E’ stato trovato senza vita lo scorso 22 novembre Alberto Veronesi, figlio del fondatore del biomedicale europeo, Mario Veronesi, ex attivista – poi espulso – della Lega Nord e titolare dell’allevamento Vignola dei Conti. Soprannominato anche “l’allevamento degli orrori”, perché lì, secondo quanto raccontava un anno fa un servizio di Striscia la Notizia, venivano soppressi “senza necessità” i cani non abbastanza perfetti da vincere un concorso di bellezza. Veronesi, 56 anni, è stato trovato morto la mattinata di domenica, all’interno dell’ex allevamento, in località Prunarolo, in provincia di Bologna, dov’era tornato per celebrare il compleanno in compagnia di amici e conoscenti. Le cause del decesso, fanno sapere gli inquirenti, sono ancora sconosciute, tuttavia non è esclusa alcuna ipotesi: secondo le prime ricostruzioni, infatti, l’ex allevatore sarebbe precipitato dal tetto, ma non è chiaro se si tratti di un suicidio o di un incidente.
A puntare il dito, però, è Enzo Raisi, ex deputato emiliano romagnolo di An – Futuro e Libertà, che in un lungo post pubblicato sul suo profilo Facebook ha accusato Striscia la Notizia della morte di Veronesi: “Lo avete ucciso per uno show di merda – scrive l’ex parlamentare – quelle teste di cavolo di Striscia la Notizia, con quell’essere immondo di Edoardo Stoppa, d’accordo con esponenti della Forestale, gli hanno teso una trappola”. Ma, sempre su Facebook, c’è anche chi cinicamente gioisce per la morte dell’ex allevatore, membro del comitato direttivo di Federfauna e presidente dell’Associazione allevatori cinotecnici italiani: “Esultate, il proprietario finalmente è morto, adesso aspettiamo che succeda lo stesso al veterinario”.
Il riferimento è alla vicenda giudiziaria iniziata a dicembre del 2014, quando Stoppa, inviato di Striscia, su segnalazione di alcuni cittadini di Vergato raccontò in un servizio le morti sospette che si verificavano all’interno dell’allevamento di Veronesi. Una realtà pluripremiata e pluridecorata che però, secondo quanto denunciato dalla trasmissione, che riuscì a riprendere in diretta l’abbattimento di un cane apparentemente in salute, applicava una sua versione della teoria darwiniana dell’evoluzione della specie. Sopprimendo, cioè, gli animali ‘imperfetti’ attraverso la somministrazione del Tanax, un farmaco veterinario utilizzato per l’eutanasia animale. E poi seppellendo le carcasse in fosse comuni scavate all’interno del perimetro della proprietà.
Quando il Corpo forestale dello Stato effettuò una perquisizione all’interno del centro trovò, oltre ad ingenti quantitativi del medicinale, anche sostanze stupefacenti, e il caso finì sul tavolo della procura di Bologna, che aprì un’inchiesta per il reato di cui all’articolo 544 bis del codice penale, relativo alla soppressione di animali “senza necessità”, e dispose il sequestro del centro, poi dato in gestione all’Ente nazionale per la protezioni animali di Bologna, incaricato di vigilare sui 117 cani chiusi nelle gabbie dell’allevamento. Nei guai finirono Veronesi, conosciuto anche per la propria attività politica con la Lega Nord – si era candidato per elezioni regionali, ma la sua storia col Carroccio si era conclusa malamente, fra accuse e polemiche – e il veterinario di Marzabotto Paolo Merella. “All’interno della struttura – spiega il generale Giuseppe Giove, comandante regionale della Forestale Emilia Romagna, che ha condotto l’operazione denominata Argo assieme alla Lombardia – abbiamo individuato diverse fosse comuni, quindi la nostra ipotesi è che la pratica andasse avanti da anni, per un totale di molte decine di cani uccisi e sepolti in un vero e proprio cimitero non autorizzato all’interno dell’allevamento”.
La salma di Veronesi è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria per gli accertamenti, ma per Raisi “l’interminabile via crucis giudiziaria” che l’ha “costretto a smantellare quell’allevamento che aveva dato un senso alla sua vita”, per lui è stato “tornare nel buio. Lo avevo visto recentemente Alberto, era distrutto, lo vedevi che era un uomo tornato nel baratro”.