Denis Tolfo, 30 anni di Vicenza, è partito più di tre anni fa. Laureato, in Italia non riusciva a ottenere un dottorato e a trovare lavoro. Così ha deciso di migliorare il suo livello di spagnolo: ha conosciuto Silvia, messicana, che oggi è sua moglie. Si è trasferito nel suo paese e ha iniziato a insegnare. "Interesse per l'italiano dovuto anche grazie ai nostri cantanti"
“Per questa mia nuova vita devo ringraziare un pochino anche Laura Pausini e tutti gli altri cantanti italiani”. Denis Tolfo, 30 anni, partito più di tre anni fa dalla provincia di Vicenza, scherza così sul percorso che lo ha portato a quasi 10mila chilometri da casa, a Città del Messico. Qui vive insegnando italiano agli spagnoli, curiosi di imparare la nostra lingua anche grazie alle note dei nostri artisti. “Qualcuno vuole studiare l’italiano per curiosità – specifica Denis – altri per le loro origini o perché glielo chiedono le aziende che hanno contatti con l’Italia. Ma soprattutto è la musica ad aver avvicinato molte persone alla nostra lingua”.
E il suo accento, ormai spagnoleggiante, è il segno più concreto della sua nuova vita. In Italia la sua carriera faticava a decollare: “Mi sono laureato in Scienze storiche e poi in Scienze della religione, provando qualche concorso per il dottorato, ma senza successo. Consapevole – racconta – delle scarse possibilità di lavoro ho puntato sullo spagnolo, migliorando quello che già sapevo”. E lo studio della nuova lingua porta con sé, in maniera inaspettata, anche l’amore e la possibilità di un grande cambiamento. “Per migliorare, ho chiesto a un’amica un contatto di qualche madrelingua. Così, chiacchierando su Skype, ho conosciuto Silvia, una ragazza messicana che adesso è mia moglie”.
A quei tempi Silvia studiava ingegneria industriale e viveva in Messico. Così per la coppia arriva il momento di scegliere una strada comune: “Quando lei è venuta in Italia in vacanza ci siamo innamorati – spiega Denis – e abbiamo iniziato a pensare come continuare la nostra vita insieme. Abbiamo entrambi cercato dottorati di ricerca in Italia, per poi virare verso il Messico”. L’aereo parte e con sé porta il desidero di Denis di esplorare una nuova terra. Ancora una volta però, l’amore inaspettato lo coglie di sorpresa: il Paese lo colpisce nel profondo e il biglietto di ritorno diventa carta straccia: “Sono tornato a casa solo per salutare”.
Torna quindi verso il Messico e il suo terzo amore: l’insegnamento. “Ero deciso a far carriera come professore di italiano. Tutti mi volevano – spiega Denis – perché per loro è un punto di pregio avere un madrelingua. Ho trovato subito lavoro. Ora insegno in un’università, in due scuole e alla Fiat Chrysler México, dove ho una quarantina di alunni. Ho cominciato dal basso, in piccoli istituti di quartiere, fino ad arrivare al Politecnico, la seconda università pubblica più grande del Messico”. La medaglia ha però anche un’altra faccia: “È vero che si trova lavoro facilmente, ma uno non può pensare di mangiare con ciò che guadagna con una sola classe: si può arrivare a lavorare per 4 classi nella stessa scuola oppure, come faccio io, in istituti differenti. In totale guadagno sui 1200-1300 al mese, che può sembrare poco ma questa cifra qui permette di vivere bene, perché il costo della vita è estremamente basso”.
Per assicurarsi una clientela più ampia poi, Denis inizia a insegnare anche il francese. E se all’inizio è stato difficile adattarsi allo stile di vita, Denis si è poi inserito perfettamente, cogliendo pregi e difetti della nazione: “Questo Paese è incredibile, le persone sono ottimiste e anche quando le cose vanno male, riescono ad accettare anche le cose peggiori come parte della vita. Certo – prosegue – è una realtà molto complessa: è una terra che può dare tanto e allo stesso tempo può inculcare paura, ma è sbagliato identificarla solo con il narcotraffico”.
Per raccontarla con un tocco di ironia, Denis ha aperto il blog Estoy Messicando!. “A leggerlo – precisa –, più che gli italiani, sono i messicani che dall’Italia soffrono di nostalgia”. E a volte la nostalgia di casa coglie anche lui, ma ormai si sente adottato dal Messico: “Qui ho una moglie, un lavoro soddisfacente che mi rende orgoglioso di me stesso, delle prospettive di crescita e, in definitiva, un futuro“. Anche se non nega che quel “futuro” ce l’avrà anche l’Italia, di cui è orgoglioso. Ma, dice, “amo anche il Messico, mi sento un ibrido”. E questo suo amore per le due terre è qualcosa che spera di trasmettere anche ai suoi figli in futuro: “So che crescere un bambino in Italia potrebbe essere più sicuro, ma col nostro stile di vita qui potremo permetterci una buona scuola. Vorrei che i bimbi si sentissero messicani e italiani, come i loro genitori”.