Si tratta dell'assegnazione di 63.700 posti, l’unica occasione di assunzione per gli insegnanti esclusi dal piano straordinario della riforma ( circa 200mila). Il ritardo motivato dalla revisione delle classi di concorso. Difficile fare una stima precisa sui tempi, che vanno dai 10 giorni alle tre settimane
Il primo dicembre era il giorno indicato come termine ultimo dalla Legge 107 (la famosa “Buona scuola”). Il ministro Stefania Giannini aveva spostato la data di un giorno, al 2 dicembre. Invece l’attesissimo bando del concorso scuola non arriverà né oggi, né questa settimana. E forse nemmeno la prossima, dipenderà da una serie di circostanze. I tempi si allungano e a questo punto neppure il Ministero sa di preciso quanto. Colpa della revisione delle classi di concorso: servono per definire i termini del bando, ma la loro riforma si è rivelata molto più complessa del previsto. Così i precari che avevano segnato la data in rosso sul calendario devono aspettare.
L’attesa è per il Concorsone 2016 da 63.700 posti, riservato agli abilitati, l’unica occasione di assunzione per gli insegnanti precari esclusi dal piano straordinario della riforma (sono circa 200mila). Anche in sua funzione il Miur ha avviato la revisione delle classi di concorso, il numero e delle tipologie delle materie di insegnamento con relativi requisiti di accesso. Un provvedimento di cui si parla da anni, visto che l’ultimo schema risale addirittura al 1989. Tutti d’accordo ad aggiornarlo. Peccato che il lavoro fatto non sia stato proprio impeccabile. L’iter di revisione, infatti, ha ricevuto più di uno stop. Prima dal Consiglio di Stato, che ha chiesto approfondimenti sui criteri seguiti. Poi in Commissione Cultura: dalla maggioranza è arrivato un parere favorevole ma con una lunga lista di condizioni, ancora da recepire.
Le imprecisioni e incongruenze riguardano gli accorpamenti di alcune classi, e soprattutto i titoli di accesso e i crediti riconosciuti. La deputata Pd Maria Grazia Rocchi, relatrice del provvedimento in Commissione alla Camera, continua a parlare di criteri generali: “È un lavoro molto complesso, ci sarebbe piaciuto affrontarlo con più calma, per impostare le nuove classi su una metodologia pedagogica moderna”. Ma non c’è più tempo per dibattere di principi ispiratori. “Ci rendiamo conto che c’è una contingenza, quella del concorso, che ha condizionato tempi e modi di lavoro. Dovevamo innanzitutto tutelare le abilitazioni esistenti e i diritti acquisiti, non era facile. In ogni caso ci sono ancora diverse migliorie da fare: il governo ha promesso di recepire tutte le condizioni indicate”.
Già, ma intanto nonostante le rassicurazioni della Giannini i termini indicati dalla Legge sono scaduti e il bando ancora non arriva. Sul suo contenuto non dovrebbero esserci sorprese: niente prova preselettiva per la secondaria e niente quiz nozionistici, come aveva anticipato ilfattoquotidiano.it già lo scorso luglio, e per la prima volta un esame a parte per il sostegno.
Il bando è praticamente pronto ma al Miur hanno deciso di aspettare le nuove classi di concorso: farlo senza ripartizione dei posti non avrebbe avuto senso. Ci sono una serie di passaggi obbligati da rispettare: in settimana ci sarà un incontro fra i tecnici del Miur e i relatori delle Commissioni, per stabilire una priorità degli interventi. Poi bisognerà concludere il perfezionamento del testo, che dovrà essere approvato dal Consiglio dei Ministri. Difficile fare una stima precisa: dal Ministero parlano di una decina di giorni; dal Pd “anche di 2-3 settimane: ci sono delle scadenze ma non possiamo accettare tutto. E poi dipende da quando sarà il primo CdM utile”.
In ogni caso – assicurano da viale Trastevere – nessuna ripercussione sullo svolgimento del concorso: prime prove in primavera, graduatorie in tempo per effettuare le immissioni a settembre. La buona notizia è che quando il bando uscirà sarà completo di tutto: tabelle di punteggio e valutazione dei titoli, oltre alla ripartizione dei posti per le nuove, discusse classi di concorso. Ma i prof di tutto il Paese devono ancora aspettare. Del resto, i precari della scuola sono abituati a farlo.
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