Call of Duty: Black Ops III pesca a piene mani da un copioso numero di fonti d’ispirazione: film, fumetti, altri videogiochi. L’elenco è davvero lunghissimo e non è difficile intravederci rimandi e citazioni, spesso involontarie e quasi certamente involute, a diversi prodotti culturali che negli ultimi anni hanno offerto la loro visione sull’immediato futuro e sul rapporto che lega gli esseri umani alle macchine che essi stessi producono. Inevitabile guardare a Titanfall e Destiny, produzioni che a modo loro hanno cambiato i parametri di giudizio degli sparatutto in soggettiva; difficile non vederci un recupero, quasi coatto, di quanto di buono visto in Advanced Warfare, precedente iterazione della saga che ha goduto della collaborazione artistica di Kevin Spacey; fin troppo facile accostare trama e dettagli dell’art design a film come RoboCop, Humandroid, Inception e a fumetti come i Sin City di Frank Miller.
Un minestrone, verrebbe da dire, uno incontro e scontro di opere eterogenee che sulla carta rischia di creare un titolo privo d’anima, nel migliore dei casi, o un mero collage che non propone niente di realmente nuovo, nella peggiore delle ipotesi. Treyarch, software house incaricata da Activision per lo sviluppo del gioco, ha invece spiazzato tutti, amalgamando nel migliore dei modi tutti gli ingredienti, pur sacrificando un pizzico di attenzione per i dettagli con una quantità spropositata di contenuti.
La campagna, affrontabile anche in compagnia di tre amici, è ambientata in un futuro prossimo in cui i soldati montano protesi robotiche che ne potenziano forza e velocità, oltre a renderli dei veri e propri super-computer mobili. La presenza di innesti cibernetici nel cervello è l’espediente narrativo attorno a cui ruota la storia del gioco. In un mondo al collasso, sconvolto da cataclismi climatici e guerre implacabili, la CIA sfrutta il suo corpo speciale per sedare rivolte e mantenere l’equilibrio geo-politico mondiale. La situazione precipita quando si scopre una falla nel sistema e il protagonista inizierà a dubitare persino di ciò che vede e percepisce con il suo corpo, altamente meccanizzato e per questo facilmente manipolabile. Nonostante una scrittura a volte troppo confusionaria, un finale carico di pathos conclude un’avventura esplosiva e adrenalinica.
Il merito di un’azione così frenetica va naturalmente ricercato nei tanti upgrade di cui gode l’avatar sia nella campagna che nel multiplayer. Tra corse lungo i muri e scivolate di diversi metri, una perfetta conoscenza delle proprie possibilità strategiche, unitamente all’equipaggiamento più consono per fronteggiare la missione di turno, garantisce una palpabile superiorità sugli avversari.
Il multiplayer, oltre a fregiarsi di mappe ben studiate e di un lunghissimo elenco di armi e gadget con cui personalizzare il proprio stile di combattimento, presenta un inedito elenco di soldati da impersonare. Distinti dall’aspetto estetico, si differenziano anche per abilità specifiche attivabili dopo aver atteso il tempo di ricarica. Si va da devastanti attacchi corpo a corpo a lancia-granate, passando per fucili che sparano raggi elettrici. Ci sono alcune tecniche evidentemente più efficaci di altre, sbavatura che causa qualche evidente problema di bilanciamento, ma nulla che non si possa risolvere con qualche patch. Del resto, tra esplosioni a catena, accerchiamenti e fumogeni che costringono a rovinose ritirate, c’è davvero poco tempo per accorgersi delle piccole disattenzioni del team di sviluppo.
A uno dei migliori multiplayer competitivi dell’intera serie, va poi aggiunta la modalità Zombie in cui quattro giocatori collaborano per sopravvivere a infinite orde di non-morti, in un ambientazione dallo stile e atmosfera Anni ‘50: poco più che un passatempo, efficace e assuefacente al punto giusto.
In definitiva Black Ops III soffre di tante piccole imperfezioni, dalla trama poco comprensibile in alcuni tratti a un multiplayer non bilanciato alla perfezione, ma che grazie al solito tasso di azione a volontà e al quantitativo spropositato di contenuti si dimostra un pregevole FPS. Dopo lo scivolone di Ghosts e il controverso Advanced Warfare, certamente un ottimo ritorno ai fasti d’un tempo per Call of Duty.
A cura di Lorenzo Fazio