Dopo il taglio del rating da parte di Standard&Poor’s e il crollo delle vendite registrato negli Usa a novembre, Volkswagen ha raggiunto un accordo con le banche da cui otterrà un prestito ponte da 20 miliardi. Un “cuscinetto” per assicurarsi adeguata liquidità per affrontare la crisi causata dallo scandalo delle emissioni truccate. A riferirlo è l’agenzia Reuters, secondo cui sono coinvolti 13 istituti che offriranno quote da 1,5 o 2,5 miliardi ciascuno. Il totale del finanziamento offerto può arrivare fino a 29 miliardi, hanno fatto sapere due fonti, spiegando che venerdì i vertici del gruppo decideranno quanto chiedere e da quali banche. La casa tedesca, che nel terzo trimestre ha accantonato 6,7 miliardi per i costi iniziali dello scandalo, non ha voluto commentare.
Intanto, mentre a Wolfsburg è in corso l’assemblea di fabbrica, è emerso che la procura di Padova ha iscritto nel registro degli indagati otto manager di Porsche Italia tra cui il direttore generale Pietro Innocenti. L’ipotesi di reato è di frode nell’esercizio del commercio: al centro dell’inchiesta c’è anche in questo caso l’installazione sulle auto del software in grado di modificare i valori delle emissioni. Questa mattina la Guardia di Finanza ha perquisito la sede italiana della società e le case di alcuni dirigenti e sequestrato documenti cartacei e digitali. Un portavoce della filiale italiana ha detto che “Porsche Italia sta collaborando con l’autorità giudiziaria, come da indicazioni di Porsche AG, ma per quanto a nostra conoscenza non c’è alcun problema con i motori diesel delle vetture Porsche vendute in Europa: il problema riguarda quelle vendute negli Stati Uniti”.
L’amministratore delegato di Volkswagen Matthias Mueller ha anticipato allo Stern che il processo avviato per chiarire ragioni e dinamiche del diesel gate durerà almeno ancora un anno: “Spero che per la fine dell’anno prossimo ne saremo abbondantemente fuori”. Al contrario, il fronte delle rivendicazioni dei clienti e delle denunce all’impresa tedesca resterà aperto “presumibilmente per anni”. In questo quadro, i lavoratori interinali del gruppo temono che i loro contratti non vengano rinnovati, nonostante le rassicurazioni arrivate dai vertici nelle scorse settimane. L’Hannoversche Allgemeine Zeitung scrive che trecento di loro, in scadenza a fine gennaio, non otterranno proroghe. Si tratta di un terzo degli interinali impiegati nella fabbrica del capoluogo della Bassa Sassonia.