Due ore di interrogatorio in Procura per Massimo Garavaglia, assessore regionale al Bilancio e braccio destro del governatore Roberto Maroni. Il politico, già senatore della Lega Nord, ha risposto alle domande del Pubblico ministero Giovanni Polizzi, titolare dell’inchiesta che lo scorso 13 ottobre portò in carcere l’ex vicepresidente lombardo Mario Mantovani (da ieri sera agli arresti domiciliari nella sua villa di Arconate, nel Milanese), indagato per corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Garavaglia è anch’egli indagato per turbativa d’asta: secondo l’accusa sarebbe intervenuto su Mantovani, all’epoca assessore alla Sanità, con lo scopo di far annullare la gara da 11 milioni di euro per il trasporto dei malati dializzati, perché dalla stessa erano state escluse alcune associazioni dell’Altomilanese, territorio dove Mantovani e Garavaglia risiedono e vantano un importante bacino elettorale.

Ma il braccio destro di Maroni, che finora si era discolpato sostenendo di essersi limitato a segnalare un problema, stavolta ha messo in campo una difesa tecnica, di fatto addossando l’intera responsabilità della gara incriminata a Mantovani e, indirettamente, al direttore generale dell’Asl Milano 1, Giorgio Scivoletto (pure lui indagato). Garavaglia, assistito dall’avvocato Jacopo Pensa, ha spiegato come funziona la gestione delle risorse negli assessorati del Pirellone, evidenziando che la Sanità è l’unico settore a gestire autonomamente il budget, al contrario di tutti gli altri assessorati, soggetti a scrupolosa rendicontazione da parte dello stesso Garavaglia. Ne consegue che la gara per il trasporto dei dializzati, nel 2014, fu concepita, gestita e infine annullata da Mantovani in concorso con il capo dell’Asl. In altre parole, se irregolarità c’è stata, l’assessore al Bilancio non poteva saperlo, proprio perché l’iter sfuggì al suo controllo.

L’impianto difensivo, che per Garavaglia è avvalorato dagli sms e dalle telefonate nelle quali il politico leghista chiede se esista un modo per risolvere il problema delle associazioni di volontariato senza mai fare cenno a scorciatoie al di fuori della legalità, sembra però aggravare la posizione di Mantovani e del direttore generale dell’Asl Scivoletto. Quest’ultimo, che chiama Mantovani “il capo” e lo definisce “maestro di vita”, appare pronto a soddisfare i desiderata del politico berlusconiano senza batter ciglio, al punto da rassicurarlo sul destino della gara, avendo già trovato un modo, dice intercettato, “per mandarla buca”.

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