“La linea del ministro della Salute Beatrice Lorenzin è insufficiente, passiva, di ripiego su quelle che sono le emergenze del momento. E’ una politica fatta al telefonino, sul web, fatta di annunci”. E’ questo l’attacco di Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi, nominato nei giorni scorsi dall’ex premier nuovo responsabile nazionale del settore Sanità di Forza Italia. Nella sua nuova veste, oggi durante un incontro con la stampa convocato a Milano, il primario dell’ospedale San Raffaele attacca “l’attuale gestione della sanità” e detta la sua ricetta, indicando il binario su cui a suo avviso Forza Italia si deve muovere, le battaglie su cui concentrarsi. La sua soluzione per la sanità prevede: lotta a sprechi e inefficienze, più valorizzazione dei dottori di medicina generale, e il potenziamento del legame tra ospedale e territorio.
Zangrillo chiarisce innanzitutto il suo impegno, che non prevede la volontà di diventare né assessore né ministro: “Ho accettato il ruolo di responsabile del settore Sanità del partito di Berlusconi. Non voglio iniziare formalmente a occuparmi di politica, anche se alcuni aspetti possono travalicare il limite che mi sono imposto e avere una connotazione politica. Sarebbe stato inopportuno cambiare mestiere e il Parlamento è già pieno di medici che hanno cambiato casacca. Ciò non toglie che posso dare un contributo per far capire come le cose in sanità vanno modificate”. Lo Stato, continua Zangrillo, “deve mettere le infrastrutture per cercare di ottenere prestazioni qualitativamente positive. Oppure si aggraverà il gap fra Regioni inefficienti e virtuose”. I governatori delle Regioni sotto Piano di rientro “devono fare un esame di coscienza e individuare cosa gli manca, devono chiedere al ministro Lorenzin un piano strutturale per permettere ai medici di lavorare, perché oggi si trovano in situazioni in cui il rischio è di finire in tribunale”.
Sulla situazione del Sud Italia, lo specialista rianimatore precisa: “Io non faccio differenze in base al luogo di nascita. I medici del Sud sono eroi, camici bianchi eccellenti abituati a lavorare in condizioni di frontiera, in costante emergenza, in assenza di mezzi”. Ed “eroi sono anche i medici di famiglia, che si sentono abbandonati e non vogliono sentirsi dire che vanno puniti perché prescrivono un esame di troppo. Chi è in grado di giudicare se è inappropriato? Il medico di famiglia è il fulcro del sistema sanitario nazionale. Deve essere protetto, tutelato e messo in contatto con l’ospedale”.
Il Fondo sanitario nazionale, osserva Zangrillo, viene trattato come un “bottino da cui dobbiamo prendere la nostra parte. Il budget sanitario è raddoppiato dal dopoguerra, oggi è pari al 7% del Pil, al di sotto di quanto destinano Paesi come Germania, Francia o Usa. Il che è preoccupante anche perché il nostro Pil è più basso del loro. Io guardo ai dati – assicura – e dico che su 111 miliardi è assodato che 15 sono da considerare spesa inefficiente. Se dovessimo eliminarla dal bilancio di ciascuna Regione, forse dovremmo tagliare un 30% alla quota storica della Calabria e un 1% alla Lombardia. Basta guardare i dati dell’Agenas”.
E ha poi concluso parlando delle future nomine dei direttori generali di Asl e ospedali: “I politici”, ha detto, “devono fare scelte corrette e coerenti, non orientarsi verso gli ‘amici dì”. E in Lombardia, dove il rinnovo dei manager è previsto a fine dicembre, “spero che non si vada in ordine sparso. Auspico e mi aspetto di essere chiamato dal governatore Roberto Maroni“.