Il Comune di Taurianova è andato al Partito democratico. Il ballottaggio si è concluso con un testa a testa in cui ha avuto la meglio il candidato del centrosinistra Fabio Scionti che ha ottuenuto circa 4mila voti e il 51% delle preferenze. Quanto basta per avere la meglio sul candidato di Forza Italia, Roy Biasi che si è fermato a poco più 3800 voti. Si è conclusa così la prima tornata elettorale dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose disposto dal governo nel 2013. Era la terza volta, dal dal 1991, che Taurianova faceva i conti con il commissariamento.
Sarà anche per questo che l’attenzione della Procura si è concentrata su una campagna elettorale in cui hanno trovato spazio minacce a candidati, che si sono poi ritirati dalla competizione, e lettere anonime che hanno avvelenato i pozzi di quello che dovrebbe essere un ritorno alla democrazia in una delle cittadine a più alta densità mafiosa.
Taurianova, infatti, ha conosciuto i morti ammazzati, ma anche gli intrecci perversi tra politica e ‘ndrangheta che, a queste latitudini, rievocano le pagine buie della Dc locale da una parte e delle cosche calabresi dall’altra. Tra gli anni ’80 e ’90 Taurianova è stata il teatro di una delle più sanguinose faide di ‘ndrangheta dove in piazza i boss tagliavano le teste per poi utilizzarle per il tiro al bersaglio. Era il maggio 1991, e fu proprio questo episodio a spingere il Parlamento ad approvare la legge sullo scioglimento della amministrazioni condizionate dal crimine organizzato. Due mesi dopo toccò proprio a Taurianova. All’epoca il Comune era retto da Olga Macrì, sorella del famoso “Ciccio Mazzetta” (all’anagrafe Francesco Macrì) ex presidente della locale Usl e fedelissimo di Riccardo Misasi e Ludovico Ligato. Un pluripregiudicato, Ciccio Mazzetta, che dettava le regole anche alla ‘ndrangheta e che, prima di finire in carcere, ha conosciuto 17 mesi di latitanza trascorsi comodamente in una villa al mare a Riace.
Ieri come allora i cognomi sono sempre gli stessi. Alcuni li ritorviamo nelle carte dell’inchiesta “Taurus”, sulla faida tra principali famiglie mafiose del posto, altri nei tre decreti di scioglimento diventati la “bestia nera” della politica locale. Pagine “dimenticate” da tutti e, non per questo, mai entrate nel dibattito della campagna elettorale vinta dal Partito democratico. La parola “scioglimento” è un tabù a Taurianova dove i partiti hanno inserito in lista membri di amministrazioni già mandate a casa per mafia.
Tra questi c’è Fausto Siclari, ex coordinatore del Pdl locale e poi diventato capo di una lista civica che ha sostenuto il centrosinistra. Ha rastrellato 184 voti che, oggi, lo inseriscono tra i papabili assessori comunali. Il suo nome, inoltre, è tra quelli di cui si parla per la carica di vicesindaco di Fabio Scionti. Eppure – è scritto nella relazione di scioglimento del 2009 – Fausto Siclari è stato “notato accompagnarsi con Viola Stefano, inserito nella cosca mafiosa denominata Fazzalari-Zagari-Viola e fratello dell’ergastolano Viola Marcello”.
Fino al 2013, Siclari era consigliere quando il Comune era guidato da Domenico Romeo, imparentato con i boss Avignone. Non c’è l’ha fatta l’ex assessore Annamaria Cordopatri (candidata sempre con il centrosinistra) della quale i carabinieri evidenziano “il particolare rapporto confidenziale con la famiglia Corica”. E neppure Angela Crea il cui padre è l’ex direttore dell’ufficio postale Antonio Pietro Crea, assessore comunale almeno nei primi due scioglimenti.
Anche se ha perso il ballottaggio, a guidare l’opposizione in Consigio ci sarà l’assessore provinciale Roy Basi (Forza Italia) che, pur essendo stato due volte sindaco, non è mai stato colpito da uno scioglimento per ‘ndrangheta. Tuttavia, è stato “controllato più volte in compagnia di Viola Salvatore (fratello del noto Marcello Viola, boss della cosca Viola-Zagari-Fazzalari)” e il suo nome compare nella relazione dei commissari prefettizi che dedicano un intero capitolo all’affare della Fons Nova Vita Felix, la società (oggi fallita) in odor di mafia che, grazie alle delibere della giunta Biasi, ha goduto di una massiccia quota di partecipazione pubblica creata per l’imbottigliamento dell’acqua.
L’opposizione sarà rappresentata anche dall’aspirante sindaco Cettina Nicolosi e dall’unico candidato della sua coalizione eletto consigliere comunale: Rocco Sposato, il cugino di Francesco Sposato, “appartenente – scrivono i commissari – all’omonimo clan mafioso poi soppiantato dagli Avignone”.
Mafia, politica e scioglimenti. In giornata potrebbe arrivare una telefonata del premier Matteo Renzi al neo sindaco Fabio Scionti. Parleranno anche di questo?