Oltre 4 mila persone, di ogni fede e colore della pelle, hanno reso omaggio, nella sola giornata di domenica, a Valeria Solesin, e ai suoi familiari, il fratello Dario, la mamma Luciana e il padre Alberto, che non si sono mai mossi e hanno incontrato e abbracciato chi ha scelto di salutare quella figlia lacerata dalla furia del boia, tra le braccia del suo compagno di vita.
Per l’ennesima volta dalle loro bocche, soprattutto dal loro cuore, non sono uscite quelle parole di odio e di vendetta che, almeno, in questo caso avrebbero avuto la legittimità e la giustificazione del dolore, ma solo e soltanto inviti a ripercorrere la strada e i percorsi di Valeria. Che differenza con quegli industriali della paura che non esitano a usare la morte per acchiappare qualche voto in più!
Comunque la si pensi, questa famiglia merita rispetto e ammirazione perché ha scelto di onorare Valeria rispettando, anche nei giorni del lutto, le sue scelte di vita. Il funerale si svolgerà martedì mattina in Piazza San Marco a Venezia. Una piazza che, nei secoli, ha segnato l’incontro architettonico, storico, culturale, politico, tra differenze che hanno sempre preferito la contaminazione alla soppressione delle diversità.
I genitori hanno scelto la forma del funerale civile, ma a ricordare Valeria ci sarà il patriarca cattolico ed i rappresentanti della comunità ebraica e musulmana, e la cerimonia sarà anche accompagnata dal ricordo di amiche e amici, compagne e compagni di tante avventure e di tante ore dedicate al volontariato e alla cura degli altri.
Per questo in piazza non mancheranno anche le bandiere di Emergency, che a Venezia ha messo radici profonde e che ha visto Valeria tra le volontarie più appassionate. Gente che ha scelto di “riattaccare” quei pezzi di vita che, altre bombe e altri folli, hanno distrutto in Afghanistan, Iraq, Sudan. Tra i morti di Parigi e i tanti morti senza nome di quelle terre, esistono sicuramente biografie di donne e di uomini, simili a quella di Valeria, segnate dall’impegno per la pace e per il dialogo e stroncate dai signori della guerra e del terrore.
Chi si recherà a Piazza San Marco non dimentichi di ricordare tutte le Valerie che non ci sono più e magari anche le Valerie ancora in vita che, ogni giorno, scelgono di lavorare per prevenire guerre e terrore. Il Comune di Venezia ha scelto di legare il nome di Valeria a quello di un ponte che porta a una delle sedi dell’Universita, una scelta giusta, non solo per il luogo, ma anche perché Valeria ha dedicato la sua vita ad abbattere i muri del razzismo e della esclusione sociale e a costruire i ponti dell’ascolto e dell’incontro.