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Ten Talking Points, l’Inter ha vinto il campionato. Ma se dovesse spuntarla il Napoli…

Andrea Scanzi racconta la Serie A nella sua rubrica del lunedì: passare da Real-Madrid-Barcellona (ma pure Manchester City-Liverpool) a Juventus-Milan è stato come togliere dal giradischi Sticky Fingers degli Stones e stordirsi coi remix di Dj Molella. Potrei dire che è stata una sfida da quarto posto, ma ciò lascerebbe intendere che il Milan arriverà quinto. Col cavolo: sesto-ottavo posto (se va bene)

di Andrea Scanzi

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica calcistica conscia del fatto che il calcio sia stato inventato per non farci parlare di cose più serie (ma se nella vita parlate solo di calcio è un problema vostro e non del calcio). Altre considerazioni.

1. L’Inter ha vinto lo scudetto. E c’era chi lo aveva capito sin dal gol di Jovetic al 119’ con l’Atalanta alla prima giornata. Pochi, ma qualcuno c’era. Per esempio: io.

2. Il Napoli continua a dare lezioni di calcio ed è una gioia smisurata vederlo. Che Gue Sarri è il nostro faro, la nostra guida, il nostro Commodoro. L’unico argine alla fiera deriva antiestetica praticata da Mancini. Tra i molti meriti del nostro Commodoro marxista c’è anche quello di avere recuperato appieno Hamsik, che con Benitez sembrava Orfini. Sia Lode a Che Gue Sarri.

3. A proposito di Benitez. Ha fallito con l’Inter, non lo rimpiangono a Napoli, è stato ridicolizzato a Madrid: oh, ma dovevi rompere i cabasisi proprio a noi, in quella finale in cui sapemmo raggiungere il grado massimo di masochismo e ridicolo? Mah.

4. Della Roma, sabato, mi ha colpito molto Destro. E il mio non è un refuso. A Garcia, che frigna sempre di più, qualcuno dovrebbe ricordare che il campo faceva schifo anche per il Bologna del buon Donadoni. La Roma continua a perdere troppi punti e nel frattempo questa Inter “è un carro armato a vele spiegate” (cit. Altobelli). Ha colpito l’esultanza misurata e per nulla esagerata di Destro dopo il gol, paragonabile forse a quella con cui Salvini saluterebbe un allegro bombardamento a grappolo su tutti i campi Rom del mondo.

5. Passare da Real-Madrid-Barcellona (ma pure Manchester City-Liverpool) a Juventus-Milan è stato come togliere dal giradischi Sticky Fingers degli Stones e stordirsi coi remix di Dj Molella. Potrei dire che è stata una sfida da quarto posto, ma ciò lascerebbe intendere che il Milan arriverà quinto. Col cavolo: sesto-ottavo posto (se va bene). La Juve, lentissima, sembrava giocare su un campo acquitrinoso (ma non lo era). Il Milan si è fermato a un assist al nulla di Cerci – con la porta spalancata – e un fallo discretamente inventato da Mazzoleni a Niang in un’azione culminata con rigore e rosso (Bonucci su Bonaventura). Un po’ poco. Il gol nasce da un’intuizione estemporanea Pogba-Alex Sandro-Dybala, che hanno sfruttato il solito Abate nel paese delle meraviglie. La notizia, in ogni caso, è che Alex Sandro esiste. Come ha riassunto il mio amico Luca Di Giuseppe: “Ascoli batte Virtus Lanciano 1-0”. Anche se il paragone col Milan del Camerata Miha è un po’ troppo umiliante per la Virtus Lanciano.

6. Della reazione del Milan dopo il gol, la cosa che mi è piaciuta di più è stata la nuova tinta di Honda.

7. “Khame Adverte!”. E’ l’esclamazione tipica dell’albo bonelliano Dragonero. C’è un contagio? “Khame Adverte!”. I Ghoul predano le terre dell’Erondàr seminando morte? “Khame Adverte!”. Io vedo giocare Montolivo in cabina di regia del Milan? “Khame Adverte!”. Funziona così.

8. Paulo Sousa è bravo, ma col turnover fa troppo lo splendido. Rebic non è Bernardeschi e Kalinic in panchina proprio no. Il primo gol era in fuorigioco, ma c’era un rigore per l’Empoli. Pareggio giusto. Saponara (do you knowGalliani?) continua a dare lezioni di calcio. La Fiorentina della ripresa è da primi tre posti, ma non può reggere la media dell’Inter.

9. Dopo la partita ho mandato un sms al mio amico Nardella chiedendogli perché Paulo Sousa non avesse messo prima Kalinic. Mi ha risposto dopo un po’: “Scanzi, ma i cazzi tuoi mai?”. In effetti un po’ ha ragione.

10. Considerazioni finali a margine. Montella ha dato la scossa: all’Udinese. Soddimo aveva provato il gol alla Van Basten, ma ormai Handanovic è tipo Zamora. Ventura bravo, Iniesta enorme. Berardi si è esibito in una sontuosa prestazione di ballbusting, anche se Ansaldi non è parso granché divertito dell’inattesa variante sadomaso. Ballardini è allenatore serio e a Palermo non si sta vergognando di lanciare giovanotti dal bell’avvenire (Goldaniga). Bravo. Peccato solo che abbia sempre questa allegria tipica dei tralicci dell’alta tensione (anche questa è di Di Giuseppe, come del resto tutte le parti migliori della rubrica. Io copio sempre i più bravi: lui nel calcio, Venegoni nella musica. E Belpietro nella politica). Infine: Mandorlini ha provato ad arginare la bellezza inesausta del collettivo di Che Gue Sarri con una linea Maginot d’altri tempi. Per dirla con un mio amico barman napoletano: “Mandorli’, miett pur’a’mammt in difesa”. Non è bastato, perché ogni tanto – persino nel calcio – vi è giustizia.

P.S. Ho già detto che, se il Milan arriva tra le prime quattro, voto Renzi. So di non rischiare nulla. Così rilancio: se il Napoli vince lo scudetto, vado in tivù dalla D’Urso. (Pensa quanto ti voglio bene, Che Gue Sarri).

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