“Il modo in cui affrontiamo il fenomeno dei rifugiati è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidarietà con i fratelli e le sorelle nel bisogno”. Dall’Uganda, seconda tappa del suo viaggio in Africa dopo il Kenya, Papa Francesco ha voluto subito rivolgere un appello a favore dell’accoglienza dei rifugiati. Parole che Bergoglio ha rivolto non solo all’Africa, ma anche all’Europa alla quale da tempo ha chiesto di accogliere in ogni parrocchia e santuario almeno una famiglia di immigrati, così come ha fatto il Vaticano.

Alle autorità del Paese il Papa ha sottolineato che “qui nell’Africa Orientale, l’Uganda ha mostrato un impegno eccezionale nell’accogliere i rifugiati, permettendo loro di ricostruire le loro esistenze nella sicurezza e facendo loro percepire la dignità che deriva dal guadagnarsi da vivere con un onesto lavoro. Il nostro mondo, segnato da guerre, violenze e diverse forme di ingiustizia, è testimone di un movimento migratorio di popoli senza precedenti“. Bergoglio ha voluto anche “incoraggiare i tanti silenziosi sforzi compiuti per assistere i poveri, gli ammalati e le persone in qualsiasi difficoltà. È in questi piccoli segni che possiamo vedere la vera anima di un popolo. In molti modi il nostro mondo diventa più solidale; tuttavia, nel medesimo tempo, assistiamo con preoccupazione alla globalizzazione della ‘cultura dello scarto’, che ci rende ciechi di fronte ai valori spirituali, indurisce i nostri cuori davanti alle necessità dei poveri e priva i nostri giovani della speranza”.

Motivo del viaggio nel Paese, come ha spiegato Francesco, è la commemorazione della canonizzazione dei martiri ugandesi, cattolici e anglicani, celebrata 50 anni fa dal beato Paolo VI. Il Papa ha pregato nel luogo dove, tra il 1885 e il 1887, morirono i martiri e dove oggi sorge il Santuario nazionale di Namugongo. “La testimonianza dei martiri – ha sottolineato il Pontefice – mostra a tutti coloro che hanno ascoltato la loro storia, allora e oggi, che i piaceri mondani e il potere terreno non danno gioia e pace durature”. Per Bergoglio è “piuttosto la fedeltà a Dio, l’onestà e l’integrità della vita e la genuina preoccupazione per il bene degli altri ci portano quella pace che il mondo non può offrire. Ciò non diminuisce la nostra cura per questo mondo, come se guardassimo soltanto alla vita futura. Al contrario, offre uno scopo alla vita in questo mondo e ci aiuta a raggiungere i bisognosi, a cooperare con gli altri per il bene comune e a costruire una società più giusta, che promuova la dignità umana, senza escludere nessuno, che difenda la vita, dono di Dio, e protegga le meraviglie della natura, il creato, la nostra casa comune”.

Nella sua omelia il Papa ha sottolineato “con gratitudine il sacrificio dei martiri ugandesi, la cui testimonianza d’amore per Cristo e la sua Chiesa ha giustamente raggiunto ‘gli estremi confini della terra’”. Ma Francesco ha voluto ricordare “anche i martiri anglicani, la cui morte per Cristo dà testimonianza all’ecumenismo del sangue. Tutti questi testimoni – ha sottolineato Bergoglio – hanno coltivato il dono dello Spirito Santo nella propria vita e hanno dato liberamente testimonianza della loro fede in Gesù Cristo, anche a costo della vita, e molti in così giovane età”.

Ai giovani dell’Uganda il Papa ha chiesto di “lottare contro l’Aids“. E nella casa di carità di Nalukolongo Bergoglio ha voluto sottolineare particolarmente il “grande e fruttuoso lavoro fatto con le persone malate” di questo virus. “Oggi, da questa casa, – ha affermato Francesco – vorrei rivolgere un appello a tutte le parrocchie e le comunità presenti in Uganda, e nel resto dell’Africa, a non dimenticare i poveri”.

Il Papa ha sottolineato che “è riprovevole quando i giovani vengono sfruttati dall’attuale schiavitù del traffico di esseri umani! Se guardiamo attentamente al mondo che ci circonda, pare che in molti luoghi si stiano diffondendo l’egoismo e l’indifferenza. Quanti nostri fratelli e sorelle sono vittime dell’odierna cultura dell’’usa e getta’, che ingenera disprezzo soprattutto nei confronti dei bambini non nati, dei giovani e degli anziani! In quanto cristiani, non possiamo semplicemente stare a guardare. Qualcosa deve cambiare! Le nostre parrocchie non devono chiudere le porte e le orecchie al grido dei poveri”

Twitter: @FrancescoGrana

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