Musica

Emma, ecco il nuovo album “Adesso”: la cantante anche nel ruolo di autrice e produttrice, esperimento riuscito? (La recensione)

Questo nuovo album sembra, in qualche modo, una bella occasione sprecata. Emma deve, forse, decidere cosa vuole fare da grande

di Michele Monina

Dispiace. Sì, anche se chi scrive non rientra, per questioni legate all’anagrafe principalmente, nel target di Emma e della sua musica, dispiace vedere come Adesso, suo nuovo album, in qualche modo sia una bella occasione sprecata. Lo si era già capito dai singoli, che avevano anticipato questo lavoro sulla lunga distanza: Occhi profondi e Arriverà l’amore, tutti e due un po’ fuori fuoco, imprecisi nelle intenzioni come nella realizzazione, e lo si capisce appieno oggi, che Adesso è un album alla mercé dell’ascoltatore.

L’impressione, forte, è che Emma si sia lasciata andare a una sorta di egoriferimento un po’ ottuso, qualcosa che le ha fatto credere di poter fare tutto da sola, di saper fare tutto da sola, finendo per incappare nei più classici errori di chi “fa da sé” e non sapendo fare, cade e si fa male. Sarebbe ingeneroso fare esempi, ma dalla penultima Malika Ayane ai Negramaro, tanto per fare due nomi, è storia già vista, sempre coi medesimi mediocri risultati.

Nel cd Emma, infatti, appare come produttrice al fianco di Luca Mattioni ma l’impressione è che manchi una guida, e una macchina, seppur potente, senza un pilota capace, non arriva lontano. Dispiace, perché Emma sa cantare, e da Schiena ha anche imparato a modulare la voce, sgrezzandola dai suoi esordi, incamminandosi, ci eravamo illusi, verso una china rock, magari ancora lontana da raggiungere. Una china che, invece, è assente oggi. O meglio, è assente nell’essenza, pur essendo evocata da certi giannananninismi canori che lasciano onestamente il tempo che trovano.

Le canzoni portano la firma della stessa Emma, evidentemente strabordante, anche autrice, oltre che produttrice, e di tutti i nomi che ci si attende di trovare in quello che dovrebbe essere e probabilmente sarà uno dei blockbuster di questo 2015. Di queste canzoni, dovessimo salpare verso la famosa isola deserta, non ne porteremmo neanche una. Ci sono, ovviamente, cose da salvare, come il tentativo di Per questo paese, sorta de L’Italia di Marco Masini versione 2.0, l’intuizione del brano Argento vivo, in cui Emma parla di sesso, stranamente senza scivolare nel grossolano, ma sono minuzie, nell’insieme piuttosto irrilevante.

La faccenda, a voler essere piatti, è semplice. Emma ha una bella voce. È intonata, fatto da non prendere troppo sottogamba, e sa usare la voce. Ma per questioni inspiegabili tende a imitare Gianna Nannini. Chiaro, il confronto oggi la mette in evidente vantaggio sul modello di partenza, perché la Nannini, per dirla con parole sue, fa spesso “un troiaio” quando si tratta di cantare, specie dal vivo. Ma la Nannini, in Italia, c’è già stata. Questo da una parte, per quel che riguarda lei come interprete. Per quel che riguarda le canzoni che interpreta, invece, la faccenda è ancora più complicata, perché non riguarda solo lei, ma un po’ tutti i giovani interpreti. Il gusto nazionalpopolare si è plasmato su un modello basso, tendendo a abbassare ulteriormente gusto e aspettative. Da qualche anno a questa parte è come se fossimo tornati indietro nel tempo, molto indietro nel tempo. Come se Domenico Modugno non fosse mai nato, e la nostra canzonetta fosse ancora ferma all’epoca delle melodie ariose, leggere: belle, eh, ma quella roba lì. Come se invece che Volare, la nostra canzone più famosa fosse una di quelle scritte da Armando Trovajoli.

Belle melodie, intendiamoci, ma vecchie. Suonate coi suoni di oggi, o meglio, trattandosi di produzioni italiane, spesso di ieri, in rincorsa sui suoni che andavano all’estero ieri. ma con melodie che non sanno dell’esistenza dei due veri rivoluzionari della nostra canzone, Modugno, appunto, e Battisti. Ecco, Emma canta Trovajoli come fosse una Gianna Nannini in forma orfana di Modugno e Battisti. Invece è convinta di essere una ragazza dei nostri tempi, magari anche una mezza rockettara. Potete ben capire che, da qualche parte, c’è stato un corto circuito.
Emma, chiaramente, è giovane, e se qualcuno che le vuole bene le fa capire che essere una cantante di talento non equivale anche a essere un bravo produttore o un autore di canzoni degne di essere chiamate con quel nome, magari potrà riprendere il cammino che con Schiena sembrava voler cominciare a fare. Lo stesso qualcuno, per il suo bene, dovrebbe spiegarle che essere un personaggio televisivo di successo non sempre lascia spazio per una carriera artistica di rilievo. Lo dimostra, ce ne fosse bisogno, lo scollamento della fanbase più radicale, che già all’uscita dell’ultimo singolo l’ha lasciata scivolare, dopo poche ore dall’uscita, dal primo al quarto posto in classifica di iTunes, discesa che è proseguita inesorabile nelle ore e nei giorni successivi. Lo dimostrano le sei date annunciate del tour, contro le oltre venti del tour precedente. Emma deve decidere cosa vuole fare da grande, e decidere anche chi vuole intorno. Altrimenti, dispiace, certo, ma ce ne faremo tutti una ragione.

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