Televisione

South Park, è il rapper Marracash il testimonial italiano del popolare show satirico: “Sono da sempre fan”

“South Park fa un tipo di satira piuttosto forte e talvolta indigesta alla quale in Italia purtroppo non siamo abituati e con difficoltà ci abitueremo perché ti mette sempre in una posizione scomoda, dove sei costretto a ripensare costantemente alle tue certezze”, ha detto Marrachash a proposito della serie

di Giuseppe Pagano

“Sono ufficialmente il testimonial italiano di South Park, il mio show satirico preferito in assoluto!”. È così che Marracash ha annunciato, direttamente su Instagram, la sua partecipazione speciale alla serie cult firmata da Matt Stone e Trey Parker. Dopo Frank Matano, ora toccherà proprio al rapper milanese prestare la sua voce per l’ultima puntata della 19esima stagione di South Park. Nell’inedita veste di doppiatore, l’MC della Barona prenderà parte ai dissacranti dialoghi di Cartman, Stan, Kyle, Eric, Kenny e tutti gli altri abitanti della surreale cittadina tra le Montagne Rocciose del Colorado, e non solo. Marracash si cimenterà, infatti, anche nella conduzione di un vero e proprio speciale sulla serie animata con la sua personalissima Top 3, all’interno di un appuntamento di 90 minuti che andrà in onda venerdì 18 dicembre a partire dalle 22.00 su Comedy Central (SKY 124).

Scegliere il rapper come guest star italiana della popolare serie che ha costruito la propria fama smantellando con sarcasmo ogni tema caldo della società americana, non deriva solo dall’attitudine dell’artista ad usare lo stesso linguaggio tagliente dei personaggi di South Park, ma anche dal fatto che Marracash è un vero appassionato del cartone. “Sono davvero felice che Comedy Central abbia pensato a me per associare un nome italiano a South Park uno dei pochi show televisivi che apprezzo e di cui sono da sempre fan – ha raccontato Marracash – Non vedo l’ora di mettermi alla prova per utilizzare la mia voce davanti al microfono, per una volta non come rapper ma come doppiatore”.

La serie, nata nel 1997, non vanta solo tantissimi premi vinti, tra cui 13 nomination agli Emmy Awards – di cui 4 vinti – ma anche un seguito impressionante negli States, che ha dato vita a spettacoli teatrali e pubblicazioni di ogni tipo. Per quanto sia il cartone più sboccato e provocatorio mai realizzato, miete successo per la sua capacità di minare i luoghi comuni e le contraddizioni religiose, politiche e sessuali usando elementi di verità. Come ha dichiarato lo stesso Marracash: “South Park fa un tipo di satira piuttosto forte e talvolta indigesta alla quale in Italia purtroppo non siamo abituati e con difficoltà ci abitueremo perché ti mette sempre in una posizione scomoda, dove sei costretto a ripensare costantemente alle tue certezze”.

L’attesa di sentire la voce di Marracash si somma a quella di conoscere le sorti del terribile preside P.C. (Politicamente Corretto) che ha fatto il suo ingresso nella scuola elementare di South Park all’inizio dell’ultima stagione. Tra ondate d’immigrati canadesi, speculazioni edilizie in città, recensori zelanti di Yelp, presunte relazioni omosessuali da smentire a tutti i costi e ragazzi ninja scambiati per terroristi dell’ISIS, l’ottima 19esima stagione della serie animata si avvia verso la sua conclufresi brevicsione.

Ma la saga di Stan, Eric, Kyle e Kenny avrà ancora lunga vita. Infatti Trey Parker e Matt Stone, creatori di South Park, avevano annunciato già l’estate scorsa che lo show televisivo sarebbe stato rinnovato per altre tre stagioni di 10 episodi ciascuno. Considerando l’attenzione che il cartone pone verso l’attualità americana, sicuramente non mancheranno altri colpi di scena, ingressi di nuovi personaggi e nuove battute memorabili. E chissà se ci sarà anche un bis di “South Park: Bigger, Longer & Uncut”, il lungometraggio che si è portato a casa una nomination agli Oscar per la canzone “Blame Canada”, e rimane tutt’oggi il film con più densità di parolacce che la storia del cinema ricordi.

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