Bergoglio, visitando la bidonville Kangemi, ha parlato anche del "grave problema" della "mancanza di accesso alle infrastrutture e servizi di base: bagni, fognature, scarichi, raccolta dei rifiuti, luce, strade, ma anche scuole, ospedali, centri ricreativi. E l'acqua potabile". Poi la condanna della corruzione: "Ci entra dentro come lo zucchero, è dolce. E poi finiamo diabetici"
“Non ignorare la terribile ingiustizia della emarginazione urbana”. È la denuncia che Papa Francesco ha voluto fare visitando il quartiere di Kangemi, una delle bidonville di Nairobi, dove ha confessato: “Mi sento a casa”. Per Bergoglio in queste realtà ci “sono le ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate”. Nel quartier generale dell’Onu in Africa, in un continente in cui è altissima la diffusione dell’Aids, il Papa aveva sottolineato che “l’eliminazione della malaria e della tubercolosi, la cura delle cosiddette malattie ‘orfane’ e i settori trascurati della medicina tropicale richiedono un’attenzione politica prioritaria, al di sopra di qualsiasi altro interesse commerciale o politico“.
Parlando ai giovani nello stadio della capitale il pontefice ha affrontato anche il problema della corruzione: “Ci entra dentro come lo zucchero, è dolce, ci piace, è facile. E poi finiamo male, facciamo una brutta fine. Finiamo diabetici o il nostro paese finisce per ammalarsi”. “Ogni volta – ha aggiunto – che accettiamo una tangente, distruggiamo il nostro cuore, la nostra personalità e la nostra patria. Per favore, non prendete gusto a questo zucchero che si chiama corruzione”. E “anche in Vaticano ci sono casi di corruzione”, ha detto Bergoglio, riferendosi evidentemente alle vicende emerse con lo scandalo Vatileaks 2.
A Kangemi, nel suo ultimo giorno in Kenya prima di partire per l’Uganda, Francesco ha sottolineato che “questo contesto di indifferenza e ostilità, di cui soffrono i quartieri popolari, si aggrava quando la violenza si diffonde e le organizzazioni criminali, al servizio di interessi economici o politici, utilizzano i bambini e i giovani come ‘carne da cannone‘ per i loro affari insanguinati. Conosco anche le sofferenze di donne che lottano eroicamente per proteggere i loro figli e figlie da questi pericoli. Chiedo a Dio – ha aggiunto il Papa – che le autorità prendano insieme a voi la strada dell’inclusione sociale, dell’istruzione, dello sport, dell’azione comunitaria e della tutela delle famiglie, perché questa è l’unica garanzia di una pace giusta, vera e duratura”.
Bergoglio ha sottolineato che “un grave problema è la mancanza di accesso alle infrastrutture e servizi di base. Mi riferisco a bagni, fognature, scarichi, raccolta dei rifiuti, luce, strade, ma anche scuole, ospedali, centri ricreativi e sportivi, laboratori artistici. Voglio riferirmi in particolare all’acqua potabile. L’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare a essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. Negare l’acqua a una famiglia, – ha aggiunto il Papa – attraverso qualche pretesto burocratico, è una grande ingiustizia, soprattutto quando si lucra su questo bisogno”.
Francesco ha puntato anche il dito contro “l’ingiusta distribuzione del terreno” che in molti casi “porta intere famiglie a pagare affitti abusivi per alloggi in condizioni edilizie per niente adeguate. Ho saputo – ha sottolineato Bergoglio – anche del grave problema dell’accaparramento delle terre da parte di ‘imprenditori privati’ senza volto, che pretendono perfino di appropriarsi del cortile della scuola dei propri figli”. Per il Papa “il debito sociale, il debito ambientale con i poveri delle città si paga concretizzando il sacro diritto alla terra, alla casa e al lavoro. Non è filantropia, è un dovere di tutti”. Da Francesco anche la condanna delle “nuove forme di colonialismo” e delle “pressioni affinché si adottino politiche di scarto come quella della riduzione della natalità che pretende legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare”.
Twitter @FrancescoGrana