sull'esperienza globale del paziente". Il tasso di successo sulla core biopsy è risultato del 99,1%, confermando gli studi precedenti che mostravano come i campioni di core biopsy producono risultati di Recurrence Score altamente concordanti con quelli della chirurgia e la distribuzione del risultato di Recurrence Score rimane coerente tra i campioni di core biopsy e i campioni chirurgici analizzati per età del paziente (<50 anni versus ≥50) e coinvolgimento linfonodale. "Da paziente con tumore del seno, conoscere il risultato del test prima della chirurgia mi avrebbe dato tranquillità e fiducia - conclude Jennifer D. del Newcastle upon Tyne, Uk - Credo che effettuare il test precocemente possa avere un impatto significativo sulla vita dei pazienti, aiutando il processo decisionale e influenzando positivamente non solo i familiari più stretti, ma anche i parenti e gli amici che li amano e si prendono cura di loro".
Separatamente, un'analisi economica svedese presentata al congresso ha mostrato che ritardare l'adozione del test Oncotype DX nella pratica clinica porta a minori risparmi finanziari e influenza negativamente i risultati dei pazienti. Attraverso l'utilizzo di un modello decisionale analitico per paragonare il test Oncotype DX con altri test genomici disponibili e con l'approccio tradizionale (non-genomico), l'analisi ha dimostrato che il test Oncotype DX porta a migliori risultati per i pazienti a costi ridotti. I risultati si aggiungono a un crescente numero di prove e supportano l'integrazione del test nella pratica clinica. Questo test aiuta a prendere decisioni terapeutiche più informate, migliorando la qualità delle cure con la personalizzazione del trattamento chemioterapico, per soddisfare le necessità individuali dei pazienti, e procedendo verso un sistema sanitario più efficiente e centrato sul paziente.
Verona, 14 mar. - (Adnkronos) - "LetExpo è un evento molto importante perché sono presenti tutti gli attori della filiera logistica e per noi essere qui a questi tavoli di confronto è estremamente positivo e utile. Diventa un’occasione per poter valutare quello che stiamo facendo nei nostri porti. A Palermo, in particolare, stiamo portando avanti in questo momento una serie di progetti molto importanti nel settore della sostenibilità. Abbiamo avviato un progetto, con un partner economico privato, per creare una comunità energetica per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma stiamo andando avanti anche per l’elettrificazione delle banchine. Contiamo, da qui al prossimo anno, di avere ben cinque banchine disponibili per potere alimentare le navi elettricamente quando sono ormeggiate al porto di Palermo, dieci in tutto il network”. Lo ha sottolineato
Luca Lupi, segretario generale dell'Autorità di sistema portuale Mar di Sicilia Occidentale, al termine della conferenza dal titolo “Il mondo della green e blue economy” nel quale si è parlato dei progetti di sostenibilità all’interno dell’economia del mare. L’incontro era inserito nel programma di LetExpo, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere.
“Ringrazio il presidente di Alis, Guido Grimaldi, e il suo staff per l’invito che mi ha dato la possibilità di un confronto su argomenti su cui si gioca il futuro del mondo intero, soprattutto in questo momento di grande instabilità. In questo contesto ho esposto i passi avanti compiuti dal nostro progetto di “smart port” e gli interventi in corso, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello dell’innovazione tecnologica e digitale. Solo attraverso politiche globali e investimenti sull’innovazione potremo raggiungere la totale decarbonizzazione" conclude Lupi.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - "Da questa quattro giorni a Verona portiamo a casa un messaggio importante: siamo d'accordo sulla sostenibilità ambientale, ma il Green deal, esasperando i temi dell'iper-tassazione, è lontano dalle esigenze reali delle aziende e purtroppo non produce effetti positivi. È necessario un equilibrio tra sostenibilità economica e sostenibilità sociale per ridare competitività alle nostre aziende e all'Europa che, in questo momento, ha bisogno di una spinta economica importante anche per rivendicare un ruolo determinante nella logica dell'economia mondiale". Ad affermarlo è Marcello Di Caterina, vicepresidente e direttore generale dell’Associazione logistica intermodalità sostenibile (Alis), partecipando alla penultima giornata di LetExpo 2025, la fiera dedicata al trasporto, alla logistica sostenibile e ai servizi alle imprese, promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere.
