Alcuni presunti terroristi sarebbero transitati dal porto di Bari negli scorsi mesi. Lo sostiene la procura del capoluogo pugliese, che ha messo al lavoro i magistrati della Direzione distrettuale antimafia guidati dal procuratore Giuseppe Volpe e dall’aggiunto Pasquale Drago. La notizia conferma come lo scalo barese sia una delle porte d’ingresso in Europa per gli jihadisti e si aggiunge al già noto imbarco e sbarco in Puglia, lo scorso agosto, di Salah Abdeslam e Ahmet Dahmani, entrambi coinvolti negli attentati di Parigi.
Le persone finite al centro dell’indagine degli investigatori, al lavoro da prima dell’attacco alla Francia, avrebbero lasciato il territorio barese e non risulterebbero essere figure collegate con quanto accaduto venerdì 13 novembre. La Dda, assieme agli agenti della Digos e al Ros dei carabinieri, ha avviato una ricerca approfondita, anche attraverso intercettazioni, su una decina di soggetti ritenuti quanto meno simpatizzanti della lotta jihadista i cui spostamenti risultano “poco chiari” e “cristallini”. Ilfattoquotidiano.it apprende da fonti investigative che gli sbarchi sono avvenuti su traghetti provenienti dalla Grecia e dai Balcani nel corso degli ultimi due anni, in particolare nei mesi di maggior afflusso di navi e passeggeri quando, giocoforza, i controlli si fanno più blandi.
Proprio come accaduto quest’estate – il primo e il 5 agosto – con Salah Abdeslam e Ahmet Dahmani: il primo, cittadino comunitario e senza alcuna segnalazione a carico, è stato tra gli esecutori materiali degli attacchi nei cafè parigini; mentre il secondo, arrestato sabato in Turchia, è ritenuto il “basista” della cellula entrata in azione due settimane fa. Già nel 2009 il porto di Bari, definito nell’ottobre dello scorso anno “possibile porta d’ingresso di aspiranti jihadisti” dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, era stato il luogo dello sbarco di Raphael Marcel Frederic Gendron e Bassam Ayachi: i due furono arrestati dalla polizia e poi liberati dopo due sentenze della Corte d’appello. Gendron è morto due anni fa in Siria durante un combattimento nelle truppe dell’Isis, Ayachi – fine ideologo della moschea di Molenbeek, sarebbe invece ancora impegnato sul campo in Siria.