Delia Rimoldi, animatrice di un'associazione culturale con sede in un condominio in zona Corvetto, racconta: "I carabinieri mi hanno fatto domande più sulla mia attività che sui lanci di oggetti. Affermando che, dato che 'siamo in allerta 3', ogni altro reato passa in secondo piano. E poi volevano sapere se nello stabile abitano dei musulmani"
Mentre tg e talk-show rigurgitano di mitragliette, cani-detector, nuovi crociati e poliziotti in assetto di guerra, a Milano, a 10 minuti di metropolitana dal Duomo, va avanti da mesi una storia di terrore quotidiano che inizia come “Condominio“, il capolavoro di James Ballard.
“I lanci di bottiglie sono cominciati sei mesi fa – racconta Delia – ma all’inizio avvenivano solo di notte o alle prime ore del mattino, mentre adesso colpiscono a tutte le ore, anche di giorno”.
Delia Rimoldi, regista e attrice, anima una piccola ma vivacissima associazione culturale che si chiama DiLà Spazio Teatrale, e in via Cardinal Romilli, fra Corvetto e corso Lodi, organizza corsi e spettacoli, ma giovedì 19 novembre è stata costretta a interrompere tutte le attività. “Dovevamo tutelare l’incolumità fisica degli allievi e del pubblico – racconta l’organizzatrice -, ho visto con i miei occhi una bottiglia lanciata dai piani alti che sovrastano l’ingresso dell’associazione spaccarsi a terra e mancare per un soffio un bambino di otto anni“.
Chiedo: “Quindi chi ha lanciato la bottiglia ha visto che in cortile c’era un bambino?”. “Assolutamente sì – risponde Delia – e due giorni prima è stato colpito a una spalla un adulto, un condomino. Per fortuna aveva una giacca pesante. Lanciano bottiglie di birra, succhi di frutta, piatti, vasetti della marmellata. Sono stufa di raccogliere cocci e di telefonare al 112 senza che nessuno intervenga! I condomini hanno fatto un esposto in questura ma non è accaduto nulla”.
Giovedì scorso, quando, a seguito dell’ultimo lancio, deve mandare a casa cinque ragazzi che si erano presentati a un corso di recitazione, Delia prende il suo sacco di cocci di vetro e si presenta a sporgere denuncia alla caserma dei carabinieri. La scena successiva è degna del miglior Beckett e offre un quadro realistico di che cos’è il vero volto dell’Italia “allerta 3“.
“Quando ho spiegato che ho un laboratorio di teatro – racconta Delia – il maresciallo mi ha fatto un sacco di domande più sulla mia attività che sui lanci di bottiglie. Poi mi ha spiegato che, dato che ‘siamo in allerta 3’, le forze dell’ordine sono pronti ad attacchi terroristici, e ogni altro reato passa in secondo piano rispetto a questa priorità. Mi ha detto che, certo, si rendeva conto della gravità di quello che sta accadendo nel nostro quartiere, ma che, se io non so chi è che tira le bottiglie, loro non possono né uscire né fare delle indagini. Il maresciallo ha quindi suggerito a me e ai condomini di identificare il lanciatore (o forse la lanciatrice) di bottiglie e di fare denuncia. Poi il magistrato deciderà se è il caso che loro, i carabinieri, intervengano oppure no. Infine mi hanno chiesto se nello stabile vivono dei musulmani“.
In un paese normale, un condominio con un problema del genere verrebbe passato a setaccio prima di trovarsi col morto nel cortile, ma dato che “siamo in allerta 3” , cioè in attesa del Megattentato che darà ad Alfano l’occasione di tranquillizzare il Paese, nessuno alza un dito. L’ipotesi poi che musulmani particolarmente fondamentalisti lancino sui condomini le bottiglie di birra che non possono bere ha un suo fascino, specie pensando a un condominio dove il portiere è egiziano, si chiama Mustafà e, da mesi, sposta i sacchi di spazzatura schivando bottiglie…Tu chiamala se vuoi “Guerra di civiltà“…