denis bergamini 675

Pietra tombale e caso chiuso, oppure no. Meno di 20 giorni e sapremo se trovarci davanti al delitto perfetto. Perché un nuovo tassello s’aggiunge al rebus Denis Bergamini, sempre più grigio e nebuloso. Prima il rompicapo sulla misteriosa morte dell’ex centrocampista del Cosenza, nel lontano 1989 (‘Il Calciatore suicidato’, per la penna di Carlo Petrini), poi nel 1992 l’assoluzione in appello da omicidio colposo per Anna Isabella Internò (ex fidanzata del divo ‘Denis’) e Raffaele Pisano (il camionista: sotto le sue ruote fu rinvenuto il corpo). Nel 2011 la richiesta di riapertura dell’inchiesta da parte dell’indomita famiglia, sostenuta da numerosi supporter. Lunedì le polemiche sul dispositivo d’archiviazione d’indagini da parte del Gip Annamaria Grimaldi della Procura della Repubblica di Castrovillari: nessuna teoria del complotto, tesi dell’omicidio carente “considerati solo fatti certi” e ‘processo bis’ bloccato sul nascere per “infondatezza della notizia di reato e mancanza di elementi di prova efficacemente rappresentativi”. E oggi, colpo di scena, il mistero si infittisce spingendosi fin su un ipotetico ‘Bergamini ter’. Come? “Il 21 Dicembre mi incontrerò col Procuratore Capo Eugenio Facciolla. C’è la sua disponibilità – mi ha detto al telefono l’avvocato Fabio Anselmo, specializzato in casi ‘impossibili’ di altre storie all’italiana (Aldrovandi, Cucchi, Uva) – Non capisco come sia stato possibile bollare come priva di referenze scientifiche la superperizia che abbiamo proposto”.

Al centro della nuova contesa, da misurare in una eventuale fase dibattimentale, c’è infatti un approfondimento probatorio (definito ‘innovativo’) condotto dal prof. Vittorio Fineschi dell’Università La Sapienza di Roma, che finora non è stato considerato. Perché? “Si tratta di marker che vanno ad agire su blocchi paraffinici che sono stati conservati. Sui reperti. Ci servirà a capire la vitalità delle lesioni riportate dal Bergamini al momento in cui il suo corpo impattò il camion”. In sostanza: c’è (ancora) da accertare se il giocatore fosse ancora vivo (o meno) prima di finire sotto le ruote del Fiat Iveco 180 sulla statale jonica nei pressi di Roseto Capo Spulico (meta ininterrotta di pellegrinaggi di tifosi, che nei giorni scorsi hanno inaugurato una piazza di Cosenza dedicata a Denis). Ipotesi, sempre secondo Anselmo, in realtà già configurata.

Infatti, leggendo il dispositivo del giudice di Castrovillari, se è vero che un “accordo criminoso” teso ad ucciderlo fu “inverosimile, come la messa in scena per coprire l’eventuale delitto”, dall’altro – ed è questo un punto molto importante per chi non si arrende nella ricerca della verità – “non ignora questo giudice che rimangono circostanze non chiarite e che non vi è dimostrazione scientifica incontrovertibile che il Bergamini si sia suicidato, considerati solo fatto certi”. Tant’è che è indubbio, sempre secondo il Gip, che “in astratto, non vi erano ragionevoli motivi perché il Bergamini si suicidasse, dal momento che si trattava di un giovane calciatore di successo”…. E allora? Il giallo continua, marker permettendo…

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