Risposta breve a quelli che, se osi dire che hai pianto per Valeria Solesin, ti rispondono “sei un ipocrita, perché non piangi anche per i curdi? E per i siriani? E per i bambini in Africa? E per le libellule daltoniche della tundra?”.
La risposta è: avete un po’ rotto le palle. Per una serie di motivi.
Perché, prima di tutto, piango per quello che mi pare. Io come voi, io come tutti. E non avverto certo l’esigenza di chiedervi il permesso.
Perché ho sempre il timore che poi, dei curdi o dei siriani, in buona sostanza non è che in realtà ve ne freghi molto. Non vorrei che li citaste solo in ottica anti-americana e anti-occidentale. Per fare i bastiancontrari. Per sentirvi diversi. E magari pure un po’ fighi.
Perché, se non vi spiace, se vogliamo giocare agli “antioccidentali” (che è spesso appunto un gioco, una posa, una moda) sono più preparato di voi. E soprattutto molto meno banale.
Perché ragionate in bianco e nero, e non vedete le sfumature. Ragionate per barricate anche nel dolore, e questo è terrificante.
Perché avete un concetto della lacrima assurdamente “stitico”: piangere per Valeria non vuol dire piangere “solo” per lei (la qual cosa sarebbe comunque lecita, con buona pace della vostra indignazione molesta). Le lacrime, per chi ne ha e son sincere, non finiscono mai e si può piangere per tutto. Anzi: si deve. Per Valeria. Per i siriani. Per i curdi. Per un amico che se ne va. Per un cane che ti lasci. Persino per un panda che hai visto a malapena su Youtube.
Perché fingete di non sapere che l’essere umano è così, e – giusto o sbagliato che sia – la morte di chi si ha vicino (geograficamente, affettivamente) ci colpisce di più: ci fa sentire ancor più labili, ci ricorda la nostra stessa morte.
Perché siete prevedibili – tanto prevedibili – come quelli che, a ogni post, rispondono “e i marò”, “e le foibe” (e stocazzo).
Perché quel che è accaduto al Bataclan, e non solo al Bataclan, di colpo ha cambiato le nostre vite. E – sì, a noi occidentali, fallibili e colpevoli come e più degli altri – ci ha travolto più di tutto il resto. E ci ha travolto per la vicinanza, l’assurdità della ferocia e l’enormità del male.
Perché rischiate di apparire piccoli piccoli, dando addirittura consigli al fidanzato di Valeria su come dovesse comportarsi durante la mattanza (al suo posto, come tutti e me per primo, ve la sareste fatta sotto) e trovando il modo di fare polemica persino nel cordoglio. Nello sgomento. Nel dolore. E se così fosse, se davvero fosse questo il vostro intento, un po’ dovreste vergognarvi.