"È più facile dire che si chiama Dio piuttosto che dargli un altro nome, perché in fondo noi cattolici accettiamo la critica e la comicità. Nell’interpretare un dio in ciabatte e scurrile non penso d’esser stato blasfemo. Vedendo questo film invece ci si diverte e si riflette", ha raccontato il 51enne attore belga Benoit Poelvoorde a FQ Magazine
Dio esiste e, se vive a Bruxelles, sarà in stato d’allerta pure lui. Non c’è molto da star seri quando si ha di fronte un ciclone performativo che prende il nome di Benoit Poelvoorde. Il 51enne attore belga, una delle facce cinematografiche comiche più note in Francia, è in Italia per promuovere l’ultimo film che lo vede protagonista, pantofole e vestaglia, nientemeno che nel ruolo di Dio. Regista di Dio esiste e vive a Bruxelles, in originale Le tout nouveau testament (distribuito in Italia da I Wonder Pictures e dal 26 novembre in sala) è inoltre un altro signore che in fatto a bizzarrie, genialità e coraggio creativo non ha eguali. Quel Jaco Van Dormael, 58 anni, belga pure lui, esordio folgorante con Totò le heros nel 1991, poi L’ottavo giorno nel 1996, e dopo 13 anni il monumentale ma, purtroppo, fallimentare Mr. Nobody. Infine il Dio in ciabatte interpretato da Poelvoorde alle prese con la figlia, sorellina di Gesù Cristo, decisa a mettere in discussione l’autorità paterna scappando tra le strade di Bruxelles per riscrivere un “nuovo” vangelo e mostrare agli essere umani quanto sia bella la vita. Soprattutto con uno scherzetto che fa infuriare l’altissimo papà spendendo sms a migliaia di persone spiegando tra quante ore, minuti e secondi moriranno. “Due belgi in Italia? Una rarità. Non veniamo comunque da Molenbeek”, provano ad alleggerire con ironia la tensione che si vive in queste ore in Europa mentre la polizia è alla ricerca dei terroristi del 13 novembre proprio tra Belgio e Francia.
“Abbiamo cominciato a scrivere la sceneggiatura del film quando a Parigi c’erano le manifestazioni contro i matrimoni gay. L’abbiamo montato nelle ore in cui avveniva la strage a Charlie Hebdo. Allora ci siamo detti: dobbiamo tenere in vita questa utopia, il poter ridere di tutto con tutti”, spiega l’ateo dichiarato Van Dormael a FQMagazine. “Quindi non mi sono mai preoccupato. Sarò incosciente, ma non ho mai pensato che questo film fosse pericoloso per chi lo faceva solo perché in scena ci sono Dio, Gesù, il nuovo testamento, ecc… Poi certo se fossi in Iran e avessi voluto girare “Allah esiste e abita a Teheran” non l’avrei potuto fare”.
“Quello che è successo a Parigi il 13 novembre non ha niente a che fare con la religione, questi folli hanno utilizzato dio in modo deplorevole. Parliamo di una decina di pazzi”, spiega invece il cattolicissimo Poelvoorde. “Non raccontiamoci palle: non avrei mai potuto interpretare un Allah nel film, è un fatto, c’è poco da fare. È più facile dire che si chiama Dio piuttosto che dargli un altro nome, perché in fondo noi cattolici accettiamo la critica e la comicità. Nell’interpretare un dio in ciabatte e scurrile non penso d’esser stato blasfemo. Vedendo questo film invece ci si diverte e si riflette”.
Dio esiste e vive a Bruxelles è sì un ritratto inedito di colui che tutto ordina e stabilisce sul globo, per chi ci crede; ma è soprattutto un modo per ridare senso all’esistenza quotidiana, proprio quando grazie agli sms mandati dalla figlia di Dio, ogni umano scopre che morirà più o meno a breve. “Sapere che finiranno le cose che si vivono per apprezzarle, è questa la vera domanda che pone il film – continua l’attore belga. “Dio non è il deus ex machina di tutto. La protagonista è la ragazzina che potrebbe essere uscita da Alice nel paese delle meraviglie, e il nuovo testamento alternativo che scrive. La vera questione è: vivi la tua vita come se dovessi morire domani. Se ti dicono tra quanto morirai sono convinto che non continuereste a fare questa intervista!”.
Continueremo a “scopare, cenare e bere insieme”, ha dichiarato il regista Michel Hazanavicius qualche giorno fa in risposta alla violenza sanguinaria degli omicidi parigini in guerra contro il “perverso” occidente. “Conosco bene Michel non scopa da parecchio, non beve mai, non esce nemmeno. Non è un buon esempio da fare. Piuttosto questa dichiarazione potevano farla che so Richard Bohringer o Gerard Depardieu”, risponde l’irriverente Poelvoorde. “Credo sia importante tornare a Parigi per bere un caffè o cenare in un bistrot, passeggiare per strada con un’amica in minigonna, andare a un concerto”, aggiunge Van Dormael. “Noi francofoni abbiamo sempre un buon motivo per andare a bere”, lo interrompe la furia iconoclasta di Poelvoorde. “Son successe cose tragiche, ma la solidarietà diventa un ottimo motivo per tornare più spesso a bere!”. “Scherzo ovviamente, perché dobbiamo continuare a sorridere e a far ridere”, conclude l’interprete di Tre Cuori e Asterix che torna subito serio. “Nonostante tutto in Europa possiamo contare davvero sulla libertà di espressione. Ci sono invece persone, artisti, intellettuali, ma anche gente comune, che in questo momento in parecchi paesi del mondo non possono esprimersi e hanno davvero bisogno di essere ascoltati. Solo il nostro interesse verso di loro ora li mantiene in vita”.