Per oggi aveva annunciato controlli nelle scuole perché “le nostre tradizioni cattoliche si mantengono e si insegnano”. E’ entrato a suo modo Massimo Bitonci, sindaco leghista di Padova, nel dibattito suscitato dalle controverse decisioni del preside della scuola di Rozzano nel Milanese riguardo i festeggiamenti natalizi. Il post d’annuncio su Facebook si concludeva così, in maniera poco conciliante: “Non si cancella il Natale e si tolgono crocefissi solo perché ‘a qualcuno dà fastidio’, se non sono d’accordo possono sempre scegliere di ritornare da dove arrivano”.
L’uscita del sindaco ha contribuito a rendere elettrica la questione, soprattutto tra i non addetti ai lavori. La dichiarazione di un genitore di una scuola materna cittadina pubblicata da un giornale locale aveva fatto pensare che una “revisione” delle feste natalizie sarebbe accaduta anche lì. In realtà la notizia si è rivelata priva di fondamento – come abbiamo potuto facilmente verificare parlando con la responsabile della scuola – anche se ha comunque provocato, oggi, la visita nell’istituto dell’assessore comunale alle Politiche sociali Vera Sodero. La stessa Sodero, assessore fresca di nomina e fedelissima del sindaco Bitonci, è stata incaricata dal sindaco “di verificare se, all’interno degli istituti scolastici comunali, siano in atto censure ovvero operazioni di disturbo, atte ad escludere e cancellare i riferimenti cristiani al Natale”.
Nelle dichiarazioni di oggi Bitonci corregge un po’ il tiro dopo le polemiche suscitate, rivelando che la scelta di avviare i controlli nelle scuole è nata anche dalla lettera ricevuta da una “una rappresentante musulmana che, cito testualmente, ha sostenuto: Come cittadini Italiani di fede Islamica, non soltanto non abbiamo dunque alcuna particolare obiezione al fatto che, in un Paese di tradizione Cristiana, si esibiscano i simboli religiosi e si commemorino le festività legate a questa tradizione – così come ci aspettiamo che avvenga coerentemente nei Paesi di tradizione Islamica – bensì non abbiamo nemmeno alcun interesse a promuovere una minore visibilità della ‘religiosità diffusa’ che caratterizza questo Paese, che consideriamo anzi un’eredità spirituale in cui affondano le radici del dialogo e della comprensione reciproca”.
L’annuncio del sindaco patavino ha provocato la reazione del provveditore agli studi Andrea Bergamo che ad un giornale locale ha dichiarato: “È fin troppo evidente che, in questo caso, siamo davanti ad una crociata religiosa che mira solo a dividere e non ad unire. Nella scuola statale la programmazione è del tutto autonoma e non può certo essere modificata dall’esterno. Nelle scuole padovane i valori cristiani e cattolici sono ben radicati, non c’è bisogno di un intervento politico di questo genere per ricordare che, alla vigilia delle feste natalizie, è giusto rispettare le tradizioni religiose cristiane”.
“E’ tutta propaganda, gli insegnanti vanno avanti per la loro strada e queste polemiche si spengono sulle porte delle aule” ha dichiarato Tiziano Sandonà, sindacalista della Cisl scuola. Mentre Roberta Scalone, maestra di una scuola di periferia con una altissima componente di alunni figli di immigrati riflette: “Tutto questo bailamme, ampiamente strumentalizzato dalla politica, origina dalla incapacità della scuola italiana di affrontare il nodo della laicità. Non tiriamo in mezzo i figli degli immigrati quando parliamo del crocefisso o della recita di Natale, il problema non riguarda loro, ma noi che abbiamo convissuto in questi decenni con l’ambiguità non riuscendo ad affrontare seriamente la questione”.