Mi ha fatto bene leggere in questi ultimi mesi le varie autobiografie di Einstein. Mi ha fatto bene perché mi hanno insegnato tantissime cose. Tramite la sua vita, tramite il pensiero, ho colto tante sfumature della vita di tutti i giorni che faticavo a comprendere. La vita di Einstein rappresenta per me la casetta sull’albero da raggiungere per un bambino, il mio personalissimo parco giochi, l’ho sempre immaginato così, fin dagli anni di studio della fisica durante la mia laurea a Milano, e poi i miei anni all’Ecole Polytechnique di Parigi. Avevo un conto in sospeso con lui, e con la fisica da troppo tempo, e così mi sono dedicata con molta dedizione, con acribia, a tutti gli scritti che lo riguardavano. Di altri che parlavano di lui, alcuni molto illuminanti. E delle sue lettere, scritte di suo pugno. Diversi post, recentemente, infatti, qui in questo spazio erano riferiti a lui, un po’ come un chiodo fisso, e ora vi svelo il perché.
La foto che accompagna questo mio viaggio è una sola, quella del quinto Congresso Solvay, anno 1927. Guardate che foto magnifica, che emozionante ritratto. C’erano tutti: riconoscerete facilmente Einstein centrale con lo sguardo furbetto, ma anche Marie Curie e Planck sono facilmente identificabili, e poi Lorentz grande orchestratore, e poi, colpo di scena, ci sono i giovani: dietro, distratti, certo – una foto in posa non può che far distrarre infatti – c’è Pauli, 27 anni, c’è Heisenberg, 25 anni, centrale c’è Dirac, 25 anni. Io questa foto la adoro. A me questo ritrovo fa impazzire. Ci sono Schroedinger e Compton pure. Io non riesco a togliere di occhi da questa foto. Per anni mi è successo questo. E adesso, finalmente, per festeggiare i 100 anni della relatività, ne ho scritto. Un lavoro lunghissimo, che vedrà la luce a metà gennaio 2016. Quando il mio nuovo libro verrà pubblicato, e io potrò continuare a guardare questa foto e dirvi tutti gli aneddoti che l’accompagnano.
Einstein nel dicembre del 1915 pubblica i lavori che lo hanno reso immortale, e io voglio brindare a lui pubblicando (cento anni e) qualche settimana dopo il mio libro che lo osanna. Un po’ dopo, certo. Non in contemporanea. Anche le nostre date di nascita sono separate da un delta di due giorni, d’altra parte. E, dopotutto, è proprio questa non contemporaneità degli eventi (nello spazio e nel tempo) che lui ha elaborato meglio di tutti…per cui: cin cin!