Neymar, Messi e Suarez si muovono come con una consolle. I giallorossi già fuori partita dopo un quarto d'ora. E così emergono i difetti della retroguardia: 16 gol subiti in 5 partite. Eppure non è ancora finita: è sufficiente battere il Bate Borisov per qualificarsi
L’incontro tra una difesa ballerina e l’attacco più forte del mondo partorisce una goleada. Il 6-1 del Camp Nou è sinistramente simile alla débacle dello scorso anno contro il Bayern Monaco. Il Barcellona è di un altro pianeta, ha un attacco stellare che aggiorna il conteggio annuale a 121 reti tra Messi, Neymar e Suarez. Fantascienza. Che non sposta di un millimetro però tutti i peccati della Roma, arrivata in Spagna con qualche squillo di tromba di troppo come accaduto lo scorso anno prima del match interno contro la squadra di Guardiola. Alla montagna di parole e speranze è seguita una prestazione imbarazzante che certifica i problemi difensivi ai quali Garcia non sa far fronte. I giallorossi sono la difesa più bucata della Champions League: le sei sberle fanno lievitare il conto a 16 reti incassate in cinque partite. Una situazione preoccupante ma gli ottavi sono ancora a portata di mano: basterà battere il Bate Borisov all’Olimpico per essere certi di passare il turno. Ma la Roma potrebbe anche chiudere quarta e ritrovarsi fuori da tutto.
Pur agguantando il secondo posto la prossima settimana, resta da capire quante tossine resteranno in circolo dopo l’abbondante manita rifilata dalla stratosferica banda dell’ex Luis Enrique. È questo il rischio più grosso del post Camp Nou, perché la scorsa stagione è lì a dimostrare quanto quel gruppo – non troppo dissimile da questo – pagò il 7-1 contro il Bayern. Ieri come ora, la Roma ha perso la partita nel giro di quarto d’ora. Il Barcellona, pur privo di Andrés Iniesta, parte soffocando nella culla i sogni degli avversari. Dopo aver fallito quattro occasioni, Suarez apre le danze seguito poco dopo un’azione Neymar-Messi-Neymar-Messi- Suarez-Messi che sembra giocata davanti a una consolle e conclusa con un tocco morbido dall’argentino. Destro, sinistro e la Roma vacilla, andando k.o. prima dell’intervallo colpita dal gancio (una volée spettacolare) ancora di Suarez, 16 gol in 16 partite da agosto a oggi. Nel mezzo non c’è un sussulto, un accenno di reazione.
La difesa, spesso troppo alta, si espone ai tagli imprendibili dei tre funamboli e il centrocampo non riesce a imbastire un’azione che sia una. Non va meglio nella seconda metà di gara. Dopo dieci minuti nei quali la Roma sembra poter abbozzare uno scatto d’orgoglio, arriva invece la seconda ondata che trasforma la serata nera in un’imbarcata. In tre minuti Messi confeziona un assist per Piqué e poi sigla il pokerissimo.
L’ultimo graffio è di Adriano, pronto a ribattere in rete un rigore battuto con supponenza da Neymar, autore però di un aggancio irreale sul secondo gol della Pulce, che si ripresenta dopo l’infortunio con due regali vittorie dei suoi. Sabato infatti il Barcellona ha triturato il Real Madrid nel Clasico. È uno degli aspetti psicologici che possono rinfrancare la Roma. Se i Galacticos hanno pesantemente subito al Bernabeu, allora il 6-1 rifinito da Dzeko all’ultimo secondo assume proporzioni meno inquietanti. A patto di non sottovalutare i segnali: con quell’atteggiamento e quella difesa, almeno in Champions, è quasi impossibile far strada.