Continua la maratona diplomatica di François Hollande per mettere insieme una reale coalizione anti-Isis, dopo gli attentati a Parigi. Oggi, l’incontro a Washington con Barack Obama, uno dei più difficili, prima di quello di giovedì con Vladimir Putin. Il tentativo di associare Usa e Russia al suo fianco contro l’autoproclamato Stato islamico, in un’azione militare finalmente coordinata, si annuncia impresa ardua. Tutto ruota intorno al personaggio di Bashar al-Assad, che i russi difendono e gli americani vorrebbero cacciare. In mezzo c’è lui, il presidente francese, che sta navigando a vista.
Il 16 novembre Hollande aveva invocato a Versailles, dinanzi al Parlamento, “una coalizione unica” contro l’Isis. Ieri quelle pretese erano già in parte ridimensionate verso “un coordinamento internazionale il più stretto possibile per colpire nella maniera più intelligente possibile” le roccaforti dell’Isis in Siria e in Iraq. Insomma, un passo indietro rispetto a quella che sarebbe assomigliata troppo alla crociata contro un nemico unico in Medio Oriente, come quella scatenata dai conservatori statunitensi dopo gli attentati del 2001.
Ieri Hollande ha incassato l’appoggio del premier britannico David Cameron, in visita a Parigi, che si è detto pronto a partecipare ai raid aerei anti-Daesh in Siria, se avrà il via libera da parte del Parlamento. Per il resto, l’unico che davvero abbia pronunciato parole di appoggio a Parigi è lui, Putin, che ha chiesto al suo stato maggiore di “lavorare con i francesi come degli alleati”, dopo che, fino a questo momento, i raid aerei dei russi si erano concentrati sulle basi dei ribelli anti-Assad più che su quelle dell’Isis. Le voci che circolano a Parigi dicono che Hollande, per rinsaldare questa nuova e inusitata comunanza con i russi, potrebbe addirittura spingere per la fine delle sanzioni decise contro Mosca per il conflitto in Ucraina. Oggi i media francesi riportano questa dichiarazione di un anonimo consigliere di Hollande: “Mica adottiamo Bachar e abbandoniamo al suo destino l’Ucraina: vogliamo solo colpire insieme Daesh”.
Vedremo. D’altra parte, la Francia deve mantenere la sua posizione anti-Assad, se vuole conservare l’appoggio del Qatar, dei paesi del Golfo e dell’Arabia Saudita, suoi tradizionali alleati nell’area, e anche il consenso della Turchia. E poi c’è Barack Obama, che non è proprio un dettaglio marginale in tutta questa storia. Dal settembre 2014 gli Usa sono alla guida della coalizione internazionale che ha come obiettivo le postazioni dell’Isis nell’Iraq.
Non si sono mai voluti impegnare in Siria, tanto più dopo la decisione di Putin di intervenire, alla fine più per aiutare Assad che per sradicare il fondamentalismo islamico. Ieri Mark Toner, portavoce del Dipartimento di stato, ha detto che “si può collaborare con i russi in Siria. Ma, prima, vogliamo capire se Mosca agisce davvero contro l’Isis”. Gli americani non si fidano di Putin. Hollande, nuovo virtuale alleato dei russi, riuscirà a convincerli?