Dentro in Rai, nell’era B., ho visto cose che voi umani…, mai avrei pensato che in quella di Renzi Luigi Bisignani potesse diventare opinionista sul servizio pubblico: Virus di Nicola Porro su Rai2.
Finalmente Pier Paolo Pasolini è stato ricordato come merita. L’ultima intervista in tv gli fu fatta da Enzo Biagi per Terza B: facciamo l’appello, mandata in onda solo il giorno dopo l’assassinio. Si trattò di censura ma nulla si poté fare per impedirla, i vertici di allora applicarono un provvedimento che stabiliva che non poteva apparire chi era soggetto a un’azione giudiziaria. Pasolini, da direttore di Lotta continua, era stato denunciato per “istigazione alla disobbedienza” e “propaganda antinazionale”.
Tutto questo non esiste più. La censura è diventata soprattutto autocensura e la burocrazia, eccessiva, la sta aiutando. Ai talk in crisi tutto è concesso pur di fare ascolto. In tv paga il populismo caciarone più che il contenuto, Quinta Colonna su Rete 4, e non solo, lo dimostra: anche un pregiudicato può diventare opinionista senza che si urli allo scandalo.
Bisignani, l’uomo che sussurrava ai potenti, a Virus parla dei presidenti del Consiglio e della Repubblica, del bene e del male contenuto nella legge di Stabilità. Chi meglio di lui conosce certi fatti? Lui è quello cui l’ex dg Rai Mauro Masi chiedeva consiglio su come cacciare Santoro, è quello della P2, condannato in Cassazione a due anni e sei mesi nel processo Enimont. Bisignani, anche a torto, è sempre tirato in ballo negli scandali legati al potere.
In questi giorni il suo nome è stato fatto da monsignor Balda, imputato nel processo Vatileaks II, come consigliere dell’altra presunta gola profonda: Immacolata Chaouqui. È importante che in Rai si sia tornato a parlare del ruolo del servizio pubblico. Il nuovo vertice dovrebbe passare ai fatti. Bisignani opinionista potrebbe essere l’occasione.
Il Fatto Quotidiano, 3 dicembre 2015