E’ vivo uno dei piloti russi caduti in territorio siriano dopo che il loro aereo è stato abbattuto dall’aeronautica turca. E’ vivo, è stato salvato e parla. Konstantin Murakhtin, navigatore del Su-24 abbattuto, assicura di “non aver violato” lo spazio aereo di Ankara “nemmeno per un secondo e di non essere stato avvertito in nessun modo prima di essere abbattuto. “Non è possibile – continua – che noi si abbia violato il loro spazio aereo nemmeno per un secondo. Stavamo volando a un’altitudine di 6mila metri in perfette condizioni meteo e ho sempre avuto il controllo totale della rotta”. “Non c’è stato nessun avvertimento, né visivo né via radio”, ha aggiunto. “Bisogna capire la differenza di velocità tra un bombardiere tattico come il Su-24 e quella di un F16: se avessero voluto avvertirci avrebbero potuto sedersi sulle nostre ali”. “Invece – ha concluso – il missile ha colpito la poppa del nostro aereo dal nulla, non abbiamo nemmeno avuto il tempo di compiere una manovra evasiva”.
Comunque sia andata restano gli effetti dell’incidente sul confine. “Nessuna reazione militare”, assicura Mosca, ma “i rapporti cambieranno”. Mentre tutta la comunità internazionale fa appello ad evitare un’escalation e una nuova “mini-guerra fredda”, come la chiama il ministro degli Esteri inglese, Turchia e Russia continuano a dirsele di ogni, dopo l’abbattimento del jet russo impegnato in operazioni militari in Siria, ma – secondo Ankara – responsabile di aver “invaso” lo spazio aereo turco. In mezza giornata hanno parlato i vertici di entrambi i Paesi, a partire dai presidenti Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan. E le parole che si alternano sono ora concilianti, ora provocatorie. Il punto di caduta è stato solo una telefonata tra i ministri degli Esteri. Intanto si definisce almeno l’esito dell’atterraggio dei piloti russi: uno è stato ucciso effettivamente da quelli che Mosca definisce “jihadisti”, l’altro è stato salvato (si trova in una base russa in Siria controllata da Mosca).
Sulla ricostruzione restano visioni diverse. “Abbiamo seri dubbi che sia stato un atto colposo, sembra molto una provocazione premeditata” dice il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov. Ma “non ci sono terroristi di Daesh – contesta il presidente turco Erdogan – nella regione di Bayirbucak a Latakia” nel nord-ovest Siria, abitata dalla minoranza turcomanna, dove sono caduti i resti del jet russo. “La Turchia ha dimostrato ora con le sue azioni di proteggere i militanti dell’Isis” accelera il premier russo Dmitri Medvedev. “Questo non sorprende, considerando l’informazione sugli interessi finanziari diretti di certi dirigenti turchi nella fornitura di prodotti petroliferi realizzati dagli impianti dell’Isis”, ha osservato. E Putin ha aggiunto che l’attuale leadership turca “sostiene deliberatamente l’islamizzazione del Paese”. Mosca, per giunta, continuerà “senza dubbio” i suoi raid aerei contro obiettivi Isis vicino al confine turco. “Ci piacerebbe – dice il portavoce del presidente – che i terroristi e i militanti stessero lontano dal confine turco, ma sfortunatamente tendono a stare nel territorio siriano vicino al confine turco”.
Medvedev ha spiegato che “una pericolosa escalation dei rapporti Russia-Nato, che non può essere giustificata con alcun interesse, compresa la protezione dei confini”. Con l’abbattimento del jet, “le lunghe relazioni di buon vicinato tra Russia e Turchia sono state minate” afferma il premier russo. Le “conseguenze dirette” potrebbero essere “la rinuncia a una serie di importanti progetti comuni e la perdita di posizione nel mercato russo da parte delle compagnie turche. “Le lunghe relazioni di buon vicinato tra Russia e Turchia sono state minate, in particolare nella sfera economica e umanitaria” e “questo danno sarà duro da riparare”, ha osservato il capo del governo. Le aziende turche sono molto presenti nel mercato russo, in particolare nell’ortofrutta, nei beni di consumo, nell’edilizia. Quanto ai progetti comuni, si spazia dalla costruzione di una centrale nucleare al gasdotto Turkish Stream.
Il presidente americano Barack Obama intanto ha chiamato Erdogan esprimendo il sostegno di Usa e Nato alla Turchia e al suo diritto di difendere la propria sovranità, dicendosi anche d’accordo col premier turco Obama sulla necessità di evitare un’escalation con Mosca e assicurare che non si ripetano altri incidenti. “La Turchia sostiene la pace, il dialogo e la diplomazia” ribadisce il presidente Erdogan: l’episodio di ieri dimostra che Ankara “ha soltanto difeso la sua sicurezza e i diritti dei suoi fratelli” turcomanni. Nel frattempo le forze armate turche hanno rafforzato i controlli aerei del confine con la Siria. Da oggi i caccia F-16 turchi di pattuglia saranno 18, mentre finora erano stati al massimo 12. “La Russia è nostra amica e nostra vicina – spiega il premier Ahmet Davutoglu – Abbiamo fornito alle autorità russe le informazioni necessarie sul jet” abbattuto, “non vogliamo un’ulteriore escalation. I canali di comunicazione restano aperti”.