“Il Dio che noi cerchiamo di servire è un Dio di pace. Il suo santo nome non deve mai essere usato per giustificare l’odio e la violenza”. È l’appello che Papa Francesco ha voluto rivolgere ai leader delle altre religioni incontrati a Nairobi nel secondo giorno della sua visita in Kenya. Subito dopo gli attentati terroristici di Parigi Bergoglio aveva affermato che “utilizzare il nome di Dio per giustificare la strada della violenza e dell’odio è una bestemmia”. E già nel suo primo discorso a Nairobi il Papa aveva sottolineato che “l’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione”.
Ricordando i “barbari attacchi” al Garissa University College, dove persero la vita 148 persone, Francesco ha affermato che “troppo spesso dei giovani vengono resi estremisti in nome della religione per seminare discordia e paura e per lacerare il tessuto stesso delle nostre società. Quant’è importante – ha ribadito il Papa ai leader religiosi – che siamo riconosciuti come profeti di pace, operatori di pace che invitano gli altri a vivere in pace, armonia e rispetto reciproco! Possa l’Onnipotente toccare i cuori di coloro che perpetrano questa violenza e concedere la sua pace alle nostre famiglie e alle nostre comunità”.
Bergoglio ha voluto anche sottolineare che “il dialogo ecumenico e interreligioso non è un lusso. Non è qualcosa di aggiuntivo o di opzionale, ma è essenziale, è qualcosa di cui il nostro mondo, ferito da conflitti e divisioni, ha sempre più bisogno”. Per Francesco, infatti, “in una società democratica e pluralistica come questa, la cooperazione tra i leader religiosi e le loro comunità diviene un importante servizio al bene comune”.
Nell’omelia della prima messa in Africa, celebrata nel Campus dell’Università di Nairobi, Bergoglio, che nonostante l’allarme attentati continua a utilizzare la papamobile scoperta rifiutando l’auto blindata, ha rivolto un appello alle migliaia di fedeli presenti: “Siamo chiamati a opporre resistenza alle pratiche che favoriscono l’arroganza negli uomini, feriscono o disprezzano le donne e minacciano la vita degli innocenti non ancora nati. Siamo chiamati a rispettarci e incoraggiarci a vicenda e a raggiungere tutti coloro che si trovano nel bisogno”. Un invito, quello di Francesco, ancora più “importante oggi perché assistiamo all’avanzata di nuovi deserti, creati da una cultura del materialismo e dell’indifferenza verso gli altri“.
Il Papa ha ricordato anche che “la salute di qualsiasi società dipende dalla salute delle famiglie” e ha invitato “ad accogliere i bambini come una benedizione per il nostro mondo e a difendere la dignità di ogni uomo e di ogni donna, poiché tutti noi siamo fratelli e sorelle nell’unica famiglia umana”. Infine, un appello particolare ai giovani del Kenya: “I grandi valori della tradizione africana, la saggezza e la verità della parola di Dio e il generoso idealismo della vostra giovinezza vi guidino nell’impegno di formare una società che sia sempre più giusta, inclusiva e rispettosa della dignità umana. Vi stiano sempre a cuore le necessità dei poveri; rigettate tutto ciò che conduce al pregiudizio e alla discriminazione, perché queste cose, lo sappiamo, non sono di Dio”.