Una sensibilità acuta unita alla capacità di raccontare storie intime e personali, e di metterle in musica, sono le peculiarità di Erio, nome d’arte di Fabiano Erio Franovich, autore di Für El, il suo disco d’esordio uscito per La Tempesta. Un album cantato in inglese composto da 12 brani che sono un collage di ricordi di infanzia e di momenti di agrodolce solitudine fisica e psicologica. Di amori mai nati e della tortura che è desiderare chi non si può avere. Il suo canto in falsetto è una vibrazione dolorosa che ricorda Antony Hegarty degli Antony and the Johnsons, ma anche Patrick Wolf. E i Sigur Ros, per le atmosfere che la sua musica è in grado di creare.
Erio, mi parleresti del tuo background artistico?
Ho cominciato a scrivere canzoni da piccolo e naturalmente erano molto brutte, e ho continuato fino ad oggi. Per lungo tempo, la musica è stato un mio interesse secondario, perché la maggior parte del tempo fino ai 19 anni l’ho passata principalmente a dipingere, anche se seguivo lezioni di musica e canto. Dopo la fine delle superiori, cominciando a lavorare, ho potuto comprare il mio primo computer, con cui ho cominciato a registrare la mia musica. Dopo qualche anno ho prodotto qualcosa di abbastanza buono…
Come definiresti la tua musica?
Direi che è libera il più possibile da etichette o almeno spero che in qualche modo lo sia. Ogni volta che comincio a scrivere una canzone, cerco di mettermi al servizio del suo sviluppo e scelgo gli elementi più adatti, senza pormi il problema della loro provenienza stilistica. In questo disco, alcuni elementi provengono dal folk, altri dalla musica sacra o dalla barbershop music. Mi annoio facilmente ad ascoltare il solito genere e la mia musica forse ne risente un po’.
È vero che è stata tua madre a spingerti a inviare il tuo demo a un’etichetta?
Mia madre mi ha fatto mandare qualche demo a giro e grazie a uno di questi ho trovato una persona interessata a produrre le mie canzoni. Ci siamo incontrati qualche volta, ma alla fine non è successo niente. Il demo, invece, che poi è finito nelle mani de La Tempesta, mi ha convinto a inviarlo El, la persona a cui questo disco è infatti dedicato.
Dunque c’è una connessione tra il titolo del disco e questa enigmatica El?
El è il nome della persona di cui, in un modo o nell’altro, parlano le canzoni. A un certo punto ho pensato che “For El” potesse essere il titolo più onesto, visto che trovare una qualsiasi altra interpretazione del legame tra i vari pezzi del disco era impossibile, o forzato. Poi mi sono ricordato di “Für Elise” e ho trovato il titolo giusto. Ha lo stesso significato di “For El”, ma ha un suono più astratto e sembra contenere la parola ‘Fur’ (pelliccia), che potrebbe essere appropriata a descrivere la musica di questo disco, visto il carattere campestre dei pezzi… L’unica pecca è che non riesco a pronunciarlo!
Hai detto che dipingi, immagino che l’artwork del disco sia una tua idea…
No, in realtà la copertina del disco è una creazione di Alessandro Baronciani, che ha rielaborato una foto di Elena Morelli. L’immagine mi è arrivata per posta, tra altre proposte, e mi è piaciuta tantissimo, ma non saprei dire come Alessandro abbia partorito l’idea… Mentre le foto sono il risultato di un servizio fotografico realizzato da Stefano Fepa, che ha ideato e scattato le fotografie, e Marco Fontanelli, che mi ha truccato e realizzato parte degli abiti che indosso. L’idea era di ribaltare un po’ questa immagine “fatata” che c’è intorno alla mia musica. Quindi siamo finiti in una discarica abusiva, tra televisori e divani distrutti, io col volto ricoperto di caramelle e una mantella fatta di preservativi intrecciati. E’ stato molto liberatorio!
Quali sono le tue ambizioni?
In area musicale, mi piacerebbe lavorare sulla mia scrittura, che ha bisogno di migliorare ancora molto, e poi provare, nei prossimi lavori, nuovi impasti sonori, nuove commistioni di generi. Se i risultati poi piacessero anche al pubblico, sarebbe ancora meglio.
Credi ci siano ancora margini di miglioramento in ambito creativo musicale? (O tutto è già stato detto e fatto?)
Credo che sia stato fatto più o meno tutto, almeno una volta, e che si vada avanti per infinitesimali variazioni sul tema. Ma credo anche che la musica, che fondamentalmente dona piacere proprio in virtù della ripetizione di schemi conosciuti, necessiti di meno innovazione che altre forme d’arte, per risultare piacevole. E’ proprio una questione neurologica. Quindi direi che siamo al sicuro.
Come stai promuovendo questo album?
Presto uscirà il videoclip di una delle canzoni, El’s Book, per la regia di Furio Ganz e Matilde Sambo. Poi partiranno le serate in giro per i club.
Hai quindi già una tournée in programma?
Sì, ci sarà un tour nei club. Abbiamo già fissato qualche data a dicembre, tra cui il festival de La Tempesta al Rivolta, a Marghera, ma il grosso dei concerti sarà il prossimo anno.