La manifestazione, giunta alla quarta edizione, con il suo programma ricco di talk, ha dato un'occasione di confronto agli attori del settore per confrontarsi ed esprimere le esigenze di un comparto molto importante per l’economia del Paese. Si è discusso anche di dazi che per Di Caterina "non funzionano e non possono funzionare". "L'epoca del proibizionismo è assolutamente distante - ricorda - Ha prodotto danni in passato e non vedo perché non debba produrne oggi attraverso una serie di scelte sbagliate che arrivano dall'Europa, dall'America, dalla Cina”, avverte il vicepresidente di Alis.
Forte la presenza delle istituzioni a LetExpo che con la loro presenza hanno "voluto ascoltare la voce degli imprenditori - commenta Di Caterina - Questo vuol dire che la manifestazione serve soprattutto a rilanciare il confronto tra la politica e le imprese. Un confronto che deve portare sui tavoli istituzionali le istanze che arrivano dal settore e soprattutto, le soluzioni per garantire continuità a un processo di crescita che interessa tutta la logistica e tutto il mondo del trasporto a 360 gradi. Un settore - ricorda - che incide per il 10% sul Pil nazionale" conclude Di Caterina.
Verona, 14 mar. (Labitalia) - “Nell’agenda politica europea la semplificazione normativa è in alto, nonostante tutte le difficoltà geopolitiche. A Dombrovskis, commissario europeo per l’economia, ho proposto di stabilire un ponte. Di invertire un metodo perché le norme europee vanno trattate a monte e non doverle adattare dopo al nostro sistema normativo. Ho chiesto di avere un confronto prima di stabilire le norme e la proposta è stata accolta. Abbiamo stabilito un tavolo tecnico composto dai tecnici dell’ufficio legislativo italiano e da quelli europei, ci sarà un incontro a Roma. Stabiliremo, insieme alle categorie economiche, quali sono gli snodi vitali per liberare le potenzialità che ci sono dalle pastoie della burocrazia”. Queste le parole di Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, ospite della quarta edizione di LetExpo, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere.
“La semplificazione normativa è una straordinaria leva di carattere economico. Gli imprenditori sanno bene cosa la burocrazia costituisce per loro, si tratta di un vero e proprio freno a mano. Secondo le statistiche elaborate dalla Cgia di Mestre, la mala burocrazia costa 80 miliardi di euro all’anno agli imprenditori e 225 miliardi di euro all’anno alle imprese e alle famiglie. Sono numeri incredibili, noi dovremmo premiare gli imprenditori perché questi passaggi e tempi lunghi a volte li costringono a desistere dalle loro iniziative. Ci avviamo verso una sburocratizzazione importante per le imprese”, ha sottolineato Casellati.
“Il premierato è una straordinaria leva di carattere economico. Ha due capisaldi. Il primo è la stabilità del governo e il secondo l’elezione diretta che ridà ai cittadini voce e la sovranità riconosciuta dalla costituzione italiana”.
“Stabilità significa credibilità a livello internazionale, attrattività di investimenti dall’estero, fiducia dei mercati, poter programmare il futuro di cittadini e imprese. Senza stabilità non si può fare nulla di tutto questo. Il premierato attraverso la stabilità impatta direttamente coi problemi del Paese perché nessuna riforma può andare a termine se non c’è stabilità politica. Questo è un problema reale, non astratto. La mancanza di stabilità è costata ai cittadini negli ultimi anni 265 miliardi in più sugli interessi del debito pubblico”, conclude Casellati.