“Tre morti e una decina di feriti” – così comincia la cronaca dell’ennesimo attacco ad opera di un fanatico antiabortista che a Colorado Springs è entrato in un consultorio e ha fatto una strage in nome della salvezza dell’embrione e del suo Dio. Però la storia usa sempre di due pesi e due misure e se quando si parla di Isis a ciascun musulmano si chiede di prendere distanza – per giustificarsi o convertirsi – dalla religione del peccato quando, invece, si parla di un estremista antiabortista che compie stragi in nome del suo Dio non c’è nessun credente che viene colpevolizzato per la religione che pratica. L’antiabortista stragista è solo un folle. Gli stragisti che dicono di uccidere in nome di Allah invece sono persone razionali. Non folli. No, no. Ma strateghi che ammazzano la gente per perseguire fini equilibrati. Si, come no.
L’intolleranza è quella del membro dell’Isis che chiama uomini e donne che non si affidano al loro Dio, cani e cagne infedeli, ed è anche quella dell’antiabortista, bianco, razzista che usa armi che provocano sangue, sofferenza e morte contro le donne che chiama “assassine”. E se la chiamate follia, ovvero l’atto di un singolo assassino, bisognerà pensare che quella follia riguardi tutta la gente che ci chiama, per l’appunto, assassine. Riguarda chi ci demonizza, e ci presenta al resto del mondo come figlie di Satana, portatrici del male, solo perché ci riteniamo libere di scegliere per tutto quello che riguarda il nostro corpo.
Per l’antiabortista si troveranno forse molte giustificazioni. Per il fanatico fondamentalista dell’Isis invece si chiamano le cose con il proprio nome salvo attribuire quella perfidia, generalizzando, a tutte le persone dell’Islam. Come dire che la singola azione di un credente affezionato a Dio, ovvero uno di quelli la cui religione ha dichiarato guerra alle donne, si ripercuoterà su tutti gli altri.
Qual è la differenza in fondo? Gli antiabortisti, fanatici, uccidono, pensando che sia Dio a guidare la loro mano. Se sono anche razzisti odieranno tutto quello che ci riguarda e ci augureranno una lenta morte in mano a un terrorista dell’Isis. Useranno le donne, diranno che è per il nostro bene, così da fermare i migranti, perché quelle donne possono essere uccise solo da un patriarca bianco. Un po’ come facevano i padri padroni con le loro figlie. Si autonominavano protettori di quei corpi che poi, però, avevano la possibilità di annientare se le donne disobbedivano al loro volere.
Strano destino è quello che riguarda le donne che vengono prese a pretesto per condurre guerre di religione, e poi diventano esse stesse oggetto di quelle guerre quando i padroni capiscono che i nostri corpi non gli appartengono. È una cultura reazionaria di ritorno che parla ancora di corpi la cui gestione non ci è proprio concessa. Non possiamo decidere per noi stesse. Non abbiamo la libertà di autodeterminarci. E tutto questo avviene non nel lontanissimo paese in cui le donne vestono con un burqa, ma proprio qui, adesso, dove fascisti imbrattano le pareti di spazi sociali per intimidire le femministe che parlano di aborto e contraccezione. Dove antiabortisti consegnano slogan che ci terrorizzano per dirci che i nostri corpi apparterrebbero a Dio e dunque agli uomini che dicono di parlare in suo nome. Qualunque sia la scusa idiota che essi cercano di fatto quel che vogliono è limitarci, o farci passare da un padrone all’altro, offrirci una libertà che a noi non è dato conquistare da sole per poi ritogliercela quando osiamo sperare che quella libertà di gestione di noi stesse corrisponda a qualcosa di vero.
Del terrore che vivono i centri in cui si abortisce non parla nessun cattolico, non prende le distanze, non esorta i cattolici ad armarsi di cartelli in cui c’è scritto “not in my name” per fare un corteo nazionale. Non importa se questi centri subiscono minacce, terrore, incendi, e devono spostarsi continuamente di sede in sede per poter offrire un’assistenza adeguata alle donne che abortiscono. Non importa se le donne che abortiscono vengono insultate e maltrattate e minacciate e stalkerizzate da gente violenta che osa dire che dobbiamo sottometterci al loro volere. E non perché ce lo ordinano. Ma no. Vorrebbero addirittura che accettassimo di fare quel che dicono perché finiremo per credere che sia l’unica verità possibile. Come dire che lo schiavo si sottomette perché ritiene che la schiavitù sia la scelta migliore per lui.
Sono tre morti e una decina di feriti uniti a tanti altri morti e feriti per mano di fanatici dello stesso tipo. Sono i nostri terroristi, quelli di casa nostra. Quelli che uccidono le donne che non si sottomettono al loro volere. Dov’è dunque la libertà della quale parlate?