La storia recente di Aamps, la società partecipata al centro della bufera. I problemi ai tempi dei manager nominati dal centrosinistra con piani di rientro mai completati fino alle controversie dell'ultimo anno e mezzo
Una storia infinita dall’epilogo imprevedibile. Molti anni di gestione targata Pd ma gli ultimi 18 mesi in mano al M5S: Aamps, la società (quasi 300 dipendenti) controllata al cento per cento dal Comune di Livorno che si occupa della gestione dei rifiuti, è a un passo dal baratro. I conti non stanno più in piedi: 20 milioni di perdite (a pesare soprattutto gli 11 milioni di euro di crediti inesigibili della tariffa sui rifiuti dal 2006 al 2012), per garantire la continuità aziendale servirebbero 7 milioni di euro entro metà 2016. La giunta grillina non vuole però procedere alla ricapitalizzazione: “I tagli al bilancio del Comune sarebbero insostenibili, non vogliamo paralizzare la città” è il ritornello di Nogarin che poi attacca il Pd parlando di “20 anni di scelte sbagliate”. L’amministrazione comunale ricorrerà al concordato preventivo in continuità, strumento che dovrebbe servire a garantire “prima di tutto i lavoratori” e a riconsegnare alla città “una società finalmente in bonis”. Malgrado le rassicurazioni i dipendenti e i sindacati sono però sul piede di guerra e due giorni fa hanno duramente contestato il sindaco: “Ci hai preso in giro”. Il Pd di contro replica ai grillini: “Da parte vostra solo slogan: il caso Aamps dimostra che non siete capaci di governare”.
La cura da cavallo di Rosi
La situazione di Aamps appare sempre più critica nel 2012. Serve una cura da cavallo. L’allora sindaco del Pd Alessandro Cosimi nomina amministratore unico Angelo Rosi, manager umbro che anni prima riuscì a salvare dal fallimento lo storico Cantiere navale Fratelli Orlando. In un anno Rosi fa accettare ai 200 creditori un piano di rientro di 24 milioni di debiti spalmato su 4 anni: “Evitato il fallimento”. Il manager attacca i sindacati e le gestioni passate (“in azienda ci sono 4 dirigenti e 11 quadri ma nessuno che spazza le strade”) e viene accusato di gestire Aamps in maniera “autoritaria”. In una conferenza stampa-show d’addio il manager sparerà a zero: “Qui sembra d’essere al Cottolengo – dichiarò al Tirreno – su 264 dipendenti ho trovato 64 pseudo-invalidi, 44 divenuti tali in servizio, tra cui persone che non possono stare al pubblico ma la sera fanno i dj e altre che non possono alzare oggetti più pesanti di 250 grammi. Abbiamo iniziato accertamenti e magicamente qualcuno sta guarendo”.
Quel bilancio approvato a poche ore dalle elezioni…
E’ il maggio 2013. Dopo il turbolento addio di Rosi (e due mesi di gestione in mano a Nicola Falleni, dirigente responsabile del dipartimento economia finanziaria del Comune) Cosimi decide di nominare amministratore unico il suo portavoce, Enzo Chioini. A scatenare polemiche sarà l’approvazione del bilancio consuntivo 2013 avvenuto a fine maggio 2014, a pochi giorni dalle elezioni amministrative che avrebbero decretato la vittoria di Nogarin. Un bilancio approvato con 88mila euro di utile malgrado il parere negativo dei sindaci revisori Aamps. Secondo l’ex presidente del collegio Giovanni Verugi i vertici aziendali avrebbero dovuto implementare il fondo svalutazione crediti e quindi il bilancio si sarebbe dovuto chiudere con 800mila euro di perdite. “Il bilancio 2013 era corretto. Fino a giugno 2014 l’azienda era in sicurezza” controbatte però Cosimi.
Aamps a Cinque stelle, arriva lo “Steve Jobs livornese”
La vittoria del M5S alle elezioni amministrative del maggio 2014 fa ancora cambiare rotta all’azienda. Via Chioini, arriva il 28enne Marco Di Gennaro, perito industriale di Massa. Nogarin lo esalta: “Sarà il nostro Steve Jobs“. L’amministratore unico verrà però sospeso dall’incarico sette mesi più tardi, ufficialmente per motivi di salute: secondo indiscrezioni però ci sarebbero contrasti con il consulente Andrea Marzovilla, manager nominato per 6 mesi da Nogarin per effettuare una radiografia a quanto avvenuto in Aamps nei due anni precedenti. Di Gennaro rientrerà però nel nuovo cda presieduto da Aldo Iacomelli. La Cna lancia intanto l’allarme: “Situazione critica, il pagamento ai fornitori è indietro da mesi”. Le criticità legate al pagamento della tassa dei rifiuti non diminuiscono: il dirigente del Comune Alessandro Parlanti parla di circa 15 milioni di euro di morosità legati a Tares 2013 e Tari 2014.
Bilancio-choc da 20 milioni euro di perdite
Lo scorso marzo i sindaci revisori Aamps mettono in guardia: servono risorse importanti per continuare a garantire la continuità aziendale. Il bilancio consuntivo 2014? Si parla di 20 milioni di euro di perdite a fronte di un bilancio previsionale con un utile di 12mila euro. La giunta Nogarin motiva il “cratere” puntando il dito contro le recenti gestioni targate Pd: nel mirino soprattutto gli 11 milioni di euro di crediti inesigibili Tia relativi al 2006-2012 e i 2,5 milioni per la progettazione della terza linea dell’inceneritore. I democratici controbattono: “Tutta colpa dei 5 Stelle: in soli 18 mesi hanno messo in ginocchio Aamps”. Nel frattempo polizia e guardia di finanza effettuano blitz in azienda e reperiscono documenti.
I debiti dei morosi Tia spalmati su tutta la cittadinanza: aumenta la Tari
A inizio agosto la conversione del decreto legge 78 conferma alla giunta la possibilità di spalmare sulla fiscalità generale 2016 e 2017 i crediti inesigibili della tariffa ambientale: così come avvenuto per il 2015 ci sarà un aumento annuo della Tari di 3,8 milioni d’euro. Nogarin attacca: “Un gran numero di cittadini e imprese livornesi per anni non hanno pagato la tariffa d’igiene urbana e nessuno ha mai chiesto alcunché: perché?” . Poi l’affondo: “Pd ‘amico’ degli evasori“.
Nessuna ricapitalizzazione, la situazione precipita: Aamps verso il concordato
La strada della ricapitalizzazione si è rivelata alla fine impraticabile: “Sarebbero stati necessari tagli per 7,5 milioni da sommare ai 6 milioni previsti per minori introiti: non vogliamo paralizzare la città“. Lo scorso 26 novembbre l’amministrazione comunale ha così ufficializzato l’intenzione di richiedere il concordato preventivo in continuità. Una scelta che ha mandato su tutte le furie dipendenti, sindacati e ditte dell’indotto: “Nogarin ci ha preso in giro: ritiri il concordato e ricapitalizzi Aamps”.