La Nave di Teseo è una nuova casa editrice, fondata da Elisabetta Sgarbi, già direttrice editoriale di Bompiani, con il sostegno di diversi altri autori, molti già affermati. L’iniziativa è stata vista come una risposta all’acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori (evento che già aveva causato l’uscita dal gruppo di Adelphi). La stessa Sgarbi lo conferma dichiarando (Il Corriere della Sera) che “Il mondo dei libri è sacro, in esso deve regnare la pluralità, cioè non si devono creare le condizioni per una concentrazione. Non penso che la Mondadori limiti le libertà professionali o autoriali, ma ritengo che una proprietà che concentri il 35 o il 38% del mercato, in un Paese come l’Italia, crei le condizioni perché la pluralità sia a rischio”.
Prendiamo spunto dall’iniziativa, per verificare quale sia lo stato dell’editoria libraria.
La lettura dei libri in Italia è in calo (solo il 41% della popolazione ha letto nel 2014 almeno un libro nell’ultimo anno, mentre nel 2000 si era arrivati al 47%). È solo colpa degli italiani se leggono poco, se preferiscono, come alcuni sostengono, vedere la Tv piuttosto che leggere un libro? Le responsabilità sono varie e fra queste va annoverata anche la situazione asfittica del mercato editoriale, sempre più dominato da pochissimi editori. Entrare oggi in una grande libreria, appartenente per lo più ai due-tre principali gruppi editoriali, si rischia di perdersi in un’offerta che tende a omologare tutti i libri.
L’esposizione tende a privilegiare i libri più commerciali, come accade in questi giorni con le strenne natalizie: i soliti testi di cucina, le biografie di artisti o di ex calciatori, o l’annuale libro di Vespa. Più nascosti sono invece i libri di maggiore impegno letterario. La quantità allontana sempre la qualità, e questo accade anche nell’editoria. I grandi editori preferiscono produrre libri a raffica nella speranza che fra tanti esca il best seller: si suole dire che si stampano dieci libri nella consapevolezza che uno soltanto, impossibile però da prevedere, avrà il successo che ripagherà i costi degli altri nove. È l’effetto del processo di standardizzazione dell’industria libraria.
Il libro è sacro! È “sacro” fin dalla sua nascita. Fino a pochi anni fa, ogni casa editrice importante aveva una sua “filosofia” alla quale ogni libro edito si atteneva e che il lettore riconosceva prima ancora di leggere il libro. Fra i medi-grandi editori sono pochi a seguire ancora questa regola, tra gli altri Adelphi, Sellerio, Bompiani. Nel frattempo l’attività di scouting di giovani autori è svolta ormai solo dalle piccole e medie case editrici. Sono sempre queste che “seguono” le giovani leve nel loro percorso di crescita. Si è perso anche l’impegno di curare gli aspetti più formali del libro: il prezioso lavoro redazionale di una volta, per esempio, si è ridotto e i testi sono meno scorrevoli. Anche le copertine tendono a essere ripetitive.
Nel mondo dei libri “deve regnare la pluralità”. In Italia vi sono diversi piccoli e medi editori straordinari. La pluralità quindi esiste, ma solo in teoria, poiché è per essi impresa improba raggiungere i lettori potenziali poiché la distribuzione e le grandi librerie appartengono alle pochissime principali case editrici, mentre le piccole librerie chiudono (senza che le autorità pubbliche le aiutino come meriterebbero). L’e-book potrebbe aiutare i medi-piccoli editori a superare le barriere della distribuzione.
Chi soffre maggiormente delle disfunzioni del mercato sono i lettori abituali. Si pubblicano circa 64mila titoli l’anno: un’enormità, ma fra questi ci sono tanti ottimi libri, il problema è che spesso i lettori non sanno quali siano.
Ben vengono quindi nuove iniziative, in particolare se hanno l’ambizione di offrirci libri di qualità.