Non era mai accaduto che per eleggere tre giudici costituzionali servisse un numero talmente alto di scrutini da indurre persino ad errori di conteggio: con l’ultimo flop dovremmo essere al ventinovesimo e a nulla è servita la sostituzione di Pitruzzella con la new entry Angela Nicotra. Per tutti e tre i candidati la soglia dei 571 voti è rimasta irraggiungibile e per i due “irrinunciabili” Barbera e Sisto il traguardo si è allontanato rispetto all’ultima votazione.
La precedente fumata nera, quella di martedì aveva avuto come conseguenza di escludere dalla terna imposta dalla spartizione Pd-FI-Ap il nome del presidente dell’Antitrust Pitruzzella, visto che il candidato proposto da Scelta Civica già attivo collaboratore di Totò Cuffaro e coinvolto in un’inchiesta a Catania per corruzione in atti giudiziari aveva deciso saggiamente di ritirarsi.
Gli “allarmi” dei presidenti di Camera e Senato si susseguono con tanto di “minaccia” da parte di Grasso di proseguire ad oltranza fino a Natale ma anche dopo l’ennesimo stallo e la ritirata di Pitruzzella il Pd e FI hanno continuato a blindare i rispettivi candidati Barbera e Sisto come “unici” e con destini inseparabili.
Giustamente molti commentatori ed analisti ci ricordano che quello a cui stiamo assistendo avviene nel Parlamento che oltre ad essere il prodotto della legge elettorale bocciata dalla Consulta, “vanta” anche ben 317 cambi di gruppo parlamentare o semplicemente, molto spesso, di casacca. E nel bollare come “vergognoso” lo stallo si additano come cause il voto segreto, i franchi tiratori, “l’anarchia parlamentare”.
Ma insieme e prima ancora di queste concause la responsabilità della paralisi annunciata che si ripete ogni volta in modo più eclatante credo che vada ricercata nella protervia e nell’arroganza di Pd e FI, o per meglio dire, dei loro rispettivi proprietari: Renzi e Berlusconi.
Il primo ha come priorità assoluta quella di inserire tra i guardiani della costituzionalità tre amici dell’Italicum e delle riforme costituzionali: in questa prospettiva la terna Barbera-Sisto-Pitruzzella era perfetta ed il professor Barbera, costituzionalista incluso tra i saggi di Letta e interessato alle sorti universitarie di Pizzetti-junior, un nome ideale. Quanto a Berlusconi ha come sempre l’esigenza di avere un avvocato difensore in servizio permanente effettivo alla Consulta, requisito che fa di Francesco Paolo Sisto un candidato assolutamente insostituibile.
Se il Pd, come ha già fatto in precedenza continua a rimanere indissolubilmente avvinto a FI e non vuole trovare alternative alla coppia Barbera-Sisto l’esito non sarà diverso da quello a cui andarono incontro Luciano Violante e Donato Bruno poco più di un anno fa.
Per sbloccare una situazione insostenibile che contribuisce a delegittimare ulteriormente le istituzioni nella comprensibile disaffezione di un’opinione pubblica allarmata ed assillata da ben altre emergenze basterebbe poco.
Il M5S che, piaccia o non piaccia è numericamente la seconda forza in Parlamento, ha ribadito alla vigilia del voto la disponibilità ad aprire un tavolo di discussione su una nuova terna che non includa Francesco Paolo Sisto, ovvero “lo scudo umano di B.”. E’ una proposta irragionevole o irricevibile?
Se poi “il problema insuperabile” per Renzi e alleati di governo e di “opposizione” è quello di non avere alla Consulta un nome indicato dal M5S perché in odore di indipendenza e di estraneità dai partiti allora è il paese ad avere un problema molto serio.