“Fuori Ignazio Marino, dentro i Tredicine“, è la voce che si rincorre nelle stradine del centro come sui social network. Perché a leggere la graduatoria pubblicata venerdì, dopo il tentativo di riorganizzazione improntato alla trasparenza fatto dall’amministrazione del sindaco decaduto, nel tradizionale mercatino di Natale di piazza Navona tutto torna all’antico. La famiglia Tredicine, cui appartiene l’ex consigliere di Forza Italia Giordano finito agli arresti nell’inchiesta Mafia Capitale, e molte altre famiglie con questa imparentate riconquistano la metà dei posteggi per il Natale: 24 su 55. Dopo che il sindaco “marziano” era riuscito a cacciare dal centro storico le bancarelle degli ambulanti.
A fine settembre 2015 l’amministrazione del I Municipio guidata da Sabina Alfonsi aveva emanato un regolamento concepito per elevare lo standard qualitativo dei dolciumi, sulla base delle modalità utilizzate per la produzione le confezione e la vendita, caratteristiche che in sede di assegnazione dei posti avrebbero dovuto essere considerate insieme al criterio dell’anzianità di licenza. Invece fin da subito si capisce che il modus operandi in sede di selezione sarebbe rimasto lo stesso. Così interviene il Campidoglio e l’assessorato al Commercio del Comune emana un minuzioso regolamento concepito per regolare soprattutto l’assegnazione dei posteggi per i dolci, che fissa nuovi punteggi da attribuire sulla base delle risorse usate per la preparazione e la vendita dei prodotti.
Invece la commissione incaricata di vagliare le candidature e stilare la graduatoria, decide di non tenere conto del disciplinare, giudicandolo di difficile interpretazione. E assegna i posti in base al criterio dell’anzianità di licenza. 133 le domande complessive presentate per un totale di 55 banchi. Al primo posto della graduatoria relativa alle bancarelle dei dolciumi svetta Alfiero Tredicine. Il suo punteggio è 20: 10 punti per l’anzianità, altri 10 per la presenza su piazza, e soprattutto zero per la qualità. Così la famiglia del consigliere Giordano, in compagnia degli Auduocchio, degli Zappalà, dei Manocchio e dei Cirulli, si riprende il mercatino che controllano da sempre.
L’intera, complicata vicenda è il simbolo della parabola di Ignazio Marino alla guida dell’amministrazione capitolina e di come in Campidoglio viene gestita la cosa pubblica. Perché i tentativi per annullare gli effetti delle politiche del sindaco in materia erano già cominciati quando il “marziano” era ancora in sella. A fine 2014 il I Municipio aveva provato a ridurre il numero dei posteggi sulle aree pubbliche, dopo che la Soprintendenza dei Beni Culturali aveva fissato un massimo di 72 posti contro i 115 precedenti, e fissato prescrizioni precise per il tipo di merce, le dimensioni dei banchi e la distanza dai marciapiedi. Il Municipio aveva anche avviato gare a evidenza pubblica per l’assegnazione dei posteggi.
Invece il 18 novembre in sala consiliare approdava una mozione bipartisan per annullare le decisioni del sindaco. L’obiettivo dei 10 consiglieri firmatati – di centrodestra e di centrosinistra – Davide Bordoni, Roberto Cantiani, Mirko Coratti, Valentina Grippo, Franco Marino, Maurizio Policastro, Marco Pomarici, Giovanni Quarzo, Daniela Tiburzi, Giordano Tredicine – era quello di modificare la gara del municipio I per riportare il numero dei banchi da 72 a 115 come l’anno precedente. L’operazione non era riuscita per un soffio, bloccata dai voti di 11 consiglieri, molti del Partito Democratico (Valeria Baglio, Erica battaglia, Athos De Luca, Pierpaolo Pedetti, Ilaria Piccolo), altri del Movimento 5 Stelle (Enrico Stefano Marcello De Vito, Daniele Frongia) e dai civici Riccardo Magi, Rita Paris e Luca Giansanti.
Risultato: Marino vinceva la battaglia, ma i bancarellieri ritiravano le loro licenze e poi non si presentavano al mercatino. Piazza Navona restava in gran parte vuota, riempita soltanto dal finto funerale inscenato dagli ambulanti per contestare il sindaco e il suo regolamento. Ora hanno vinto la guerra: si ritorna all’assegnazione dei posti basata sui criteri dell’anzianità e Tredicine & Co si riprendono la metà dei banchi.