L’Italia non piace agli stranieri ma neanche agli italiani. Lo sostiene l’Istat nell’ultimo rapporto sulle migrazioni: diminuiscono, infatti, gli stranieri che si trasferiscono nel nostro paese e aumentano i nostri connazionali che emigrano all’estero. Le immigrazioni negli ultimi 5 anni sono ridotte del 38%, passando dalle 488mila unità nel 2010 alle 278mila del 2014. In parallelo sono quasi raddoppiate le emigrazioni, da 67mila a 136mila nello stesso periodo di riferimento. Il saldo migratorio netto con l’estero, pari a 141mila unità, registra quindi il valore più basso degli ultimi otto anni. Il fenomeno, insieme al calo delle nascite, ha determinato una crescita della popolazione di sole 13mila unità.
Il paese più attratto dall’Italia è la Romania, con 51mila arrivi nell’ultimo anno, seguita dal Marocco (18mila), Cina (16mila) e Bangladesh (13mila). La maggior parte degli italiani che emigrano rimangono in Europa. Mentre la meta preferita è la Germania dove si sono trasferite 14mila persone, seguita da Regno Unito (13mila), Svizzera (10mila) e Francia (8mila). e una buona parte di loro, oltre un quarto, hanno un alto livello d’istruzione: su 45mila italiani espatriati sopra i 25 anni, 12mila sono laureati.
Secondo l’Istat, diminuiscono, invece, gli spostamenti interni. Nel 2014 si sono registrati 1 milione e 313mila trasferimenti di residenza, il 3,6% in meno dell’anno precedente ed il valore più basso dal 2009. A cambiare città sono soprattutto gli abitanti del Sud-italia verso il Centro-Nord. La regione preferita risulta il Trentino-Alto Adige (+2,5 per mille), seguita dall’Emilia-Romagna (+1,7 per mille), dalla Lombardia (+1,3 per mille) e dal Friuli Venezia Giulia (+1,2 per mille). Si svuotano, invece, le regioni del Mezzogiorno, con i valori più alti in Basilicata (-2,9), Calabria (-2,8) e Campania (-2,6). Lo stesso fenomeno fotografato a livello provinciale vede il saldo positivo più elevato a Bologna (+3,7 per mille residenti), Como (+2,9 per mille) e Trieste (+2,7 per mille). Mentre c’è un saldo negativo in particolare nelle province siciliane e calabresi: Vibo Valentia (-4,2 per mille), Caltanissetta (-3,9 per mille), Reggio Calabria (-3,9 per mille) ed Enna (-3,8 per mille) .