Dopo i casi di Coop Operaie e Coop Carnica, finite in concordato preventivo mettendo a rischio la restituzione del prestito sociale, la Banca d’Italia studia una stretta sulla raccolta del risparmio tra i soci da parte delle cooperative. Via Nazionale, come anticipato sabato da Plus 24, ha messo in consultazione un testo che rivede la disciplina secondaria della raccolta effettuata da soggetti diversi dalle banche con l’obiettivo di “rafforzare presidi normativi, patrimoniali e di trasparenza a tutela dei risparmiatori”. Oggi infatti il prestito sociale vale per l’universo delle coop italiane quasi 11 miliardi, ma non è tutelato da adeguati fondi di garanzia né soggetto alla regolamentazione della vigilanza.
Coop ha reagito facendo sapere di essere “assolutamente favorevole ad interventi che vadano in direzione di una maggiore garanzia e trasparenza a vantaggio dei nostri soci”. Salvo poi chiosare: “Valuteremo il contributo da fornire partendo però dal presupposto inconfutabile della assoluta specificità e singolarità dell’istituto del prestito sociale, che è a tutti gli effetti un’espressione del rapporto di mutualità che intercorre tra il socio e la cooperativa”. La Coop sottolinea inoltre come “a seguito della normativa introdotta con il Decreto legge 91/ 2014 sono stati già recepiti adempimenti volti a migliorare l’informazione ai soci e la stessa Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative Consumatori) si è impegnata nel sollecitare su questo aspetto le cooperative. Nella stessa direzione va anche il percorso di autoregolamentazione predisposto da Legacoop, ovvero strutturare l’adozione da parte delle cooperative di un corpo normativo di autodisciplina più severo sotto il profilo delle procedure, della trasparenza, dei controlli, delle responsabilità degli amministratori e delle sanzioni”.
Via Nazionale dal canto suo sottolinea che serve un cambio di marcia perché il pubblico coinvolto è “numeroso e prevalentemente composto da consumatori” e in diversi casi, nonostante in teoria alle coop sia proibito effettuare raccolta rimborsabile a vista (ovvero su richiesta del depositante come in una banca), nella pratica questo viene presentato con modalità commerciali che “possono ingenerare nel pubblico l’idea di una sostanziale equiparazione” a quella bancaria. Una stortura a cui la revisione pone rimedio proibendo la pubblicizzazione o l’utilizzo di espressioni contrastanti con la norma. Bankitalia nota inoltre come il risparmio delle coop benefici di vantaggi competitivi e fiscali rispetto a quello delle banche. Inoltre il settore difetta di uno schema di garanzia obbligatorio del risparmio come le banche, che lo alimentano con i propri fondi: elemento che spinge l’istituto a suggerire l’adozione di un meccanismo di protezione.
Bankitalia specifica poi che l’ammontare del prestito sociale non deve superare il triplo del patrimonio netto consolidato (non quello civilistico, preso usualmente come termine di paragone) e può arrivare a cinque volte solo se assistito da una fidejussione con una banca. Questa garanzia dovrà però “possedere caratteristiche che ne assicurino l’efficacia”, in modo da contrastare “comportamenti elusivi” mirati solo ad ampliare i limiti della raccolta.