Il vescovo contro cui aveva puntato il dito lo ha accolto in curia per confrontarsi sulla teoria del gender; il suo partito, il Pd, si è invece chiuso in un imbarazzato silenzio da cui non è ancora uscito. A qualche settimana dalla vicenda che ha portato il consiglio comunale di Reggio Emilia e il suo stesso gruppo di maggioranza a sfiduciare il consigliere Dario De Lucia, solo monsignor Massimo Camisasca ha accolto la sua richiesta di chiarimento. Il giovane consigliere, eletto nella lista del sindaco Luca Vecchi, era stato travolto dalle polemiche dopo che sulla sua pagina di Facebook, parlando delle sue convinzioni contro la teoria del gender, aveva definito il vescovo, il Forum della famiglia e le Sentinelle in piedi “un bel moloch di conservazione e propagatori di odio”. Parole che avevano scosso il suo partito e tutto l’ambiente politico, tanto che la questione era arrivata sui banchi della sala Tricolore.
Dopo che il caso era scoppiato, De Lucia ha inviato due lettere indirizzate al vescovo e al segretario provinciale del Pd reggiano Andrea Costa. Con sua sorpresa però, la risposta è arrivata, e anche tempestivamente, soltanto da monsignor Camisasca, che ha accettato l’invito a un incontro per discutere di diritti e gender, bruciando sui tempi il Partito democratico. L’appuntamento con il capo della Diocesi di Reggio e Guastalla si è tenuto pochi giorni fa, anche se i contenuti non sono stati resi noti. “L’incontro con il vescovo Massimo Camisasca era tra due uomini – ha raccontato De Lucia a ilfattoquotidiano.it – ho promesso a lui che i temi trattati sarebbero rimasti tra noi, così farò per correttezza”. Quello che è certo è che c’è stato uno scambio di vedute sul tema e che durante l’appuntamento monsignor Camisasca ha donato il suo libro “Dentro le cose, verso il mistero” a De Lucia, che ha ricambiato regalandogli l’opera di Michela Marzano “Mamma, papà e gender”. “Chiaro che non sono andato dal vescovo per prostrarmi o scusarmi – ha continuato il consigliere – ma per avere un confronto aperto sui temi che sento miei come il riconoscimento dei diritti delle persone e delle famiglie gay, la lotta all’omofobia e temi che minano la tranquillità e la felicità dei cittadini, in particolare delle famiglie e dei loro bambini, come la falsa teoria del gender”.
Se l’appuntamento con il vescovo è stato comunque un momento di confronto importante per ricucire lo strappo, la stessa cosa non si può dire dei vertici locali del Pd, che hanno mantenuto un atteggiamento di chiusura nei confronti del loro stesso esponente. De Lucia nella sua lettera a Costa aveva chiesto al partito, oltre a un confronto, di prendere una posizione sul gender. I tentativi di dialogo intavolati però, non solo con la lettera, finora sono caduti tutti nel vuoto. “Stiamo aspettando – scrive De Lucia sul suo blog – ma sono fiducioso”. Tuttavia un’apertura verso il giovane consigliere c’è stata proprio da parte del suo gruppo che lo aveva “scomunicato”. Nei giorni scorsi infatti De Lucia ha presentato un documento scritto a “40 mani” con tutti i consiglieri, l’assessore Natalia Maramotti e il sindaco Vecchi, che si esprime contro la falsa teoria del gender e “contro chi, sui temi di genere, alimenta confusione e manipolazione o li estremizza per acquisire consenso politico”. La mozione, firmata dalla maggioranza dei consiglieri Pd e Sel, sarà discussa in una delle prossime sedute di consiglio e per De Lucia, nonostante il silenzio della segreteria provinciale, “rappresenta la ‘pietra’ con cui chiudiamo tutte le polemiche e fa capire, per quel che mi riguarda, la ritrovata unità in casa Pd”.