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Mai ‘na gioia, dalla pagina Facebook “Se i quadri potessero parlare” al libro: l’ironia geniale di Stefano Guerrera

Non aspettatevi post-it infarciti di frasi fatte e melense, né soliloqui su YouTube tra un ammiccamento e una bocca a culo di gallina. Guerrera sceglie un quadro, famoso o meno non importa, e ci aggiunge una didascalia dissacrante, ironica

di Domenico Naso
Mai ‘na gioia, dalla pagina Facebook “Se i quadri potessero parlare” al libro: l’ironia geniale di Stefano Guerrera

 

 

Se i quadri potessero parlare, forse direbbero grazie a Stefano Guerrera. Sì, perché il ragazzo pugliese che ha dato la parola a centinaia di opere d’arte sui social network, è diventato un caso tra le webstar (vere o presunte) che sono nate come funghi negli ultimi tempi. Da Guerrera. Una frase dialettale, una delle espressioni più comuni nella neolingua web o persino qualcosa che, fuori dal contesto di quel quadro, non farebbe ridere per nulla.

E qui troviamo il “genio” di Guerrera: saper mettere insieme il quadro giusto e la frase giusta, con un effetto finale che è irresistibile. E dopo milioni di fan sui social, non poteva che arrivare il primo libro che racchiude il meglio di “Se i quadri potessero parlare” e alcune chicche inedite. Il libro si chiama “Mai ‘na gioia” (uno dei capolavori della pagina Facebook) ed è edito da Rizzoli. Ottanta quadri, ottanta frasi: dall’Annunciazione di Lorenzo Lotto impreziosita da “Allora scusa, sei mejo te” a Rinaldo e Armida di Annibale Carracci, con i due amanti impegnati a scattare un improbabile selfie ante litteram (“Dai amo’, scatta!”).

Negli abbinamenti di Guerrera c’è l’incontro di due mondi che nessuno, prima di lui, aveva mai immaginato di mettere insieme. Quadri realizzati secoli fa con espressioni gergali che dominano il modo di parlare di tutti noi socialmaniaci. Ma non c’è solo spazio per le disavventure comiche di questo mondo 2.0 fatto di social e whatsapp. Anzi, nelle “opere” di Guerrera la fa da padrone l’amore. O la mancanza dell’amore. Che in fondo è la stessa cosa. Il giovane pugliese ha uno sguardo ferocemente cinico sui sentimenti, persino sul sesso. Un disincanto molto contemporaneo che magari non ci farà credere troppo nei sentimenti profondi o nelle storie infinite, ma che sicuramente ci fa fare tante risate.

Come nella irresistibile rilettura de Il Bacio di Francesco Hayez, con la donna che pensa (almeno secondo Guerrera): “Ce stai a mette troppa lingua ci’”. Il titolo del libro (“Mai ‘na gioia”) viene direttamente da Allegoria della pazienza, opera di Carlo Dolci del 1677, uno delle hit di Guerrera sui social, con lo sguardo rassegnato verso l’alto, ad accettare l’ineluttabile mancanza di soddisfazioni in questa vita terrena. Una rassegnazione che è un po’ di tutti, e forse anche di Stefano Guerrera. Per fortuna (e ci perdonerà) perché dalle sue quotidiane disavventure tragicomiche è nato uno dei fenomeni più divertenti del web.

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