Non può gareggiare né andare a vedere le partite del fratello e nemmeno qualsiasi altro evento sportivo. Eppure quel Daspo, il divieto di accedere alle manifestazioni sportive, che pende sulla sua testa non ha ragione di esistere. Perché lo scorso 27 febbraio, durante gli scontri tra i tifosi del Pisa e dell’Ascoli, era sul divano di casa assieme ai genitori. Lo hanno dimostrato gli accertamenti della Digos ascolana e ne è convinto il pm Aldo Mantovani che ha richiesto l’archiviazione il 31 agosto scorso. Ma la questura di Pisa, nonostante la formale richiesta presentata dal tifoso bianconero e un recente sollecito, non ha ancora revocato il provvedimento. È una storia dell’assurdo, quella di Andrea Fazzini, 24 anni, sostenitore dell’Ascoli.
“Restituitemi la libertà personale, sono un atleta, faccio sollevamento pesi ma il Daspo non mi permette di gareggiare”, è l’appello di Fazzini. Già perché il provvedimento non gli consente di entrare in alcuno stadio o palasport in occasione di eventi sportivi, anche se coinvolto in prima persona. Eppure l’indagine ha già sostanzialmente escluso che quel giorno, fuori dallo stadio di Pisa, sia stato lui ad aggredire un poliziotto durante i violenti scontri prima della partita tra Pisa e Ascoli.
La disavventura di Andrea inizia alle 7 del mattino del 20 aprile. La Digos di Ascoli effettua una perquisizione nella sua abitazione e in questura gli viene notificato un Daspo di 4 anni. “Dalle immagini dell’impianto di videosorveglianza, dove si nota una vaga somiglianza, e da fonti confidenziali – spiega il suo legale Roberto Mestichelli a ilfattoquotidiano.it – gli investigatori erano risaliti a lui”. Ma appena tre giorni dopo il pm della procura di Pisa, Aldo Mantovani, delega la questura di Pisa, che a sua volta delega quella di Ascoli, per accertare le circostanze dedotte nella memoria difensiva. A fine giugno gli investigatori marchigiani accertano che il racconto di Andrea è vero ed escludono la sua presenza allo stadio.
Non aveva mai acquistato un biglietto ed era ad Ascoli. Nel pomeriggio di quella domenica si era allenato in palestra, timbrando il badge d’ingresso, e la sera aveva seguito la partita dal divano di casa. Un probabile scambio di persona, insomma. Tanto che a luglio il pm avvisa la persona offesa della richiesta di archiviazione, formalizzata al gip il 31 agosto, e Fazzini chiede alla questura di Pisa l’annullamento del Daspo in autotutela sulla base delle risultanze degli accertamenti di polizia. “Siamo in attesa della pronuncia del gip ma ovviamente l’esito è scontato stante anche la non opposizione della persona offesa”, spiega l’avvocato Mestichelli. Però a distanza di oltre tre mesi dalla questura di Pisa tutto tace, nonostante il 9 novembre il legale abbia sollecitato la Divisone anticrimine, senza ad oggi ottenere risposta. “Nel frattempo c’è un soggetto che ha commesso un reato molto grave e può girare tranquillamente in tutti gli stadi d’Italia – conclude Mestichelli – Mentre Andrea che quel giorno era assieme alla sua famiglia non può neanche assistere a una partita di suo fratello”.