Matteo De Mayda, art director, fotografo e amico ha invitato un gruppo di illustratori a donargli un’illustrazione per un suo progetto. Gli illustratori sono Violeta Lopiz, Guido Scarabottolo, Giorgio Cavazzano, Francesco Altan, Philip Giordano, Felicia Hoshino, Gabriella Giandelli, Michiko Tachimoto, Nicoletta Costa, Roberto La Forgia, Elisa Fabris.
Questo è il progetto di Matteo De Mayda spiegato a parole sue:
Giusy e il piccolo Riccardo giocano a costruire storie di fantasia per giustificare le cicatrici di lui agli amici. Storie in cui i sintomi della malattia diventano segni di eroismo e non di sconfitta. Un gesto materno che disobbedisce alle convenzioni, dando una struttura nuova agli eventi e un senso altro alla loro esperienza.
Quando Giusy mi ha raccontato questa storia ho realizzato che quel gioco poteva diventare uno strumento di cambiamento per altri bambini e famiglie come loro. Quel gesto così è diventato il cuore di questo libro e Riccardo ancora una volta è stato ispiratore di una trasformazione, come quando la sua malattia è divenuta il seme per la nascita di A.B.C. Associazione Bambini Chirurgici del Burlo onlus, dieci anni fa.
Per festeggiare il decimo anniversario dell’associazione abbiamo pensato di farci raccontare le storie direttamente da quei bambini che sono passati per la chirurgia dell’ospedale Burlo Garofolo di Trieste. Un racconto per ogni anno di vita di A.B.C., con la fantasia e la profonda leggerezza imparate dal gioco di una madre e di suo figlio. Con questi racconti i bambini rovesciano l’ordinario per cercare un nuovo senso agli accadimenti. Un significato che solo affidato a loro poteva essere riempito di tanta sostanza.
Di fronte alla malattia infantile rimarrebbero smarrimento e inconsolabile sconforto senza la luce con cui questi piccoli autori illuminano le foreste veramente scure che hanno vissuto. Nel sociale, la linea che separa l’altruismo dal senso di colpa può sembrare molto sottile, ma il risultato è ampiamente differente nella sua essenza: quella della pietà è la strada più facile, ma disperde le energie, crea divisione e differenza. La solidarietà è un obiettivo comune di crescita individuale, che inevitabilmente ritorna in ricchezza per la collettività.
Tenendo a mente questo, ai ritratti fotografici dei bambini abbiamo preferito il coinvolgimento degli illustratori, i soli che secondo noi avrebbero potuto interpretare così bene le fantasie dei piccoli autori. Astrarre per essere più concreti, dunque. La speranza è che la storia del singolo si possa amplificare a storia di tutte le famiglie che oggi vivono una situazione simile. Il desiderio è che, leggendo queste dieci storie, il lettore raccolga l’invito dei bambini a guardare la realtà con occhi nuovi e a inventare un nuovo ordine nella routine quotidiana.
La mia sensazione, dopo aver sfogliato queste pagine, si riflette nel lavoro donato da Violeta Lopiz per la copertina del libro: i bambini ci guardano diritti negli occhi accompagnandoci per mano tra le pagine delle loro foreste. Alla fine del cammino il racconto è impresso indelebilmente dentro di me, facendomi sentire come la figura sul retro del volume.
Questo libro è stato ideato e realizzato in nove mesi, esattamente il tempo di una gravidanza. È stato un esperimento in evoluzione, cresciuto grazie alla professionalità e al patrimonio d’animo di almeno trenta persone, dai sei anni e mezzo in su. Ognuno di questi numeri merita l’ingombro di essere scritto a lettere, a ognuna di queste persone devo la mia più sincera gratitudine e molto più di queste righe.
Chi fosse interessato a ordinare ‘Nella foresta veramente scura’ può visitare il sito A.B.C. Burlo Onlus.