Alzi la mano chi non fatica a realizzare che anche David Bowie stia invecchiando. Ad uno come lui, non potrebbe esser concesso di restare eternamente giovane, al fine di continuare a nutrire l’immaginario comune di noi “piccoli mortali”? Ziggy, Il Duca, Il Dandy, scegliete pure l’incarnazione a voi più congeniale e poi, dopo averla messa a fuoco, guardatevi il nuovo video apparso sul tubo in questi giorni.
Ascoltando il brano con attenzione, ci si chiede che cosa dobbiamo aspettarci dall’uscita imminente di Blackstar (8 gennaio). Se il disco dovesse rispettare tali parametri, parrebbe votato alla piena libertà di azione. L’armonizzazione vocale, e non, di certi passaggi riporta a sperimentazioni connesse al periodo di Outside (1995) e relative rivisitazioni di pezzi inseriti nella colonna sonora di Basquiat (1996).
Ora, volgendo l’attenzione al video, sorgono spontanee diverse domande, quali ad esempio:”Ma nella posizione in cui Bowie si trova, non sarebbe più conveniente sparire definitivamente (come peraltro sembrò fino all’uscita di The Next Day)”? Correggiamo il tiro… Per alimentare il mito non sarebbe stato più opportuno scegliere di non comparire e fare ciò che, ad esempio, da anni Mina fa a casa nostra? Ovvero pubblicare dischi senza dover necessariamente mostrarsi.
Evidentemente non è questa l’idea. In fondo come potrebbe smettere di comunicare visivamente proprio lui? Nel nuovo video è tangibile la voglia di continuare a stupire.
Seguendo logiche connesse al tempo in cui viviamo, sarebbe stato facile aspettarsi “ringiovanimenti plastici” ed invece… “eccolo lì”, pronto a sconvolgere nuovamente ma “a questo giro” senza trucco e senza inganno, mostrando fieramente i quasi 69 anni raggiunti. Non importa se paiono essere qualcuno di più. Quasi volesse ricordarci che il tempo delle maschere è finito, e che semmai volessimo cercare ancora i crismi della trasgressione, da ora in poi occorrerà orientare lo sguardo tra le pieghe della semplicità.
Si metta agli atti che quando si parla di David Bowie “non tutto è oro quello che luccica”. Anche al duca, in carriera, è toccato qualche passaggio a vuoto, sebbene poi la critica in generale non si sia mai espressa all’unanimità; c’è chi guarda – ad esempio – alla produzione degli anni 80 gridando ancora allo scandalo.
Chi invece più radicale, punta il dito sostenendo che l’ultimo grande album sia stato concepito nel 1979 in chiusura della trilogia berlinese (Lodger).
Altri invece si spingono più in là, sostenendo addirittura la negazione più completa: “Bowie è un bluff! Ha saputo veicolare soltanto l’arte altrui rendendola, sin dagli esordi, un assurdo prodotto di massa.
I parametri estetici ai quali si presta la critica musicale, oltre ad essere assai poco indicativi, sono direttamente proporzionali alla saccenza ostentata da certi recensori. Bowie fa e disfa ciò che gli pare e, ai giorni nostri, “il verbo” – piaccia oppure no – si traduce nel venticinquesimo album di studio in uscita.
Poche le notizie ufficiali a riguardo, e tutte pressoché legate alla copertina dell’album: bianca per il cd e nera per il vinile. Quelle ufficiose, invece, raccontano altro. Ad esempio che Blackstar sarebbe stato registrato presso lo studio Magic Shop di New York mediante la collaborazione di musicisti jazz locali.
Il solito dj qualunque aspetta impazientemente l’uscita dell’album e, riflettendo sulla vecchiaia di David Bowie, non se ne preoccupa, tanto a renderlo eternamente giovane sarà una sua cosa soltanto: la voce.
9 canzoni 9 … Eterne
Lato A
I Can’t Escape Myself • The Sound
Disorder • Joy Division
Harmony • Clinic
Faith • The Cure
Lato B
Last Night I Dreamt That Somebody Loved Me • The Smiths
Heaven • Talking Heads
World Leader Pretend • R.E.M
Loving the Alien • David Bowie