Un agguato per intimidire. E’ questa la pista seguita dagli investigatori che stanno cercando di fare luce sul ferimento a colpi di pistola del “re della pasta”, Ciro Moccia, avvenuto la sera del 27 novembre davanti alla casa dell’imprenditore di 45, a Gragnano, in provincia di Napoli. L’aggressore è entrato in azione mentre Moccia e il figlio, a bordo della loro Mercedes Classe A, attendevano che si aprisse il cancello elettrico dell’abitazione. Chi ha sparato non voleva uccidere, ma spaventare, sostengono gli investigatori. Troppi i colpi esplosi da distanza ravvicinata (dodici in tutto, calibro 9, e tutti rivolti verso terra), che non gli avrebbero dato scampo qualora l’intenzione fosse stata quella di uccidere.
Erede di una tradizione centenaria di lavorazione della pasta e presidente del Nuovo Consorzio per la tutela della Pasta di Gragnano Igp, Ciro Moccia, ripresosi dallo choc, ha postato su Facebook il suo sfogo: “Troppe cose penso in queste ultime ore, specie che in vita mia ho fatto sempre e solo del bene e creato posti di lavoro onestamente… Forse ho sbagliato?”.
L’imprenditore, ricostruisce l’Ansa, è stato raggiunto da una pallottola al polpaccio: con mezzi propri ha raggiunto l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia dove i sanitari gli hanno estratto l’ogiva. Per ora sono due le ipotesi formulate sul movente: un agguato a scopo intimidatorio, per rendere Moccia più malleabile in vista di una richiesta di pizzo futura; oppure una ritorsione visto che, in passato, l’uomo ha denunciato dei tentativi di estorsione finiti con l’arresto dei malviventi.
Al vaglio degli agenti del commissariato di Polizia di Castellammare di Stabia (Napoli), coordinati dal dirigente Pasquale Di Lorenzo, anche l’eventuale coinvolgimento di alcuni gruppi camorristici attivi tra Castellammare e Gragnano.