Nel 2014 il 75% delle aziende ha subito una frode. E nell’81% dei casi il responsabile è un dipendente o un dirigente dell’impresa. I dati emergono dal Global Fraud Report 2015 della società di consulenza Kroll. Negli ultimi tre anni, stando all’indagine, i casi di frode sono aumentati del 14 per cento. E le minacce arrivano nella maggior parte dei casi dall’interno dei ranghi aziendali: nei casi in cui si arriva ad individuare il colpevole, quattro società su cinque (81%) scoprono di essere state danneggiate da almeno un lavoratore o manager, rispetto al 72% della precedente indagine.
Più di una vittima su tre (36%) ha subito una frode per mano di un membro dell’alta direzione o della dirigenza, il 45% di una figura junior, mentre nel 23% dei casi si è trattato di un agente o intermediario. La stessa tendenza emerge anche per le aziende che nel corso degli ultimi 12 mesi sono state vittime di perdita e furto di dati o di attacchi informatici. Anche in questi casi, la causa più frequente risulta essere un illecito commesso da dipendenti, coinvolti nel 45% dei casi, mentre nel 29% la colpa è di un venditore o fornitore. Solo una piccola minoranza degli intervistati ha rilevato invece un attacco da parte di un hacker esterno nei confronti dell’azienda (solo il 2%) o di un suo venditore/fornitore (7%).
Tra le cause individuate come particolarmente rilevanti nella crescente esposizione alle frodi c’è l’alto tasso di ricambio del personale (turnover), indicato da un intervistato su tre. Più del doppio rispetto a quanti hanno indicato come causa principale il ricorso all’outsourcing (16%). Complessivamente, il 69% delle aziende ha subito una perdita finanziaria a causa di una frode, in aumento rispetto al 64% rilevato dalla precedente indagine. Il furto di beni fisici è la tipologia più comune (22%), seguita da casi di frode da parte di un venditore, un fornitore o nel processo acquisti (17%) e furto d’informazioni (15%).