Nessun segnale di distensione a sei giorni dall'abbattimento del caccia russo. Il Cremlino non esclude un colloquio con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, principale alleato di Ankara in Medio Oriente
Sei giorni dopo l’abbattimento del caccia russo da parte della Turchia continua il gelo tra i due Paesi. Il presidente Vladimir Putin ha deciso di non incontrare il suo omologo Tayyip Recep Erdogan a margine della Conferenza sul clima in corso a Parigi. L’ufficialità è arrivata tramite il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.
Il 28 novembre scorso Erdogan aveva dichiarato che un eventuale incontro nella capitale francese avrebbe potuto migliorare le relazioni diplomatiche tra i due Paesi. “Parliamo dell’incidente e proviamo a ricucire le relazioni fra i due stati quando ci incontreremo a Parigi in occasione della Conferenza sui cambiamenti climatici”. Ma aveva anche aggiunto che la Turchia non aveva intenzione di scusarsi con la Russia. La risposta di Mosca non si è fatta attendere con una serie di sanzioni economiche, già preannunciate dal ministro dell’economia Alexei Ulyukayev, che hanno rimandato ancora il disgelo: stop alle importazioni di prodotti turchi e limiti alle attività economiche; infine l’annuncio che dal primo gennaio 2016 i datori di lavoro russi non potranno assumere cittadini turchi.
Oggi, con il no a Erdogan, è arrivata la conferma del momento delicato tra i due paesi. Il Cremlino non ha invece escluso un incontro tra Putin e Barack Obama, presidente degli Usa e principale alleato della Turchia in Medio Oriente. Due giorni fa, lo stesso Peskov ha rilasciato una dichiarazione che sembrava indirizzata proprio agli Stati Uniti: “La Turchia è imprevedibile. Chiediamo a quei Paesi che hanno un’influenza su Ankara di cercare di garantire una prevedibilità delle sue azioni”.