Inquinamento Parigi

L’immagine del terrorista che ora ci viene additata come quella del «nemico» da abbattere è il miliardario saudita che, da una tana nelle montagne dell’Afghanistan, ordina l’attacco alle Torri Gemelle; è l’ingegnere-pilota, islamista fanatico, che in nome di Allah uccide se stesso e migliaia di innocenti; è il ragazzo palestinese che con una borsetta imbottita di dinamite si fa esplodere in mezzo ad una folla. Dobbiamo però accettare che per altri il «terrorista» possa essere l’uomo d’affari che arriva in un paese povero del Terzo Mondo con nella borsetta non una bomba, ma i piani per la costruzione di una fabbrica chimica che, a causa di rischi di esplosione ed inquinamento, non potrebbe mai essere costruita in un paese ricco del Primo Mondo. E la centrale nucleare che fa ammalare di cancro la gente che ci vive vicino? E la diga che disloca decine di migliaia di famiglie? O semplicemente la costruzione di tante piccole industrie che cementificano risaie secolari, trasformando migliaia di contadini in operai per produrre scarpe da ginnastica o radioline, fino al giorno in cui è più conveniente portare quelle lavorazioni altrove e le fabbriche chiudono, gli operai restano senza lavoro e non essendoci più i campi per far crescere il riso, muoiono di fame? Questo non è relativismo. Voglio solo dire che il terrorismo, come modo di usare la violenza, può esprimersi in varie forme, a volte anche economiche, e che sarà difficile arrivare ad una definizione comune del nemico da debellare.

A scrivere queste sagge parole non è stato un pericoloso “antagonista”, come oggi vengono definiti gli oppositori del sistema, ma Tiziano Terzani, in risposta ad Oriana Fallaci, all’epoca dell’attentato alle Torri Gemelle. Mi sono riletto queste parole oggi che la storia si ripete ed i capi di Stato delle nazioni ritenute possibili obiettivi terroristici, si riempiono la bocca della parola “civiltà” che sarebbe sotto assedio. Vediamo un po’ in cosa consiste questa civiltà, attingendo a fonti sempre non antagoniste, premettendo che, secondo la Treccani, il termine, “nell’uso comune e più tradizionale, è spesso sinonimo di progresso, in opposizione a barbarie, per indicare da un lato l’insieme delle conquiste dell’uomo sulla natura, dall’altro un certo grado di perfezione nell’ordinamento sociale, nelle istituzioni, in tutto ciò che nella vita di un popolo o di una società è suscettibile di miglioramento.”

Secondo una ricerca del Max Plankt Institute diffusa il settembre scorso, i morti per inquinamento nel mondo ammontano a circa tre milioni che, con il trend attuale, sono destinati a salire a sei milioni nel 2050. Secondo la Fao, nei Paesi poveri sono state incentivate le produzioni di cereali destinate ad essere esportate e successivamente utilizzate come mangime per l’allevamento intensivo del bestiame, che si trasforma in tonnellate di carne e va a costituire la dieta squilibrata del Nord del mondo, dove l’emergenza sanitaria è ormai costituita dall’obesità e da tutte le malattie connesse alla sovralimentazione e all’eccessivo consumo di prodotti animali, mentre il Sud del mondo si vede sottrarre quelle proteine vegetali con cui potrebbe garantire la sopravvivenza ai suoi figli. Secondo la rivista medica The Lancet, nel mondo ci sono 2,1 miliardi di persone sovrappeso, di cui 671 milioni sono obesi. Di questi più della metà vivono in soli dieci paesi del mondo. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti con 86,9 milioni di persone obese. La Cina segue a stretto giro: 62 milioni l’anno scorso. Il 9 per cento di tutti gli obesi del mondo.

Secondo il professore della Stanford University, Paul Ehrlich: “Il mondo è pieno di specie che sono sostanzialmente morti viventi. Stiamo segando il ramo su cui siamo seduti”. Le attività umane sono state e sono la causa dell’estinzione di altri animali: gli attuali tassi di estinzione sono più di cento volte superiori ai periodi in cui la Terra non attraversava una fase di estinzione di massa. Dal 1900, sono scomparsi oltre 400 vertebrati. Una perdita che normalmente si verifica in dieci mila anni.

Secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, se si confrontano i numeri dei morti causati, sul suolo americano, dalle armi da fuoco e dal terrorismo (tra il 2004 e il 2013) sono 316.545 contro 36. Sono solo alcuni dati fra i più impressionanti relativi alla civiltà occidentale così com’è, e così come è stata diffusa in tutti i paesi del mondo, islamici compresi. Forse sarebbe il caso di ripensare a come noi viviamo.

Concludo con un’altra citazione, questa volta di Massimo Fini: “E vorrebbero convincerci che questo è ‘il migliore dei mondi possibili’ e che dobbiamo esportarlo per ogni dove”.

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