Solo una piccola parte dei documenti che simulano l'assegno futuro sarà spedita ai lavoratori. Il presidente dell'istituto Tito Boeri ha spiegato che i soldi ci sono ma manca l'autorizzazione per "superare il vincolo di spesa”. Atteso emendamento ad hoc in legge di Stabilità. Ma intanto nemmeno il servizio online decolla. Del resto si tratta di stime "senza alcun valore certificativo”
La ‘busta arancione‘, la più grande rivoluzione previdenziale per i lavoratori italiani, partita lo scorso maggio, si scontra con i vincoli di spesa. Il documento, che prende il nome dal colore della lettera con la simulazione della futura pensione che arriva nella cassetta postale dei lavoratori, sarà infatti spedito solo a circa 150mila persone sui 3 milioni preventivati. A ufficializzarlo il presidente dell’istituto di previdenza, Tito Boeri: “Entro Natale riusciremo a inviare solo una piccola parte di lettere, perché non è stata data l’autorizzazione dai ministeri per superare il vincolo di spesa”. In altre parole, l’Inps ha la spesa per le spedizioni postali contingentata come un Comune alle prese con lo sforamento del patto di Stabilità. Quindi, anche se ha in cassa i soldi per acquistare i francobolli necessari all’invio della documentazione, non può utilizzarli.
Ora, detto che tecnicamente l’impasse è risolvibile grazie a una richiesta già inserita nella legge di Stabilità che dovrebbe sbloccare i fondi, ai lavoratori (esclusi quelli del pubblico impiego e gli iscritti ai fondi speciali: solo nel 2016 ci sarà l’estensione a tutti i 23 milioni di iscritti all’Inps) resta da chiedersi cosa accadrà alle loro buste arancioni con cui conoscere la situazione contributiva, calcolare l’importo dell’assegno pensionistico, simulare gli effetti sull’importo provocati da eventuali cambiamenti del rapporto di lavoro (il passaggio, per esempio, dal lavoro dipendente all’autonomo), o di interruzioni nel percorso professionale (cassa integrazione o disoccupazione), oppure da sensibili variazioni (verso l’alto o il basso) delle dinamiche retributive.
I più fortunati, che entro le prossime settimane riceveranno di sicuro la lettera, sono le “categorie coperte”, quelle cioè che non hanno chiesto il Pin per l’accesso online alla simulazione. Il contenuto si limita, in ogni caso, a una previsione sulla base dei dati disponibili e aggiornati sulla data del pensionamento, l’ultima retribuzione e il tasso di sostituzione, vale a dire il rapporto tra l’ultimo reddito da lavoro nell’anno e il primo assegno Inps. Più che altro, quindi, un modello standard per far capire come funziona il calcolo. Tutti gli altri lavoratori dovranno aspettare ancora mesi per toccare con mano la documentazione. Ma, se volessero scoprire subito a quale età e con quale assegno poter smettere di lavorare, possono accedere al sito dell’Inps. La procedura, con tutti i suoi limiti, assomiglia molto a quella del 730 precompilato: si inseriscono codice fiscale, dati anagrafici, indirizzo di residenza e numero di telefono. Il sistema ne verifica la correttezza e invia la prima parte del Pin via email o sms, mentre la seconda la spedisce a casa.
Secondo i dati forniti dall’Inps, fino a oggi solo un milione di italiani ha effettuato la simulazione online. Cosa hanno scoperto? Entrando nel simulatore e, dopo una prima schermata che introduce i principi cardine del sistema contributivo, è l’Inps a precisare “che si tratta di una simulazione senza alcun valore certificativo”. Del resto, il servizio permette di stimare la pensione attesa tra 20, 30 o addirittura 40 anni. Limiti che hanno scoraggiato gli italiani a utilizzarlo e la politica a decidere di adottare la busta arancione già vent’anni fa come in molti paesi d’Europa a partire dalla Svezia. Il motivo? Lo ha spiegato lo stesso Boeri mesi fa: “Per viltà e per paura di essere puniti nell’urna”. È, infatti, abbastanza probabile che alla maggior parte dei lavoratori non piacerà l’importo presunto della pensione, visto che sarà un assegno più magro di quello che si pensa.
A finire nel mirino delle critiche ci sono però anche i parametri posti alla base della simulazione: un monte pensione che si basa su una crescita del Pil dell’1,5%, dato considerato troppo ottimistico e che potrebbe produrre l’illusione di una pensione superiore anche del 25-30% rispetto a quella reale. Tanto che, proprio per ampliare la platea dei lavoratori che accedono al simulatore, Boeri aveva pensato di utilizzare la tattica dell’invio massiccio della simulazione direttamente a casa per posta. Francobolli permettendo.