I muscoli del corpo completamente paralizzati, gli occhi spalancati, lo sforzo assoluto di chiedere aiuto con la voce senza che un suono riesca ad uscire dalla gola, sensazione terribile che qualcuno o qualcosa stia per venirti addosso, ti prema contro lo stomaco o addirittura ti violenti o ti faccia del male: questi sono alcuni sintomi di quella che è chiamata anche paralisi ipnagogica. Nel film di Rodney Ascher otto protagonisti, tutti piuttosto giovani, raccontano questa esperienza
I muscoli del corpo completamente paralizzati, gli occhi spalancati, lo sforzo assoluto di chiedere aiuto con la voce senza che un suono riesca ad uscire dalla gola, la sensazione terribile che qualcuno o qualcosa stia per venirti addosso, ti prema contro lo stomaco o addirittura ti violenti o ti faccia del male. Questi sono solo alcuni dei sintomi della cosiddetta “paralisi del sonno” descritti nella docu-fiction a tinte horror di The Nightmare, diretta da Rodney Ascher nella sezione After Hours del Torino film festival 2015. Intanto non siamo di fronte ad una bufala online. La sensazione descritta è ricorrente in persone sane di mente, studiata clinicamente, e chiamata anche paralisi ipnagogica. Può colpire per pochi secondi, al massimo un paio di minuti, soprattutto al risveglio, in quel momento in cui il corpo è ancora nella fase del sonno, ma la mente è già attiva. I casi “clinici” sono stati analizzati in diversi studi scientifici. Due esempi: il Journal of Sleep Research dove su 862 intervistati circa il 30% dei pazienti ha dichiarato di aver vissuto almeno un episodio di paralisi del sonno nel corso della vita, mentre l’8% ha riferito di episodi molto più frequenti. Ma anche una recente ricerca dell’Università di Padova e di Harvard che oltre ad aver rilevato tutti i sintomi della “paralisi del sonno” ha sottolineato come il 40% dei pazienti monitorati ritenesse che la paralisi fosse causata da una bestia fantasma, un gatto dalle sembianze umane, una strega, un uomo nero: insomma da cause soprannaturali e mostruose.
Tutto incredibilmente reale e riproposto con qualcosina di discutibile in più nel film di Ascher. Già perché i casi raccontati dall’autore americano, realizzatore del controverso documentario Room 237 dove venivano esposte diverse interpretazioni di Shining tra cui quelle dell’allegoria dell’Olocausto, sono circoscritti agli Stati Uniti e ben distribuiti tra Est e Ovest. Otto i protagonisti, tutti piuttosto giovani, ripresi su lettini ricostruiti a somiglianza di quelli dell’esperienza vissuta, per descrizioni della “paralisi” pressoché identiche ma che con il supporto di un armamentario creativo e dell’esperienza visiva cinematografica diventano un set/incubo horror alla Freddy Krueger. C’è la ragazza che vede semplicemente un gatto nero posarsi sul suo petto (e noi lo vediamo con lei); c’è un altro tizio che sembra non dormire bene e a lungo da tempo, e che viene visitato da alieni modello Area 51 (anche questi in scena); poi c’è un altro ragazzo che la sua paralisi una volta l’ha sviluppata persino con appendice telefonica dove dall’altro capo della cornetta c’era una voce sinistra che gli urlava “Fammi Entrare!” (e la sentiamo con la classica voce distorta dei film del terrore).
“Circa una settimana prima della laurea mi svegliai improvvisamente da un sonno profondo e rimasi sconvolto nel sentirmi congelato a letto, incapace di muovermi e di parlare. Potevo però percepire cosa succedeva attorno a me. C’era qualcuno fuori dalla finestra che mi guardava e giudicava”, spiega Ascher nel presentare il film. “In silenzio questa figura attraversò il cortile e agilmente passò attraverso il muro per entrare. Fu allora che potei vederla per la prima volta. Aveva la sagoma di un uomo snello ma era tutto nero e informe, una sorta di ombra tridimensionale. In un attimo fu sopra di me e mi fissò dritto negli occhi. Poi veloce mi trattenne e mi sentii come bloccato. Non so quanto restai bloccato così ma alla fine avevo i sensi offuscati. Riuscii a strapparmi a forza dal sonno e a svegliarmi come se staccassi la mia pelle da una trappola di colla. Per anni non capii cosa mi fosse accaduto (o se avessi vissuto una vera e propria esperienza soprannaturale), ma poi scoprii il fenomeno della paralisi del sonno e tutto cominciò ad aver senso”.
Le varianti all’esperienza vissuta da Ascher sono tutte descritte e illustrate nel film. Come del resto l’impossibilità dei medici di intervenire se non suggerendo come causa lo stress o un generico “si riposi, stia tranquillo e beva pochi caffè”. In fondo la “paralisi del sonno” ha delle spiegazioni scientifiche legate al passaggio differente tra sonno e veglia, quindi alle differenti funzioni del corpo nelle due fasi che per un breve istante tendono ad incrociarsi. Quello che non si spiega, però al netto delle sostanze stupefacenti assunte o meno dalle vittime o da qualche loro tara mentale, è che tutti ricordano la stessa terrificante sensazione di paura e la visione di creature mostruose. “Sebbene la spiegazione scientifica della paralisi del sonno mi avesse personalmente confortato (anche perché si sposa con la mia visione del mondo), molte persone l’hanno invece respinta. In molti si chiedono cosa diavolo stia accadendo loro, alcuni hanno idee molto chiare in proposito, che considerano attendibili e valide”, continua Ascher. “Mentre la troupe viaggiava per il mondo (e nel pozzo senza fondo del web) alla ricerca di storie, rimanevamo stupiti nello scoprire le strane similitudini nei racconti di alcune persone, nonché la quantità di interpretazioni radicalmente diverse rispetto a quanto fosse realmente accaduto loro. In un certo senso The Nightmare è due film horror in uno: c’è ovviamente il terrore primordiale di sentirsi impotenti di fronte a un intruso misterioso, ma c’è anche il terrore più sottile, esistenziale, al confine tra realtà e immaginazione”.